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 Home page > Attualità > Media > L’Unità è ancora un giornale libero?

L’Unità è ancora un giornale libero?

Ci ho pensato qualche giorno, per far sbollire la rabbia. E adesso che sono calmo e lucido voglio dire, con grande fermezza e grande amarezza, che l'Unità mi ha profondamente deluso. Da lettore, diffusore e sostenitore dell'Unità sono amareggiato e mi sento raggirato. E voglio chiedere al direttore e a chi mi può rispondere: l'Unità è un giornale veramente libero? O è pronto a piegare la testa al primo stormir di foglie e non è differente da quei giornalisti e quelle testate che si inginocchiano al potente di turno per convenienza e paura?

Voglio raccontare una storia sgradevole, ma non dirò una sola virgola che non sia vera. Allora, all'indomani della comparsa in scena di questo oscuro Lavitola ed essendomi da sempre molto interessato delle vicende della cosiddetta P3 e di una parte dell'editoria che sta seguendo logiche poco chiare e trasparenti, ho messo giù una serie di appunti sulle connessioni tra Lavitola, Bisignani, la Santanché, il gruppo Farina e Iannuzzi. Ossia su quelle persone che Repubblica ha definito il gruppo di piazza Mignanelli. L'Unità ha scritto un articolo su quell'argomento con notizie che a me risultavano da tempo, ossia affrontando proprio l'argomento del gruppo di piazza Mignanelli. E fin qui tutto bene. L'Unità è un giornale che si è sempre opposto ai poteri forti ed è in prima fila nel denunciare il potere berlusconiano e i suoi accoliti.

Ma il giorno dopo che vedo? Una intervista a tutta pagina a Mario Farina che più che una intervista era una sbrodolatura inginocchiata con un giornalista ossequioso che nemmeno quando uno del Tg4 intervista Galliani o un papavero di Forza Italia. Parliamo di Mario Farina, l'amico del piduista Bisignani, fratello di Vittorio, socio nella Ilte di Bisignani stesso; parliamo di Mario Farina, il destinatario di una interrogazione al vetriolo del Pd, per i suoi metodi. Riposto l'interrogazione parlamentare, così ognuno può leggere con i propri occhi. E l'Unità delle battaglie "democratiche" che fa? Un paginone elogiativo di Farina. E la cosa più pesante è che nell'intervista al tipo viene consentito di dire ogni amentià senza contraddittorio e senza che il giornalista sia in grado di smentire le castronerie.

Tra le tante cose Farina dice che la Santanché, padrona di Visibilia che ha la concessionaria di pubblicità per Giornale, Libero, Dnews e Metro etc., al momento non segue la sua società "per deontologia" essendo membro del governo. E l'Unità zitta e pubblica. Ma non lo sanno che ci sono due interrogazioni parlamentari proprio su questo? Non lo sanno all'Unità che il Berlusconi una sera ha chiamato a cena un gruppo di imprenditori chiedendo di investire su Visibilia? Non hanno letto l'interrogazione del Pd dove si dice che anche Farina era a quella cena? No. Si potevano informare e chiedere lumi sulla "deontologia". Ma nulla. Lavitola? Diventa un semplice "cliente" della tipografia. Quanto ai rapporti con la Ilte di Vittorio Farina, il fratello Mario dice che lui non ne ha nemmeno una azione. Ed è vero. Quindi, per coerenza, se questo tipo di spiegazioni formali vanno bene, l'Unità dovrebbe smetterla di rompere i cosidetti a Berlusconi per le campagne del Giornale, perché il giornale è di Paolo, non di Silvio.

Ma all'Unità in versione inginocchiata la storia dei fratelli separati e indipendenti l'uno dall'altro va bene. Piccolo particolare: conosco un sacco di persone. Ma proprio tante. E proprio pochi giorni fa mi è capitato di incontrare una giornalista che a suo tempo era stata a piazza Mignanelli dove era stata organizzata la conferenza stampa di presentazione dell'inserto di satira di Dnews. Aveva letto un po' di cose uscite sui giornali e mi ha detto: ma sai che lì penso di esserci stata? E come mai se i fratelli Farina manco si conoscono, le iniziative di Dnews si tenevano a piazza Mignanelli? Ancora: nel finale dell'intervista (chiamiamola così?) a quel Farina si fa dire, più o meno, che il mondo dell'informazione dovrebbe avere riconoscenza per lui che rilancia con un settimanale in un momento di crisi. Ci vuole un bel coraggio a pubblicare quelle frasi senza un minimo di reazione. Bastava chiedere a Farina: quante persone sono state assunte per il settimanale? Quanti giornalisti? Quanti ve lo immaginate... in compenso Farina ha appena chiuso le edizioni di Bergamo e Verona di Dnews, così da qui a poco qualche giornalista resterà a spasso, al pari di diversi collaboratori. E l'Unità fa passare l'autoincensamento di Farina.
Ora mi rivolgo non alla direzione, ma alla redazione. Voi state lottando contro la chiusura delle edizioni di Firenze e Bologna; ci sono vostri colleghi che resteranno a spasso. Tutti noi siamo al vostro fianco, per quanto possiamo. Ma vi pare possibile che il giornale in cui lavorate pubblica le celebrazioni di un editore che ha appena fatto quello che stanno per fare a voi?

