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L’ascesa e la caduta di Giampy (Fiorani), di Eugenio de Giorgi

Approccio decisamente innovativo quello messo in scena al Teatro Olmetto dal poliedrico Eugenio de Giorgi.

Si parte da una delle più note vicende economico-giudiziarie dell’ultimo periodo: il tentativo di scalata alla Banca Antonveneta del 2005 (si è volutamente omesso l’aggettivo “recente” stante il susseguirsi di situazioni analoghe in Italia ed all’estero nel più recente passato).

Disegno ideato da Giampiero Fiorani (il Giampy) con l’appoggio imprescindible del Governatore della Banca d’Italia Fazio (Santantonio) di concerto coi personaggi balzati alla ribalta della scena finanziaria dell’epoca (dai “furbetti del quartierino” Coppola e Ricucci passando per Chicco Gnutti già protagonista della precedente scalata Telecom). Tale trama ha, di fatto, catalizzato la scena per almeno un anno (unitamente al medesimo tentativo con Unipol e Bnl protagoniste) sino al fallimento del tentativo ed all’attività delle Procure che ha di fatto smascherato il “patto occulto” orchestrato dall’allora plenipotenziario della Banca Popolare di Lodi.

Partendo dalla vicenda, ciò che si profila è la caratterizzazione delle “maschere” dei suddetti protagonisti nel tentativo di scovarne le ragioni profonde dell’agire, siano esse psicologiche o solo caratteriali.

Ne esce uno spaccato non certo edificante della società politico-finanziaria nostrana; di certo più attenta alle questioni relazionali e clientelari piuttosto che alle logiche meritocratiche e di efficienza che dovrebbero, da sole, regolare il mercato.

La rappresentazione, un “one man show” con almeno una decina di personaggi tratteggiati, riesce nel tentativo anche se talvolta l’aspetto caricaturale assume una valenza eccessiva rispetto alla portata delle argomentazioni.

Valgano due esempi: il Chicco Gnutti impegnato a difendere la propria laboriosità, tanto più di fronte agli imprenditori bresciani compagni d’avventura in Hopa, ricorda più il muratore bergamasco rappresentato da Enrico Bertolino piuttosto che l’esponente di spicco della cosidetta “razza padana” dell’economia.



Antonio Fazio assume più fattezze ed atteggiamenti alla Bruno Vespa e poco trapela dell’immenso potere decisionale e di veto che il Governatore della Banca d’Italia ha rappresentato per troppi anni.

Interessante la scelta di mantenere come filo conduttore l’ego smisurato di Fiorani; dalla scena iniziale che lo ritrae negli attimi precedenti il proprio ingresso trionfale a Genova all’annuale Convention della banca (“Un nuovo viaggio: una nuova meta”) sino a quella conclusiva in cui balla al Billionaire l’estate successiva alla propria permanenza in carcere.

Si esce confortati nelle proprie certezze circa la necessità di un’etica del lavoro e dell’impegno quotidiano che può, e talvolta deve, fare a meno di improvvisi ed avventurosi salti in avanti alla rincorsa di questo o quel furbetto di stagione.

 

In scena all’Olmetto di Milano sino a Domenica 2 febbraio

 

Per www.panorami.info Cristiano Robbiati

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