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L’ora del tè

Quando ero bambino, negli anni settanta, molto spesso attendevo con impazienza la visita pomeridiana che la mia nonna materna organizzava con i vicini od i parenti più stretti; attendevo quindi l'ora del tè.

Tutto si svolgeva secondo canoni e tempi, scanditi da una “magia” che iniziava con il preparare i biscotti e farli raffreddare, disporre il luogo del ricevimento, organizzare il tempo.

Noi bambini, perché per noi bambini al tempo era una gioia partecipare all'evento dei grandi, ascoltavamo incuriositi le storie che venivano citate e che riportavano sovente tempi andati, mangiando con gran festa i biscotti della nonna che ad ogni morso lasciavano nell'aria il suo profumo, e ad ogni sorso di tè era un sorriso.

Tutto nella sua semplicità era perfetto, tutto equilibrato, mai una discussione accesa, mai una “bocca storta”, le nostre nonne erano i guardiani dei nostri pomeriggi,erano i guardiani delle nostre emozioni, erano i guardiani del nostro equilibrio.

Esisteva da parte di tutti, nonne, parenti, bambini, amici, una partecipazione tale che inevitabilmente sfociava in meditazione, ogni argomento aveva in sé qualche secondo di silenzio che faceva “scrivere” nel proprio pensiero una propria emozione da custodire fino al prossimo incontro, e che serviva per riaprire alcuni ricordi che magari in quel momento dovevano rimanere celati.

Esisteva il pudore, il buonsenso, la logica di una vita che al tempo scorreva con i ritmi tali da darti la possibilità di respirare ciò che stavi vivendo,

Esisteva una rinuncia naturale all'individualità, esisteva una partecipazione, esisteva la comunione del momento, esisteva nei rapporti, quella purezza che non vedo più.

Sarà il tempo che corre veloce, sarà la società che vive al tempo del web. Sarà che oggi il mondo che ci circonda, ci avvolge contemporaneamente, troppo, e nella sua globalità. Sarà che non siamo pronti e la nostalgia dei tempi andati di bambino ci rattrista,

Oggi “combattiamo” con leggi e balzelli che se, applicati alla lettera, annullano la famiglia; viviamo costantemente “rincorsi” da tasse e sovrattasse scaturite da un'Unione Europea zoppa, dove l'equilibrio non è al centro, dove il valore dei territori non è tale, ma è forzato da un rientro che affossa le necessità delle famiglie e degli stessi territori europei, dove chi comanda sembra essere sempre uno ed uno soltanto.

Tentando dialoghi “trasversali” si arriva molto spesso ad accordi che scontentano tutti e che servono soltanto a “tirare a campare” ed a “navigare a vista”, ciò che dovrebbe essere coinvolgimento e democrazia spesso si “spende” in “compromessi” che annullano ciò che è alla base della democrazia, il dialogo, appunto, che scontentando tutti invalida il suo significato.

Dobbiamo riuscire a riscoprire i nostri valori, dobbiamo riuscire ad avere un confronto basato sulla realtà e sulla verità certa e non presunta, dobbiamo guardare il nostro prossimo negli occhi e dobbiamo avere “criticità ed obiettività” per far sì che si arrivi a soluzioni logiche per una vivibilità decorosa, armoniosa, stabile.

Chissà, forse dovremmo riscoprire l'ora del tè.

 

Foto: Kanko/Flickr

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