Avesse detto: apro un settimanale e ci faccio lavorare i giornalisti tagliati nelle altre mie testate, avrei capito. Ma col cavolo. E l'Unità lo incensa pure!!! E poi un'altra cosa: dopo l'ultima crisi l'Unità è stata generosamente sostenuta dalla Cgil che ha investito centinaia di migliaia di euro. Soldi della Cgil, ossia dei pensionati e dei lavoratori. Soldi di gente che fa fatica ad arrivare alla fine del mese.

Da un punto di vista della coerenza e dell'etica, mi domando e vi domando, è stato un bel gesto celebrare una persona che è amministratore di una società, la Mag editoriale, che solo poco tempo orsono - guardatevi sempre l'interrogazione del Pd - è stata condannata per comportamento anti-sindacale? Cosa dovrebbero pensare gli iscritti alla Cgil che vi sostengono? Cosa dovrebbero pensare coloro che vi sostengono con il finanziamento pubblico? Cosa dobbiamo pensare noi che organizziamo le Feste dell'Unità e facciamo battaglie politiche perché il nome della testata non venga cancellato?
Quello che è successo non lo so, anche se lo immagino. Alcuni dicono che Farina abbia minacciato querele; altri dicono che abbia minacciato di non stampare più il giornale, visto che l'Unità si stampa da lui e magari c'è anche qualche debito. Non lo so. Però penso due cose: querela? Bene. Avrebbe dovuto dimostrare in tribunale quello che ha raccontato a voi senza contraddittorio. Ma l'Unità avrebbe potuto chiamare come testimoni, magistrati, finanzieri, poliziotti, carabinieri, sindacalisti, giornalisti, parlamentari e al dibattimento vi sareste divertiti. Nel caso del ricatto economico, avreste dovuto tenere la schiena dritta. Se l'Unità non è in grado di fare l'Unità getti la spugna. Ma siccome io conosco tanti bravi e validi giornalisti dell'Unità e sono al loro fianco nella lotta per difendere il posto di lavoro, penso che sia il gruppo dirigente - e non mi riferisco solo ai giornalisti - a non essere all'altezza del ruolo. Ci sarebbero molte altre cose da dire. Ma siccome penso che siano in arrivo altri provvedimenti giudiziari ed altre interrogazioni mi fermo qui.

Ma vorrei fare tre domande alla direttrice dell'Unità:

1 - Avete subito pressioni per pubblicare l'intervista a Mario Farina? E quali? Oppure è stata una libera scelta editoriale quella di promuovere l'immagine di una persona che ha appena chiuso due edizioni di Dnews ed amministra una società appena condannata per comportamento antisindacale?

2 - E' vero che Virginia Lori non esiste, ma è uno pseudonimo messo a bella posta perché nessun giornalista si è sentito di mettere la faccia su quell'intervista?

3 - Non vi sentite in imbarazzo nei confronti della Cgil, dei tanti militanti che vi sostengono ancora perché credono e vogliono che l'Unità sia un giornale davvero libero che non si inginocchia mai e respinge al mittente qualsiasi tipo di pressione?

Io sono amareggiato e deluso. A mia memoria non mi ricordo una roba simile. E ho poi dimenticato: Io Spio è un settimanale innocente, si dice. Certo. Il gossip è sempre "innocente". Peccato che si sia un divario tra quello che il "gossip" raccoglie e quello che viene pubblicato. Ci hanno appena fatto un processo a Corona su questo. Non lo sapete? "Virginia Lori" non se ne è accorta? Quanto ad Alan Fiordelmondo e alla Spyone, fatevi una ricerchina su google e date un'occhiata ai documenti dei vari procedimenti aperti su Vallettopoli. Vedrete che è un covo di "mammole". Giusto? E allora, per coerenza, schieratevi con Giuliano Ferrara che dice che tutto è una truffa della magistratura.

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