• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > L’alleanza con Grillo? Son mica matto!

L’alleanza con Grillo? Son mica matto!

I giornalisti de Il Fatto scivolano, a volte, su sdrucciolevoli ricostruzioni politiche.

Non è una cosa grave, lo facciamo, chi più chi meno, un po’ tutti.

In questo caso l’articolo di Peter Gomez parte dall’ormai famosa frase di Bersaninon volevo fare l’alleanza con Grillo, son mica matto” detta una settimana fa a Cremona, per agganciarla ad un’altra frase, non consequenziale con la prima, in cui l'ex leader PD afferma “non esiste la possibilità che ci siano movimenti o partiti dove comanda uno solo”.

Bontà sua, Gomez aggiunge che ciò sarebbe perfino “condivisibile”, ma il punto è che sostiene che essendo il M5S un movimento guidato da un padre padrone, questo sarebbe il vero motivo del rifiuto bersaniano ad alleanze con il M5S, finalmente ammesso pubblicamente dopo aver gettato la maschera, rivelando così il vero retroscena: niente democrazia interna, niente alleanza. Son mica matto !

Il fatto però è che la scarsa (o molto scarsa) democraticità interna al M5S - peraltro ampiamente dimostrata in particolare dal caso Gambaro - non è affatto la causa (casomai una concausa) dell'alleanza rifiutata. La deduzione è una (molto) libera interpretazione di Gomez.

È sufficiente ascoltare per intero l’intervista a Bersani per capire che quello della democraticità del M5S non è il punto centrale della questione. Nell’intervista l’ex leader PD ha chiaramente espresso il concetto-base che chiunque in quei giorni ha potuto seguire passo passo (grazie anche allo streaming): “fate un “gesto tecnico” (uscire dall’aula per evitare il voto di fiducia abbassando il quorum) per permettere la nascita di un esecutivo; poi, provvedimento per provvedimento ci misuriamo in Parlamento”.

Cosa peraltro dibattuta senza tanti scandali anche nel blog di Grillo. Scriveva l'attivista a Cinquestelle Francesco Baccinetti che uscire dall'aula "permetterebbe: -La formazione di un governo guidato dal pd, ma senza il nostro impegno a sostenerlo. -L'effettiva possibilità di votare proposta per proposta. -Non infrangere il codice di comportamento dei parlamentari 5stelle -Non "allearsi" con una forza della vecchia politica -Essere l'ago della bilancia al senato -Non deludere gli elettori che ci riterrebbero irresponsabili perchè non votiamo la fiducia -Non deludere gli elettori che crederebbero che ci siamo rimangiati la parola se votassimo la fiducia". Qualcuno con il sale in zucca dunque c'era. Ma l'ipotesi non è passata e il tavolo è saltato.

Se Bersani quindi non parla di alleanze allora è perché non c’è mai stata, sul piatto, l’ipotesi di un’alleanza. E non ha rifiutato l’alleanza a un padre-padrone perché non c’è mai stata, sul piatto, l’ipotesi di un’alleanza (repetita iuvant); che l'interlocutore fosse un padre-padrone o meno.

Stupefacente? Stupefacente che il leader del PD dica che non voleva fare un’alleanza con un movimento che da mesi, se non anni, urlava con cadenza pressoché quotidiana di non voler "allearsi" con una forza della vecchia politica" ? Insomma il retroscena non è mai stato nel “retro” della scena. E’ sempre stato lì, davanti agli occhi di tutti; Gomez, forse, si era distratto.

Poi l’articolo del Fatto crea un nesso "logico" fra il padre-padrone del M5S e l'altro padre-padrone della politica italiana, Berlusconi. E Gomez sbotta “qualcosa non torna”: perché si dice di no ad un padre-padrone per poi dire di sì a un altro padre-padrone?! Sembra davvero non darsi pace di tanta incongruenza bersaniana.

