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 Home page > Attualità > Economia > L’autunno dei bond a tasso variabile

L’autunno dei bond a tasso variabile

Le obbligazioni a tasso variabile sono un’invenzione recente, ideate da Campbell Harvey per ottimizzare la gestione del costo del debito. Lo stesso inventore di questi strumenti oggi invita il Tesoro americano a ridurre, se non addirittura evitare, l’emissione di questo genere di titoli, considerati:

molto rischiosi in una condizione di tassi molto bassi. La risalita dei tassi comporterebbe un incremento del costo del debito, che richiederebbe maggiore raccolta fiscale per essere affrontato.

Naturalmente in questa categoria di debiti vanno annoverati anche quelli di brevissima scadenza, giacché il loro rinnovo frequente genera ugualmente un costo variabile al loro emittente a seconda dell’andamento dei tassi.

Questo tema è stato oggetto di un approfondimento in un numero di Mese Alieno (era marzo dello scorso anno), nel quale avevamo parlato della forte incidenza dei titoli di breve scadenza nel debito americano, scelti per contenere al minimo il costo di gestione di quel debito. Con una sorta di vaticinio si parlò anche di cosa sarebbe successo in seguito al loro progressivo allungamento.

Oggi, 2 Maggio, il ministero del Tesoro americano comunicherà il calendario delle emissioni per il terzo trimestre; vedremo se questo invito di Campbell Harvey sarà raccolto e se il vaticinio si rivelerà corretto. Bisognerà anche tener conto di un mercato che, sebbene rassicurato dalla Fed sul fatto che i tassi non verranno toccati prima della fine del 2014, continua a richiedere e preferire i titoli brevi.

È evidente come l’interesse dei creditori (investitori) sia contrapposto a quello dei debitori (contribuenti): interpellato sull’argomento l’analista James Bianco ha parlato schietto e chiaro:

I tassi sono a zero e possono solo salire. Emettere titoli brevi o variabili non può essere una buona idea. Il Tesoro dovrebbe puntare a contenere il costo del debito americano per i suoi contribuenti nel lungo termine e approfittare di questo particolare momento di tassi a zero per emettere titoli a 100 anni o perpetui.

Il fatto è che i compratori comprano ciò che piace loro, non ciò che l’emittente decide che gli fa comodo emettere. O no...?

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