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L’apprezzamento, elisir di lunga vita

Vi è una storia, una fiaba per l’esattezza, che in un tempo non lontano fu già scritta e pur narrata. Si tratta de “La Piccola Fiammiferaia” di Hans Christian Andersen, scrittore danese, di cui l’altra cantastorie e psicanalista statunitense Clarissa Pinkola Estés nel suo libro dal titolo assai graffiante “Donne che corrono coi lupi” propone l’interpretazione psicologica in termini di allontanamenti.
“L’allontanamento della Fantasia Creativa. La bambina vive tra persone che non si curano di lei. Se per caso vi trovate in un ambiente del genere, abbandonatelo. La bambina è in un ambiente in cui quello che ha, dei piccoli fiammiferi di legno – l’inizio di qualsiasi possibilità creativa – non viene apprezzato. Se vi trovate in una condizione simile, voltate le spalle e allontanatevi.”
Una storia-non più fiaba, questa, che ai giorni nostri, nelle nostre famiglie, nelle nostre relazioni, nella nostra società, in casa e al lavoro, è nuda realtà: l’apprezzamento è scarsa cosa, centellinato, inespresso quando non svenduto. Apprezzare è dare valore, ma in un mondo d’ingiusti il valore è codificato, classificato, prescritto. Come la pioggia che s’adagia ovunque, indistintamente, incondizionatamente, così il valore è già d’ognuno e d’ogni cosa, è già iscritto, è sempre eguale. In ogni tempo, in ogni spazio, ha valore ciò che siamo già, ha valore ciò che facciamo già, ha valore ciò che abbiamo già. Qual cuore avaro si eleva a recensore d’ogni cosa e d’ogni altro, quando vuole la natura che essi stessi, ogni cosa e ogni altro, siano solo un quieto invito ad apprezzare il creato. L’apprezzamento non costa nulla, ogni anima ne è già fornita e in essenza è pur magia, poiché nutre in cuor l’amore di colui che lo dispensa insieme all’altro che lo riceve.
Vuol la fiaba che la bambina insieme a loro, i suoi averi, si spenga sola già in strada, nella notte di quel gelo d’un inverno impietoso. Vuole lei, la realtà, che oltre alla Fantasia, quella Creativa, come narra la Estés, si atrofizzi pur lo spirito e si spenga pur la voglia di colui sì isolato, ignorato, abbandonato nell’oscurità, quella stessa in cui siede l’Uomo, nella forma or presente, assetato di condanna, che si nutre, viva voglia, di disprezzo, di sol critiche e di verdetti. Non vederla mai la luce non ci rende a noi umani, quel benessere che pur bramiamo, trasformando ogni luogo di rapporti e relazioni in un inferno, in un regno morto, in un campo di battaglia. Forse è il caso già di allontanarsi da quel mondo, sì, intero, da quel luogo sempre dentro di cinismo e aridità, per aprirsi a quell’altro, tal benefico e salutare, del libero apprezzamento d’ogni essere in natura, già perfetto in essenza.
Grazie ancora a chi ispira, grazie ancora a chi infonde questo mondo della propria arte, d’ogni veste essa sia.
#senzatetto #sapri #apprezzamento #fuoco #fantasia #creatività #abbandono #fiaba
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