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 Home page > Attualità > Politica > L’acqua non è un diritto

L’acqua non è un diritto

Si è concluso il V Forum sull’acqua, ad Istanbul, al quale hanno partecipato 25.000 persone, delegate di 155 paesi. E’ stato redatto un documento, nel quale tutti si dichiarano concordi nella necessità di migliorare l’accesso all’acqua e la bonifica in tutto il mondo, e si è parlato di "economizzare l’acqua", agendo anche in constrasto con l’inquinamento delle falde acquifere, ma soprattutto dotando i paesi che ne abbisognano di sufficienti strutture sanitarie.

Questo in accordo con le ricerche che evidenziano come ogni anno muoiano circa 8 milioni di persone a causa della carenza di acqua e di sufficienti servizi igienico-sanitari.

Ad oggi sono più di un miliardo le persone che hanno limiti di accesso all’acqua potabile, e che nel 2030 potrebbero trovarsi in completa siccità.

Proprio per questo lo scopo di alcuni delegati (francese e spagnolo, ad esempio, assieme a tutti i paesi africani), era quello di inserire nel documento redatto la parola "diritto" accanto alla parola "acqua". Volevano far sancire il diritto ad avere l’acqua per ogni uomo, "non si può parlare di diritti umani se non si ha il diritto di accesso all’acqua", ma non è andata come speravano.


Con la parola "diritto", si intende una posizione garantita dalla legge, dal legislatore, in modo da assicurare al soggetto una utilità sostanziale. Inserire questa parola accanto alla voce "acqua" sarebbe stato un po’ ipocrita, come del resto lo è la nostra stessa costituzione quando garantisce, ad esempio, il lavoro e la casa come "diritto".



Tuttavia credo che sarebbe stato un passo avanti e non piccolo, quantomeno per avviare una riflessione seria e radicata sul come risolvere il problema che si dovrà affrontare entro così poco tempo.

Il fatto che la costituzione italiana sancisca che io, di fatto, ho diritto al lavoro, mi dà quantomeno diritto a recriminare, a chiedere all’amministrazione una politica differente, si fa in modo che le meccaniche vengano oliate. Non parlarne nemmeno produce solo il silenzio.



Per cui, cari simili del terzo mondo,
cari uomini che soffrite fame e sete, quando di qua si sta benone,
sappiate che l’acqua non è un diritto.
Non per voi almeno.
Del Piero continuerà a bere Uliveto anche quando da codesta parte si morirà di sete.

Commenti all'articolo

  • Di illupodeicieli.leonardo.it (---.---.---.153) 23 marzo 2009 15:26

    Però Del Piero quando segna un goal potrebbe sollevarsi o togliersi la maglietta e mostrarne una (sotto) con scritto "l’acqua è un diritto per tutti". A volte le proteste o segnalazioni funzionano o possono, alla luce delle esperienze di lotta degli anni passati, mostrare a tutti ciò che si vuole nascondere.Prendiamo ad esempio il tipo, come si chiama....Paolini, mi pare, che ha detto cosa ne pensa lui e milioni di altri italiani del presidente del consiglio in carica.Ora,credo, la sanno anche oltre i confini nazionali. Penso anche a cose del genere. Non so cosa si riuscirà a fare da noi per non privatizzarla:ricordo che in Uruguay era stata privatizzata ma poi hanno fatto retromarcia mi pare due anni fa circa (non ricordo se con referendum o con una legge).

    • Di Riciard (---.---.---.35) 23 marzo 2009 16:21
      Riciard

      Tutto vero, ogni qualsiasi gesto di persona famosa può indurre la mamaglia a pensare. Non che sia cosa positiva che esista gente non pensante, e nemmeno che la gente debba preoccuparsi di cosa pensi Del Piero, ma fatto sta che funziona davvero così.
      La privatizzazione... beh sarà l’ultima arma per dissetare il nord del mondo e continuare ad assetare il sud...

  • Di roberto.c (---.---.---.88) 23 marzo 2009 18:38

    premetto che son ’capitato’ qui attraverso le news di google, dove è apparsa questa notizia

    il tema acqua mi interessa sempre
    in un certo senso, dire che l’acqua è un diritto è troppo poco. L’acqua è un elemento della natura essenziale alla vita delle specie.
    L’acqua è diventato un prodotto commerciale, non la distribuzione, l’acqua.
    Un tempo in occidente, così si narra, l’acqua si andava a prenderla al pozzo, oggi è distribuita capillarmente in ogni, o quasi, abitazione, tuttavia la moda del pozzo(market) resiste.
    Oleodotti, gasdotti, viadotti, ma gli acquedotti fanno acqua..
    Ho scritto solo qualcosa, ma sono fermamente convinto che l’acqua non possa diventare un prodotto privato e che la distribuzione debba essere gestita dalle comunità.

  • Di evarfino (---.---.---.89) 23 marzo 2009 18:56

    A quando la commercializzazione dell’aria?????

  • Di mauro bonaccorso (---.---.---.65) 23 marzo 2009 19:46
     
    Riciard, anche stavolta centri il bersaglio occupandoti di una questione su cui sembra che in un prossimo futuro possano scatenarsi guerre e distruzioni anche nel mondo civilizzato. In realtà le guerre ci sono già, ma i nostri rappresentanti , almeno per il momento, le fomentano al di fuori dei nostri confini. Le mie sembrano le affermazioni del solito catastrofista di turno ma, a pensarci bene, si dovrebbe riflettere su alcune frasi pronunciate da qualche scienziato che prevede che, fra qualche decennio, l’acqua non basterà per tutti. Come sappiamo il nostro è un sistema chiuso grazie al quale l’acqua consumata subisce una trasformazione che la riporta nel ciclo naturale, ma con l’intervento dell’uomo, subisce spesso trasformazioni irreversibili o quasi. Allora anche l’acqua può diventare una ricchezza e i potenti a cui non sfugge la minima opportunità di conservazione del dominio, con la scusa di affrontare il problema da un punto di vista democratico, studiano strategie di intervento per rendere il bene sempre più prezioso.
    La crisi economica farà riflettere sul nostro attuale sistema di sviluppo, che non può essere considerato immune da responsabilità al riguardo?
    Speriamo!
    So di aver semplicemente fatto un’introduzione alla questione, che richiederebbe maggiore approfondimento.
    Complimenti
    Un saluto
    Mauro
     
  • Di valeria (---.---.---.114) 24 marzo 2009 10:58

    Ecco...queste sono le notizie che mi fanno venire voglia di piangere e arrabbiarmi insieme.....
    I proprietari delle multinazionali continuano ad arricchirsi sulla morte dei loro simili.

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