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L’ambiguità politica del PD e la soluzione Gozi

Pur se dal suo punto di vista, Sandro Gozi ha ragione nel sostenere un’alleanza tra PD e En Marche! in vista delle elezioni europee del 2019, alleanza che dovrebbe avere la capacità di portare con se anche pezzi del PSE. Sia chiaro con questo non intendo condividere il suo progetto, sostengo solo che ha ragione e, come sostiene lui stesso, un tale progetto aiuterebbe a chiarire il quadro politico italiano.

Passaggio fondamentale per la realizzazione della sua idea è l’accordo di governo tra M5S e Lega. Tale accordo lascerebbe uno spazio politico libero nel quale il PD si collocherebbe svolgendo un’opposizione costruttiva funzionale alla costruzione del progetto europeo.Quanto sostiene Gozi ha un suo senso ed è anche la giusta conclusione di un processo politico che viene da lontano e ha visto la sovrapposizione delle culture politiche Socialiste e Liberali in chiave neoliberista. Il progetto di Macron ha trovato in Italia, proprio nel PD di Renzi la sua anticipazione. Chi non ricorda l’incontro in camicia bianca di Renzi, Valls e Sanchez? 

Faccio notare che dei tre nessuno è più, politicamente parlando, vivo e vegeto. Il PS francese è ridotto a minima cosa. Ha perso il proprio elettorato proprio a causa delle politiche economiche volute da Macron allora ministro dell’economia e delle finanze del Governo guidato da Valls il quale, insieme a Hollande, ha pagato più di altri per quelle politiche economiche e sociali. Per quanto riguarda Pedro Sanchez, dopo il tentativo fallito di formare un governo con l’appoggio di Ciudadanos viene defenestrato da quella parte del PSOE favorevole alla nascita di un Governo a guida Rajoy. Ritorna, poi, alla guida del PSOE, solo perché in contrapposizione alla candidata dell’establishment del partito favorevole al dialogo con il centrodestra, con una piattaforma politica alternativa e non proprio riconducibile al progetto che esprime En Marche! e lo stesso PD di Renzi.

A tutto questo bisogna aggiungere che lo stesso PD guidato da Renzi ha visto calare il consenso dai 12 milioni del 2008 ai 6 milioni attuali con un mescolamento dell’elettorato che vede i tre quarti dell’elettorato iniziale del PD veleggiare verso altri lidi ( in prevalenza M5S); l’attuale consenso del PD è la somma di ciò che resta dell’elettorato del 2008 con quello di Scelta Civica di Monti del 2013. L’analisi dell’elettorato che ha votato PD non ha più nulla a che fare con il tradizionale insediamento sociale de l’Ulivo, de l’Unione e dello stesso PD fino a Bersani. Le trasformazioni sociali ed economiche sono tali che impongonoun ripensamento delle tradizionali famiglie politiche europee ed è in questo che Gozi ha ragione. Lo spazio politico al quale fa riferimento Gozi è lo stesso che si è creato in Francia favorendo la vittoria di Macron alle elezioni presidenziali.

Se analizziamo il dato francese alla luce del sistema elettorale di quel Paese si nota che lo scarto, almeno al primo turno, tra i diversi contendenti non è stato eccessivo. Se il movimento di Melechon e il PS si fossero presentati insieme non è da escludere che al secondo turno sarebbe passata questa formazione e l’alternativa sarebbe stata tra Macron e Melenchon. L’alternativa non sarebbe stata tra una destra Liberal – Liberista e una destra Nazional – Liberista. L’alternativa sarebbe stata tra una destra Liberal – Liberista e una Sinistra simile al Labour di Corbyn. Quanto sostiene Gozi è utile a far chiarezza perché ufficializzerebbe in via definitiva la trasformazione del PD in una forza politica espressione della destra liberista, tecnocratica, finanziaria ed oligarchica. Che questo è il PD, lo si evince dal suo radicamento sociale e dal fatto che è risultato maggioritario nei quartieri delle grandi città abitati dalla upperclass. Questa chiarezza porterebbe il PD fuori dalle secche nelle quali è finito e nelle quali sta contribuendo a portare la nostra Democrazia.

L’ambiguità del PD è il vero problema del sistema politico italiano. Ambiguità che si nasconde dietro l’accusa di populismo che rivolge quotidianamente a tutte le altre forze politiche. Tale chiarimento passa per ovvie ragioni attraverso una ulteriore scissione che vedrebbe da una parte nascere un nuovo soggetto politico oltre il PD che guarda sempre di più all’elettorato che oggi vota Forza Italia e dall’altra un soggetto politico di sinistra disponibile a dialogare con il M5S e soprattutto con l’elettorato che vota quella forza politica.

Se un tale progetto prendesse piede la destra Nazionaliberista, rappresentata da Salvini, verrebbe ridimensionata e ridotta allo stesso livello degli altri Paesi UE. Se in linea di massima il ragionamento di Gozi è sensato su alcuni punti appare debole. Uno di essi è la speranza che ripone nell’accordo di Governo M5S e Lega. Non ha capito che nessuno dei due ha voglia di lasciare libero lo spazio politico al quale egli fa riferimento.

A ciò si aggiunge il fatto che il M5S ha un elettorato meridionale e in prevalenza di sinistra; mentre Salvini, a causa della sua ambizione di diventare il leader della destra, non è disponibile a “spaccare” la coalizione di centro destra.

Altro punto di debolezza è quando pensa che la frattura sia tra europeisti ed antieuropeisti. Ridurre il confronto politico a questa sola contrapposizione è superficiale e penso che lo stesso Gozine sia consapevole. Il vero tema non è Europa si o Europa no, la questione è quale Europa? Se la posizione di Gozi riuscirà a prevalere nel PD sarà una cosa buona per tutti:aiuterebbe a superare la situazione di stallo nel quale versa la Democrazia italiana e aprirebbe nuovi scenari anche a Sinistra con la morte definitiva dell’idea stessa di Centrosinistra.Idea quest’ultima che continua ad essere viva e vegeta nella sola mente di un ceto politico completamente logoro incapace di cogliere i cambiamenti che si sono avuti a partire dalle elezioni politiche del 2013 fino ad oggi.

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