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L’etica ambientalista e l’egemonia ordoliberista

Rovistando tra i miei libri mi è capitato tra le mani il saggio di Paul Mason dal titolo “Postcapitalismo”. Sfogliandolo l’ho in parte riletto, in particolare il richiamo che fa all’economista russo Kondrat’ev e alla sua teoria delle onde o più semplicemente dei cicli economici, teoria che costò a Kondrat’ev la vita perché condannato a morte per tradimento dal regime stalinista. 

Per l’economia del discorso che mi appresto a sviluppare quanto ipotizzato da Mason e dal suo richiamo a Kondrat’ev mi spinge a pensare che all’orizzonte si stia prospettando una nuova fuoriuscita dalla crisi di sistema che vedrà ancora una volta il capitalismo uscirne vincente. Con questo non sto affermando che il capitalismo non possa essere in qualche modo superato. Il superamento del capitalismo è ciò che auspica Mason nel suo saggio riconoscendo a Marx l’aver teorizzato per primo una tale ipotesi. Il superamento del capitalismo non è un fatto ineluttabile, è solo una possibilità che dipende dall’interazione dei soggetti sociali.

Detto questo arrivo al punto del mio ragionamento. Premetto che non è mia intenzione negare la crisi ecologica, criticità che va affrontata e risolta immaginando un diverso sistema sociale ed economico. Negli ultimi mesi abbiamo assistito al riemergere in modo forte della questione ambientale attraverso una costruzione mediatica che ha trovato in Greta Thumberg la testimonial. La questione ambientale è diventata centrale nel dibattito politico dimenticando che essere a favore dell’ambiente non equivale ad essere automaticamente a favore di politiche di giustizia sociale, di eguaglianza e di maggiore democrazia.

E’ il discorso di apertura della candidata alla seduta plenaria del Parlamento europeo, von der Leyen che dà il senso dell’ambientalismo come strumento ideologico del dominio di classe. Per capirlo bisogna soffermarsi su alcuni passaggi. "La nostra sfida più pressante è la salute del pianeta. È la responsabilità più grande e l’opportunità maggiore dei nostri tempi. Voglio che l’Europa diventi il primo continente a impatto climatico zero del mondo entro il 2050. Per riuscirci, dobbiamo prendere, insieme, misure coraggiose. Per ridurre le emissioni, tutti i settori dovranno contribuire e tutti noi dovremo fare la nostra parte. Alle emissioni deve corrispondere un prezzo in grado di cambiare i nostri comportamenti. (…) Proporrò la prima vera e propria «legge europea» sul clima, che tradurrà l’obiettivo del 2050 in disposizioni giuridicamente vincolanti. Tale maggiore ambizione richiederà investimenti più consistenti. I fondi pubblici non basteranno. Proporrò un piano di investimenti per un’Europa sostenibile e trasformerò una parte della Banca europea per gli investimenti in una banca climatica europea. Ciò permetterà di sbloccare mille miliardi di euro di investimenti nel prossimo decennio - Continua - E dobbiamo anche operare nell’ambito del patto di stabilità e crescita. Laddove sono necessari investimenti e riforme, dobbiamo fare in modo che possano essere realizzati. Dovremmo avvalerci di tutta la flessibilità consentita dalle regole.(…) Nella nostra economia sociale di mercato dobbiamo conciliare il mercato con la dimensione sociale". In un passaggio precedente ha dichiarato: "Noi sosteniamo il multilateralismo, il commercio equo, difendiamo l’ordine basato sulle regole,(…)".