Perché rifiutare un’alleanza a Grillo per poi concederla a Silvio? “C’è del metodo in quella follia”, chiosa la penna di punta del quotidiano più grillesco del panorama editoriale italiano.

Allora ricordiamoci di un altro cavallo di razza del Fatto, quel Marco Travaglio che a Grillo non ha mai lesinato carinerie e interviste molto addomesticate. Poco dopo le elezioni, il 30 di marzo, appare a firma sua un articolo titolato Autoscacco a 5stelle che vale la pena di rileggere per intero.

Dopo aver riassunto i successi politici travolgenti del M5S dopo l'ancor più travolgente successo elettorale, arriva alla stretta finale “Sarebbe bastato che ieri i capigruppo fossero saliti al Quirinale con una proposta chiara e netta: un paio di nomi autorevoli per un governo politico guidato e composto da personalità estranee ai partiti (...) Siccome Bersani, anche in versione findus, era rimasto fermo all’asse con M5S, secondo la volontà dei due terzi degli elettori, i grilli avrebbero dovuto sfidarlo ad appoggiare quel tipo governo. Che naturalmente non può essere né a guida Bersani, né tantomeno a guida M5S. Di qui la necessità di una rosa di personalità che potessero incarnare, per la loro storia e le loro idee, alcuni dei punti chiave del movimento. Sarebbe stato lo scacco matto al re”.

Detto in altri termini, sia che il M5S fosse uscito dall'aula per permettere la nascita di un governo di minoranza PD-SEL (richiesta di Bersani), sia che avanzando un nome “terzo” avesse costretto il PD ad appoggiare un governo PD-SEL-M5S (ipotesi di Travaglio), i grillini avrebbero avuto la mossa vincente in mano: muovere il cavallo (o la torre o la Regina o l'alfiere, come vi pare) e, voilà, scacco matto.

E avrebbero tenuto quel governo (qualunque fosse) in ostaggio e, con lui, l'intero centrosinistra; con una strizzatina avrebbero avuto i tagli alla politica. Un’altra strizzatina ed ecco il reddito di cittadinanza, ancora una e via così, senza perdere mai la faccia davanti al proprio elettorato (e facendo fare la fine del topo in gabbia a Berlusconi, condannato al nulla politico ancor prima che ai rigori della legge).

Invece - scrive Travaglio (non io, sia chiaro) - lo scacco i grilli se lo son dato da soli. Col rischio di perdere un treno che potrebbe non ripassare più; di accreditare le peggiori leggende nere sul loro conto; e di gettare le basi per drammatiche spaccature”. Ed era ovvio che "in ogni caso la mossa era a rischio zero e a vantaggio mille" e che il prevedibile inciucio finale - per manifesta impossibilità di andare altrove - "ora ricadrà sulla testa dei 5 Stelle". Per finire "Bel risultato, complimenti a tutti".

Travaglio, si sa, ha il dono della sintesi e anche di una certa spietata chiarezza. Pure troppo a volte.

Tutte le cose che ha scritto sono avvenute puntualmente di lì a poco, subito dopo l’altra farsa del “votate Rodotà e poi vedrete che praterie”. Farsa che ha ripetuto lo stesso errore precedente; parafrasando Travaglio si potrebbe dire che sarebbe bastato che il M5S avesse proposto per il Quirinale una personalità terza anziché il suo candidato di bandiera (cosa che non poteva fare perché si era ingabbiato da solo con quell'idea squinternata delle Quirinarie votate da quattro gatti) per costringere il PD ad un punto di accordo anche sul nuovo Presidente della Repubblica.

Insomma, le due penne di punta de Il Fatto tendono a contraddirsi un po’: uno scrive che i grillini si sono dati una colossale mazzata sugli zebedei proprio nel momento in cui potevano diventare i padroni incontrastati della politica italiana. Che a capo del movimento ci fosse un padre-padrone autoritario, dispotico e antidemocratico importava, certo, ma non in questa circostanza. L’altro dice invece che Bersani ("al netto degli errori dei grillini", si badi bene) - pur se con metodo - è un folle perché si è andato a fidanzare con un padre-padrone dopo aver rifiutato la mano all’altro. Ai 5 Stelle "chiede solo l’appoggio esterno per il voto di fiducia" mentre "al Pdl invece finisce per dir di sì su tutto". Che strano. E l'autoscacco a 5 stelle dov'è finito?

