• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Società > L’Italia tra migrazioni e spopolamento

L’Italia tra migrazioni e spopolamento

A inizio gennaio è stato rilasciato il Rapporto Coop 2017 completo, uno studio di 164 pagine che illustra le abitudini degli italiani in tema di consumi e le tendenze per il futuro. Un documento complesso con l’analisi di diversi settori dai quali abbiamo estratto i dati riguardanti migrazioni e demografia per comprendere come sarà l’Italia del futuro. Cifre e informazioni che non divergono da quanto già svelato da altre ricerche, ma che consentono di effettuare un’analisi complessiva dei fenomeni migratori in relazione all’andamento della popolazione residente nella Penisola. E che dovrebbero essere considerate dai politici.

 

L’analisi delle migrazioni

L’arrivo in Europa di migranti è cresciuto negli anni a causa di guerre (i maggiori flussi arrivano da Siria, Afghanistan e Iraq), delle crisi dei regimi del Nord Africa e per ragioni economiche. Le differenze di reddito pro capite tra paesi emergenti e avanzati rimangono sostanziose, in particolare in Africa Sub-sahariana dove la disponibilità monetaria per persona ammonta ad appena l’8% di quanto di percepito in Europa. Un apporto che nega ad ampie fasce della popolazione le condizioni minime di sopravvivenza e incide sull’aspettativa di vita: intorno ai 50 anni contro gli 80 del Vecchio Continente. Ad aggravare la situazione è la crescita demografica nel Continente Nero, passato da 720 milioni di abitanti a quasi 1,2 miliardi in 20 anni, periodo nel quale la popolazione europea è aumentata da 480 a 510 milioni. Data la posizione geografica, l’Italia è una meta privilegiata degli arrivi, ma solamente per l’approdo iniziale perché le destinazioni ambite dagli immigrati sono i Paesi del Nord Europa, a cominciare dalla Germania che accoglie quasi il 60% dei richiedenti asilo.

La decrescita demografica

L’Italia, come altri Paesi del “primo” mondo, sta invecchiando e ha sempre meno nascite. La conseguenza è lo spopolamento: gli attuali 60,7 milioni di residenti saranno 58,6 nel 2045 e 53,7 milioni nel 2065, valore equivalente a quello dell’Italia degli anni Settanta. Una perdita complessiva di 7 milioni di persone (-11,5% rispetto ai valori odierni) che riguarderà sopratutto il Sud, sempre più soggetto a povertà e, quindi, con una ripresa della migrazione verso Nord fino a “dimensioni paragonabili a quelle osservata tra gli anni Cinquanta e Sessanta”. A spopolarsi saranno in prevalenza “i centri periferici, lontani dalle rotte dell’industria e del turismo, i medesimi che hanno già sofferto di una riduzione del 20% della popolazione nel corso degli ultimi quaranta anni”.

Tra le conseguenze della decrescita demografica ci sono la contrazione dei consumie la crisi del sistema pensionistico. I primi scenderanno di circa 130 miliardi di euro (-12,7% rispetto a oggi), pari alla “spesa annuale dell’intero Paese per alberghi e ristoranti e poco meno di tutti i consumi alimentari”. A ridare vigore ai consumi potrebbero essere proprio i migranti e i “nuovi italiani” (i figli dei migranti nati in Italia) che potrebbero contribuire pure a incrementare il gettito contributivo. Dall’ultimo Rapporto Inps, infatti, risulta che la chiusura delle frontiere porta a una riduzione dei contributi di 73 miliardi di euro in 22 anni con un saldo netto negativo di 38 miliardi per l’Inps. Di fatto, sottolinea il Rapporto Coop, per mantenere gli attuali di livelli di popolazione, consumi, welfare e attività produttive la quota di stranieri in Italia e dei “nuovi italiani” dovrebbe superare il 30% del totale. Una percentuale che avrebbe, sottolinea il Rapporto, “un potenziale impatto positivo in termini di crescita economica”, ma con differenze sostanziali rispetto ai tipi di lavoratori. I più svantaggiati sarebbero gli italiani che svolgono mansioni simili ai migranti che potrebbero vedere ridotti i propri salari. In ogni caso, conclude lo studio Coop, come “l’integrazione sia un fenomeno inarrestabile lo dimostra anche la crescita dei matrimoni misti in cui almeno uno dei due sposi è di cittadinanza straniera (sono il 12% delle nozze celebrate l’ultimo anno, nel Nord Est si arriva a toccare il 20%)”.

Il Rapporto Coop completo può essere scaricato qui

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità