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 Home page > Tribuna Libera > L’avvocato del diavolo

L’avvocato del diavolo

Ho sentito il timore nella voce di Conte che – piaccia o no – non ha avuto fortuna nel suo arrischiato ruolo di Presidente del Consiglio di due consecutivi governi diventati poi l’uno il tragicomico nemico dell’altro. In tutta onestà non so se avrebbe accettato il secondo incarico se avesse potuto sapere cosa ci aspettava.


Nessuno di noi oggi può dire in coscienza che non gli sarebbero tremati i polsi di fronte alla situazione che s’è trovato a gestire.
Ci sono paragoni impossibili da tentare, tuttavia non bestemmio se dico che stiamo vivendo uno dei momenti più difficili della storia della Repubblica. Forse il peggiore. Al punto in cui siamo, se davanti alla storia si potesse già fare un bilancio, l’avvocato del diavolo non avrebbe un compito impossibile nemmeno di fronte alle accuse più pesanti.
Si prenda per esempio il tracollo del Servizio Sanitario Nazionale. Non sarebbe difficile dimostrare che Conte è un erede più che un responsabile e un Pubblico Ministero preparato otterrebbe tutt’al più di addebitargli la scelta di aver accettato in due momenti consecutivi il sostegno della Lega di Salvini e del PD di Zingaretti, sui quali gravano in gran parte le decisioni politiche che hanno prodotto lo sfascio.

Quanto alla pandemia, ci sono prove fondate che si tratta di un disastro annunciato contro il quale non sono state apprestate difese e si è anzi consentito lo smantellamento delle trincee e una riduzione suicida delle truppe da utilizzare in combattimento. Forse davvero nessuno è stato “lasciato solo”, ma la chiusura delle aziende è stata troppo parziale, alle imprese si è dato molto e alla povera gente poco o quasi niente. L’avvocato del diavolo però obietterebbe che, nel rapporto tra le forze in campo, l’associazione dei padroni ha utilizzato al meglio tutte le sue armi e forse è andata oltre, minacciando nelle segrete stanze il licenziamento di massa; poco o nulla hanno fatto invece i “grandi sindacati” dei lavoratori, che hanno avuto inevitabilmente la peggio e se la sono cavata meglio quando hanno reagito spontaneamente.

E’ vero, siamo giunti inermi al momento più terribile. Mancavamo di tutto, dalle mascherine ai ventilatori e gli scienziati dell’accademia hanno fatto pessima prova. Ma di questo – direbbe l’avvocato del diavolo – chiedete conto al sistema che ha collocato la produzione nei Paesi dove la mano d’opera è ridotta in servitù e nessuno si è ribellato.

Come accade spesso nella vita, la dove sarebbe stato davvero facile puntare il dito senza consentire a Conte e ai suoi di uscirsene senza danni, là purtroppo il dito non si punto a sufficienza e l’attacco finora non si è portato a fondo. Il governo Conte – e questa è forse la sua vera e gravissima colpa, non si è mai fermato sul nesso evidente che c’è tra virus, pandemia e l’ambiente massacrato dall’avidità di un capitalismo vorace, che antepone il profitto al diritto alla salute e alla vita.

Conte ci ha raccontato la pandemia e la morte, ma si è guardato bene dal far cenno alla capacità distruttiva mostrata dal virus nelle regioni più ricche di industrie e più inquinate. Non ne ha parlato perché puntare il dito sul disastro causato da un modo di produzione autodistruttivo significava aprire la discussione politica sulla necessità di elaborare una nuova filosofia del rapporto tra uomo e ambiente, scontrarsi molto duramente coi poteri forti sul tema della sostenibilità del nostro modello di produzione e sui provvedimenti urgenti da prendere non per fermare una tragedia che è già storia, ma per evitare che la storia futura diventi sempre e solo tragedia.

Qui ci sono le responsabilità nuove, quelle che Conte non ha ereditato, Qui sono mancati il coraggio e l’autonomia dal potere economico, ma di questo purtroppo però non si parla quanto sarebbe necessario. Che tacciano le finte opposizioni integrate nel sistema è comprensibile, anche se disumano. Incomprensibile e per molti versi inspiegabile è che contro questa terribile colpa non insorgano unite le opposizioni anticapitaliste, per le quali purtroppo il presente, in buona parte compromesso, sembra contare più del futuro. Un futuro nel quale – ecco il punto cruciale – la presenza del genere umano non è affatto sicura.

Foto di jessica45 da Pixabay 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.121) 29 aprile 2020 23:11

    Chiosa > A inizio marzo il DEBITO non mollava i 2400 miliardi ed il PIL cercava di compensare la caduta di fine anno. Pochi (o nessuno) scommettevano su un consistente rilancio dell’economia.

    Con lo scoppio della pandemia tutto questo, come è ovvio, è finito dietro l’angolo.

    Adesso l’attuale premier da un lato chiede un “gesto d’amore” agli Istituti di credito e dall’altro ribatte ad un’ovvia “puntualizzazione” di una giornalista che, se e quando avrà la responsabilità di governare, “scriverà lei i decreti e assumerà lei le decisioni”.

    Certe giravolte echeggiano lo stile tipico di un Dossier Arroganza

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