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L’inferno dei mercati stronca l’occidente

I titoli e gli investimenti di famiglie e aziende andati letteralmente in fumo: era questo il devastante bilancio all’apertura delle borse stamane. Con un trend che va avanti ormai da diverse settimane – in particolare in un giovedì nerissimo per i mercati internazionali – le borse mondiali tra ieri e oggi hanno visto bruciare miliardi di dollari.

Tokyo, Shanghai e Seul hanno aperto subito in negativo per il timore che gli Stati Uniti possano ripiombare nella recessione malgrado l’aumento del tetto d’indebitamento, e che la crisi del debito in Europa peggiori ancor più la situazione. Gli indici asiatici hanno perso moltissimi punti percentuali: il Nikkei è scivolato a meno 3,4%, l’Hang seng a -4,1% e il Cospi a -2,8%.

I dati asiatici hanno subìto di riflesso l’andamento dei mercati europei di ieri, tant’è che il Fondo monetario internazionale ha fatto sapere che la Corea del sud dovrà alzare i tassi di interesse per poter far scendere l’inflazione e salvaguardare la ripresa del Paese.

Così è stato: la banca centrale coreana ha gradualmente alzato i tassi di interesse fino al 3,25%. L’inflazione, però, è cresciuta ulteriormente ed ha toccato – per il dato di luglio – il 4,7%.

Anche Piazza Affari stamattina ha aperto in profondo rosso, tanto che dopo appena venti minuti di contrattazione i dieci maggiori titoli sono stati fermati per eccesso di ribasso.

Sotto pressione anche i titoli di Stato: questa mattina, per la prima volta dal maggio del 2010, il rendimento dei Btp decennali italiani ha superato quello degli equivalenti titoli di stato spagnoli: per il mercato, insomma, la Spagna, seppur di poco, è meno rischiosa dell’Italia. Fortunatamente a metà mattinata le cose sono migliorate. Ma a riprova dell’alto rischio italiano percepito dagli operatori, i dati sul differenziale italo-tedesco – il famigerato spread tra Btp e Bund oscilla intorno ai 390 punti dopo aver sfondato quota 400, mentre i Bonos spagnoli viaggiano sui 380 punti. Volano alti anche i titoli sovrani francesi – vicino quota 90 – e belgi – intorno ai 224 punti.

Ad accentuare le fluttuazioni anche le voci di un possibile ed imminente intervento diretto della Banca Centrale europea sulle emissioni di Italia e Spagna.

Come dicevamo in Italia la situazione non è delle migliori, mai così grave da un anno a questa parte. Ieri è stata una giornata pesantissima per tutti: sono crollate le borse internazionali e a Piazza Affari è stato raggiunto il record negativo dal 14 maggio 2010 quando Milano registrò un crollo del 5,26%. Anche Wall Street ha chiuso in forte ribasso con l’indice DowJones che cede il 4,31% perdendo 513 punti: il peggior risultato dall’ottobre 2008. Male anche gli altri indici: il Nasdaq ha chiuso a -5,08%, perdendo 137 punti. Standard & Poor’s, infine, ha chiuso a -4,78%, perdendo 60 punti.

La situazione economica e finanziaria continua ad essere al centro dell’attenzione del mondo politico ed istituzionale. Dopo il crollo di ieri di tutte le borse occidentali, la situazione è diventata sempre più delicata. Piazza Affari, partita male stamattina, sta marginalmente riducendo le perdite ma continua ad avere un andamento oscillante.

Nessuno si augura un altro colpo quasi mortale come quello di ieri, in cui, anche se incoraggiata dai provvedimenti della BCE, aveva poi finito per cedere di schianto.

Gli investitori sono completamente all’oscuro sul futuro, tanto che il bene rifugio per eccellenza – l’oro – è salito a livelli altissimi: ieri ha toccato la quota record di 1.681dollari, e stamani era appena sotto.

Dopo il black out di ieri per un guasto agli indici che ha coinvolto anche altre Borse europee, oggi Milano è stata protagonista di una scarica di sospensioni, eccessi di ribasso, rialzi e cadute improvvise: segno delle irrequietezze dei mercati, ma anche delle speculazioni in atto.

Ben diversa la situazione dei nostri titoli di Stato. Ieri lo spread si era chiuso al record di 390 punti, stamattina ha toccato addirittura i 420 punti e ad un certo momento erano sotto di soli due punti dai titoli spagnoli: 414 a 412. Poi i Btb hanno preso il sopravvento arrivando a quota 419.

Il segnale è molto scoraggiante perché il dato indica l’insolvenza italiana nei confronti di quella spagnola: superando la soglia del 7% nel rendimento, infatti, il rischio è di non poter più pagare gli interessi e, quindi, non poter rifinanziare l’emissione di altri titoli.

La Bce, per aiutare i Paese i più esposti, ieri ha acquistando titoli portoghesi e irlandesi con l’intenzione, se necessario, di poter acquistare anche titoli italiani e spagnoli a patto che i due Paesi facciano prima gli sforzi necessari per riuscire a tirarsi su da sole.

In questo momento gli unici che possono intervenire sono i politici europei. Sono già programmate consultazioni sull’economia europea in cui vedranno coinvolti la Merkel, Sarkozy e Zapatero, mentre il Commissario europeo per gli Affari economici e monetari, Olli Rehn, terrà una conferenza stampa a Bruxelles a breve.

In Italia, intanto, il Parlamento è in ferie.

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