A nessuno viene in mente che quella mossa di cavallo mancata (o di alfiere o di torre, come vi pare) possa aver avuto conseguenze anche all'interno dei campi di forza divergenti che da sempre lacerano quell'inguidabile carrozzone che si chiama PD? Che fallire lo scacco matto non ha mai conseguenze solo sul mancato vincitore, ma su entrambi i giocatori?

La frase incriminata “non volevo fare l’alleanza con Grillo” non è altro che la fotografia esatta della realtà che tutti abbiamo avuto sotto agli occhi per settimane. Non c'erano "alleanze" in ballo, ma la possibilità che un'intelligente capacità di manovra a Cinquestelle avrebbe potuto creare le condizioni per un'alternativa interessante.

E magari portare il paese, il parlamento e, perché no?, perfino il PD, fuori dalle secche e dai ricatti di un Renzi o di un Brunetta in fregola o di una Santanché in travaso di botulino.

Ma l'intelligenza uno la deve avere, mica se la può creare lì per lì. E fra la capacità di urlare e la capacità di intelligere sembra che ci sia una sorta di proporzione inversa.

La frase di Bersani viene presentata come se fosse uno scoop, la rivelazione di un oscuro retroscena da politica dei Borgia finalmente disvelato, ed è invece solo aria fritta riciclata.

Insulsaggine del fatterello quotidiano o, peggio, un maldestro tentativo di rovesciare la frittata?

 

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.132) 10 luglio 2013 13:44

    Hai detto benissimo : " stanno cercando di rivoltare la frittata " .

    Si attaccano a tutto per cercare di far dimenticare il loro salvataggio dello "psiconano,testa d’asfalto ecc... " .Volevano essere loro gli unici a matarlo per raggiungere l’apoteosi elettorale ,per conseguire il sogno demenziale del 100% dei consensi .

    Ma hanno fatto i conti senza l’oste e sono rimasti fregati , con loro sono rimasti fregati quelli che li hanno votati e che avevano creduto in un progetto e anche quelli che comunque speravano in un passo verso la "normalità " . Hanno salvato Silvio e oggi siamo a scontarne le conseguenze con l’impasse del governo sottoposto ai ricatti giornalieri della banda Berlusconi.

    Credono di affrancarsi con gesti come quello di restituire parte dei loro emolumenti come parlamentari ,non hanno ancora capito che gli italiani che li avevano votati giudicano un furto quello che comunque percepiscono ,avendo tradito la fiducia . Sono finiti .
    Ottimo articolo-ciao
    • Di (---.---.---.169) 10 luglio 2013 15:02

      Purtroppo sbagli, secondo me.


      C’è qualcuno in Italia che ha governato per anni puntando sulla pessima memoria dell’elettorato e a quanto pare aveva ragione.

      Orwell docet: puoi dare notizie opposte nell’arco di un giorno, basta che siano ripetute in modo martellante e chi ti circonda le prenda per buone anche solo apparentemente, che ti sembra di aver ricordato male.

      La memoria umana è volatile, chi controlla i media controlla il passato e quindi il futuro. Non a caso Grillo vuole smantellare tv e giornali e rendere l’accesso ad internet gratuito o comunque facilitato. Forse perché lui usa il web per fare campagna elettorale, mentre i suoi avversari usano tv e giornali. 
    • Di (---.---.---.93) 11 luglio 2013 02:01

      Grazie. Spero che l’esperienza insegni. La sinistra ha molto bisogno di forze fresche. Magari un po’ più intelligenti di quelli di cui parlo nell’articolo. FDP

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares