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L’estate francese del 1792

Il 10 agosto 1792, in piena Rivoluzione francese, è il giorno dell’assalto delle fazioni più radicali del movimento rivoluzionario al Re di Francia Luigi XVI. Dopo le giornate di ottobre del 1789 il Re con la sua famiglia era stato costretto a trasferirsi da Versailles a Parigi, presso il Palazzo delle Tuileries. Se quella marcia del popolo ufficialmente rappresentava la richiesta dei parigini affinché con il ritorno del Re sarebbe cessata la carestia, il 10 agosto, invece rappresenta l’assalto alla regalità per rovesciare definitivamente la monarchia a favore della Repubblica. 

 

Già nel mese di giugno le sezioni parigine avevano deciso di presentarsi all’Assemblea per protestare e premere sui deputati cittadini per le sconfitte militari e la soppressione del “diritto di veto” del Re. Questi in precedenza aveva opposto il veto a due decreti: il primo riguardante il licenziamento dei sacerdoti refrattari e la loro deportazione, il secondo concerneva la costituzione di un campo di ventimila federati. Mentre Luigi XVI aveva ratificato il licenziamento della guardia costituzionale concessagli qualche mese prima.

Davanti ad una Assemblea impaurita e inerte, l’assembramento si dirigeva alle Tuileries per minacciare il Re. 

Intanto il deputato Thuriot dichiarava che “Il Re non può essere in pericolo, è circondato dal popolo”, e di rimando gli rispondeva Beugnot: “Non è il popolo, sono briganti”. 

Inoltre in quei giorni la dimostrazione di forza “popolare” era organizzata dalla municipalità pronta a trasformarsi in Comune insurrezionale. Luigi XVI rivolgendosi, giorni dopo, al sindaco di Parigi Petion, assai compromesso con i rivoltosi, gli indirizzerà un manifesto di grande dignità: “Non senza dolore i francesi verranno a sapere che una moltitudine , fuorviata da pochi facinorosi, è venuta a mano armata nella dimora del Re … Alle minacce e agli insulti, egli non ha opposto che la sua coscienza e il suo amore per il pubblico bene… Se coloro che intendono rovesciare la monarchia hanno bisogno di un ulteriore delitto, possono commetterlo…”

Ma la partita era rinviata, le voci di una controrivoluzione e il manifesto d luglio del Duca di Brunswick danno “fuoco alla polveri” per l’assalto finale. Gli assembramenti, già a partire del 9 agosto, si dirigono verso il Castello e il Re è costretto a rifugiarsi all’Assemblea.

Luigi XVI entrando in aula dice: “Sono venuto qui per evitare un gran delitto e penso che in nessun posto potrei essere più al sicuro che in mezzo a voi”. E il presidente risponde: “Voi potete, Sire, fare assegnamento sulla fermezza dell’Assemblea nazionale”.

 Una fermezza che vedrà la sospensione del Re e la accuse mossegli di aver voluto un massacro quando invece, proprio in Assemblea, aveva vergato un ordine diretto alle guardie svizzere affinchè cessassero i combattimenti. Combattimenti che erano iniziati dopo la dipartita della famiglia reale.

Salvatore Falzone

Foto: Wikipedia/PD

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