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L’intervista impossibile: la Marchesa Juliette Falletti Colbert

La marchesa Giulia Falletti di Barolo (1785 - 1864) ha una storia legata alla città di Torino, alle Langhe e a uno dei suoi prodotti principe, il Barolo. 

Era una mattina di agosto, come tante altre. La sera prima aveva piovuto forte; la temperatura era frizzantina quella mattina e, affacciandomi al balcone di casa, ero intento ad ammirare il panorama. Il cielo era azzurro.

Vi era qualche sbuffo di nuvola qua e là: potevo scorgere il Monviso, alto bello slanciato, a fare guardia ai suoi figli; a nord potevo scorgere sua maestà il Montebianco... che belle visioni quella mattina, era come essere ai piedi di quei monti. Ma oltre ai monti, potevo vedere palazzi storici di Torino, da Palazzo Madama, alla Mole Antonelliana, carichi di fascino e storia.

Quella mattina ebbi un sussulto nel cuore. Volevo fare un giro alla scoperta dei palazzi storici e mi diressi verso il centro ad incontrare palazzo Carignano (Palas Carignan), edificio barocco dell'architetto Guarino Guarini, risalente al 1679. Da lì andai ad incontrare un bellissimo palazzo: Palazzo Barolo, anche detto Palazzo Falletti di Barolo, anno di nascita: fine del Seicento, dell'architetto Gian Francesco Baroncelli.

 Ero lì intento ad ammirare il Palazzo, quando all'improvviso vidi uscire dal portone del palazzo una signora molto elegante ed ebbi un sussulto: era la marchesa Colbert, mi feci coraggio per salutarla e, perché no, farle qualche domanda. Lei mi guardo stupita dalla mia intraprendenza, nel cercare di attaccare bottone a tutti costi, e accettò di buon grado di rispondere alle mie domande. Il protocollo del bon ton vuole che non si chieda mai l'età ad una signora, ma in questo caso è giusto sapere la sua età o, meglio, la sua data di nascita (il 27 giugno 1786). E qui incomincia l'intervista della marchesa e di suo marito, due persone straordinarie, che vivono ancora oggi grazie alla fondazione "Opera Pia di Barolo".

Marchesa Giulietta Vittorina Colbert De Monlevrier, per quale motivo si è dedicata, anima e corpo, assieme a suo marito ad aiutare i più bisognosi?

Io devo dedicarmi a tous les misérables. Io devo scontare i secolari privilegi degli avi, devo pareggiare l'implacabile conto che ciascuno di loro ha con la propria coscienza! Sa, venendo da una famiglia cattolicissima e non avendo potuto avere figli, io e mon mari ci siamo impegnati ad aiutare il prossimo, specialmente le donne (ragazze madri e carcerate) facendo riparare ospizi, chiese e scuole.

Cavour scrisse di suo marito che mai uomo fu più rimpianto da tutte le classi della popolazione quanto il marchese Tancredi, perché egli era stato il più caritatevole cittadino di Torino e la sua fortuna e il suo tempo aveva sempre impiegato a servizio dei pauvres. Cosa ne pensa di questa bellissima affermazione a riguardo di suo marito?

Sono molto fiera di mio marito. La sua opera per aiutare i poveri continuerà attraverso me, impegnandomi ogni giorno della mia vita.

Marchesa, posso farle una domanda che chissà quante volte le hanno posto?

Bien sûr, dica!

Molti associano il suo nome ad un vino, il Barolo. Perché?

Si certo, deve sapere che mon mari è di Barolo che, come tutti sanno, si trova nelle Langhe, dove si produce un grande vino con il vitigno nebbiolo e con l'aggiunta del vitigno Neirani; abbiamo cercato di produrre un grande vino anche con l'aiuto del Conte Camillo Benso di Cavour e dell'enogolo Oudart. Deve sapere che nelle Langhe il Nebiolum è un vino abboccato, dolce, non adatto a lunghi viaggi e per questo motivo abbiamo cercato di fare qualcosa di diverso, che potesse durare nel tempo, anche perché - come lei ben - sa, Cavour odia questo tipo di vino.

Si narra che lei fece un dono a re Carlo Alberto: in che cosa consisteva questo dono?

Oui monsieur, il re mi rimproverò di non avergli mai fatto assaggiare il mio vino e feci in modo di riparare questo danno nei confronti del re. Feci partire 300 carri trainati da buoi con sopra delle botti di vino in omaggio al re.

Qualcuno l'ha definita "diable": perché?

Secondo alcuni, ho un tocco artistique, mi diverto a ritrarre personaggi, oppure ospiti della mia casa, con la matita: mi diverte assai.

È vero che lei, dopo la sua morte, lascerà tutti i suoi averi, c'è chi dice l'immensa fortuna di denari e opere d'arti, all'opera Pia di Barolo?

Mais oui, bien sûr; deve sapere che nel 1835 il colera ha mietuto numerose vittime e lasciato sul lastrico tanti orfanelli. Ebbi l'idea di istituire l'orfanotrofio delle "Giuliette"e anche la fondazione dell'Ordine delle "Maddalene" che Papa Gregorio XVI approva ed è, quindi, naturale che lasci i miei averi alle persone meno fortunate di me.

di Claudio Toce

 

Foto: Juan Carlos de Martin/Flickr

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