Le Sinistre che negli anni passati hanno aderito acriticamente all’ideologia neoliberale, nello specifico UE, all’ordoliberalismo tedesco non possono che condividere una tale impostazione. Per tornare a Kontrat’ev e alla sua teoria delle onde ancora una volta il capitalismo si appresta ad utilizzare le contraddizioni che esso stesso ha prodotto per risorgere come un’araba fenice dalle sue ceneri. Il capitalismo ha distrutto il pianeta per creare occasioni di nuovi investimenti. La von der Leyen parla di sbloccare 1000 miliardi di euro di investimenti privati facendo leva sulla BEI; sostiene questo sottolineando come le risorse pubbliche siano insufficienti e come l’insufficienza dipenda essenzialmente dalla necessità di dover rispettare il patto di stabilità e crescita. Tutti coloro che pensano a politiche keynesiane di investimenti per la riconversione ecologica del sistema economico si mettessero l’anima in pace. La von der Leyen ha detto che “non è aria”.

L’ideologia che sottende le politiche economiche dei prossimi decenni non prescinde dalla regolamentazione del mercato per evitare che si avviti su stesso e dalla creazione di condizioni favorevoli al mercato perché si possano realizzare investimenti. Ciò che si prospetta all’orizzonte è che la soluzione alla crisi del capitalismo finanziario, rappresentata dal fallimento della Banca Lehman&Brothers, si appresta a darla ancora una volta il capitalismo. Il sistema economico, sociale e politico che delinea la von der Leyen è per molti versi accattivante al punto di essere subdola perché si colloca nel vuoto lasciato da una sinistra incapace di offrire alternative. Parafrasando il grande sociologo Max Weber mi viene da pensare che, dato il contesto attuale, possiamo dire che l’etica ambientalista è il nuovo spirito del capitalismo. 

La von der Leyen in un passo del suo discorso dichiara "Molto dovrà cambiare. Tutti i settori dovranno contribuire, dai trasporti aerei ai trasporti marittimi, e tutti noi dovremo fare la nostra parte adeguando il nostro modo di viaggiare e di vivere. Alle emissioni deve corrispondere un prezzo in grado di cambiare i nostri comportamenti". Appunto cambiare i nostri comportamenti. Dietro questa affermazione si nasconde la difesa degli interessi di classe finalizzata alla salvaguardia dello status e della gerarchia sociale. Il prezzo del bene o servizio condizionerà i nostri comportamenti il che sta a significare che la privatizzazione dei beni comuni ad esempio l’acqua ne condizionerà il consumo rispetto al prezzo che ciascuno di noi potrà pagare.

La riduzione del livello di inquinamento dipenderà dal prezzo del diritto ad inquinare da parte di ciascuno di noi. Diritti legati al prezzo del mercato, moderazione salariale, riduzione dei consumi, rappresentano l’etica ambientalista. Questa nuova etica rappresenta lo strumento principale attraverso il quale il capitalismo si appresta a guidare l’uscita dalla crisi che esso stesso ha provocato. L’uscita dalla crisi avvierà una nuova fase di sviluppo che consentirà la realizzazione di profitti. Questa nuovo ciclo non avrà nulla a che vedere con le istanze di uguaglianza sociale che vengono da fasce sempre più larghe di esclusi. Questi esclusi verranno stigmatizzati e marginalizzati sempre di più. Sul loro petto appunteranno una nuova “Lettera scarlatta”.

Cambiamento nei stili di vita significa cibi macro biotici, a chilometro zero, prevenzione sanitaria, attività fisica, tempo libero, disponibilità di risorse finanziarie; significa in un solo termine status sociale legato al prezzo che ciascuno potrà pagare sul mercato. Conversione ecologica dell’economia significa anche ad esempio recupero del patrimonio abitativo della aree metropolitane interessate a processi di deindustrializzazione, significa recupero del patrimonio urbano delle piccole cittadine di provincia escluse dai processi di globalizzazione. In conclusione riconversione ecologica dell’economia senza una politica di reale uguaglianza sociale e di crescita della Democrazia: è solo il capitalismo che si appresta a guidare di nuovo la fuori uscita dalla crisi con tutti i suoi carichi di sfruttamento e diseguaglianza crescente.

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