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L’inutile liturgia elettorale italiana

 

Credete che la galassia di cittadini, composta da giovani e meno giovani, che nel 2013 votò per il Movimento 5 stelle, accreditandolo di un consenso percentuale del 25%, per dispetto e per reazione alle contraddizioni, alle malefatte, ai privilegi delle classi dirigenti, possa tornare a votare per lo stesso partito?

 Non credo. Perché svanito l’entusiasmo dei primi tempi per la novità, la realtà ha progressivamente e naturalmente evidenziato che il governare è ben diverso dalle chiacchiere elettorali, che i limiti dei rappresentanti del movimento erano e sono sotto gli occhi di tutti, ovunque abbiano governato.

Così pure il Partito Democratico, guidato da Pierluigi Bersani, dato per sicuro vincitore delle elezioni 2013, non andò oltre un risicato 25%. Il risultato deludente lanciò la candidatura di Renzi, che assunta la guida del partito, rottamò la vecchia nomenclatura, e spinto dall’entusiasmo della gioventù e dalla volontà di ammodernare le istituzioni e rilanciare la crescita economica, riuscì a conseguire il 40% dei suffragi alle elezioni europee.

Quel che è successo dopo, tutti sanno. Una discesa rapida e non sappiamo quanto rovinosa verso le percentuali di consenso precedenti. Lo diranno le prossime elezioni politiche, ormai vicine.

Né di meglio possono sperare il vecchio Berlusconi, la Lega, i partitini di destra, di centro e di sinistra.

Tutte formazioni, che di volta in volta hanno governato in coalizioni di centro-destra o centro- sinistra, ed hanno già dato abbondanti testimonianze della loro incapacità di risolvere i problemi del paese o di mantenere almeno qualche promessa fatta.

Dopo 25 anni di una fallimentare politica economica e sociale, ancora illudono i cittadini con promesse sempre più incredibili e impossibili, stranamente convinti che gl’italiani siano disposti a seguirli.

Illusi! Non si rendono conto di come siano cresciute l’astensione e la disaffezione per la vita politica e pubblica in generale.

Credono, Lorsignori, di poter riconquistare schiere di astenuti, dimostrando scarso senso della realtà, considerati i risultati delle ultime elezioni siciliane e della città di Ostia.

Ora proprio qui sta il punto cruciale della prossima campagna elettorale.

La grande area elettorale che non approva i risultati delle politiche degli ultimi due decenni, che pensa che il paese abbia bisogno di un profondissimo rinnovamento delle proprie istituzioni, che non ne può più di una classe politica mai chiamata a rispondere davvero di nulla, di figure di comando sempre al loro posto per decenni a dispetto di ogni risultato fallimentare, è propensa a votare per una delle formazioni che si presenteranno alle elezioni?

Insomma cittadini che aspettano da tempo immemorabile politiche più incisive dell’occupazione, e di contrasto di ogni forma di disagio sociale , che non ne possono più di opere pubbliche non finite e di rovine di terremoto non rimosse, credete che possano credibilmente accogliere l’invito a votare per l’uno o per l’altro?

Dubito. Avremo un’altra testimonianza dell’inutilità della stanca liturgia elettorale italiana.

 

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