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 Home page > Attualità > Cronaca > L’Italia e la crisi libica

L’Italia e la crisi libica

1. Più i giorni passano più la storiella della “guerra umanitaria” contro il dittatore Gheddafi (fino a ieri amico e socio in affari dei belligeranti) si scioglie come neve caduta sulle aride dune dei deserti libici.

Le ultime notizie dicono che, a fronte di un quadro politico e militare a dir poco incerto, crescono le titubanze, i dissensi anche nell’opinione pubblica dei tre Paesi guerrafondai (Francia, USA, e GB), perfino nelle loro espressioni di vertice.
 
Una importante conferma di tale disagio ci sembra la decisione assunta dall’amministrazione Usa di ritirare le squadriglie aeree dalle operazioni in Libia e di esplorare la via di una mediazione politica.
 
A poche settimane dall’inizio dei bombardamenti aerei, la situazione, dunque, sembra evolvere in una direzione esattamente contraria a quella auspicata da Sarkozy e soci, ossia verso la ricerca di un cambiamento politico in Libia, concertato fra le parti in conflitto e garantito dalla comunità internazionale. Vedremo.
 
Peccato, però, che tale evoluzione non l’abbia intuita, colta il governo italiano che, come il solito, sbaglia tempi e proposte.
 
Nello stesso giorno in cui gli americani decidevano il ritorno a casa, il ministro degli esteri Frattini si è precipitato a riconoscere come “unico interlocutore legittimo” il comitato degli insorti della Cirenaica al quale, invece di raccomandare uno sforzo di pace e di concordia nazionale, ha promesso armi ed assistenza militare per dare nuovo impulso alla carneficina.
 
Una mossa a dir poco avventata, irresponsabile che brucia ed annulla le pur minime cautele che il governo aveva manifestato nel corso della crisi, soprattutto in risposta al sospetto interventismo della Francia.
 
2.. In realtà, Berlusconi questa guerra contro l’amico Gheddafi l’ha subita; non l’ha voluta anche perché sapeva perfettamente che il cambio di regime a Tripoli avrebbe messo in discussione accordi chiacchierati ma importanti per l’Italia e per alcuni gruppi in particolare.
 
A lui (ovvero all’Italia) la gloriosa Triade ha lasciato la sola possibilità di accodarsi, di fornire assistenza militare e di pagarne - come stiamo vedendo a Lampedusa - le conseguenze.
 
Parliamoci chiaro: agli attori di questa nuova tragedia non interessano i diritti umani, le condizioni politiche illiberali, le sofferenze dei cittadini libici o di altri Paesi arabi in subbuglio.
 
Pura ipocrisia, propaganda per spiriti semplici.
Per risolvere la crisi libica (sostanzialmente una spaccatura in seno al gruppo dominante autore del colpo di stato del 1969), la comunità internazionale poteva, può ancora, tentare la via per il cambiamento politico nel rispetto dei principi democratici e della concordia nazionale libica.
 
L’Italia, tutta l’Italia, di maggioranza e d’opposizione, doveva sostenere questo tentativo proposto non da Gheddafi ma da Paesi importanti come i cinque astenuti (Germania, Brasile, Russia, India e Cina), anche per meglio tutelare i suoi enormi, legittimi interessi minacciati da certe mire (sostitutive) che si nascondono dietro l’intervento “umanitario” del signor Sarkoszy.
Forse, un bel dì si conosceranno i veri interessi della triade interventista. Ma già all’inizio della rivolta in Cirenaica (l’unica armata fra le tante scoppiate nei paesi arabi, particolare che fa la differenza) non era difficile intuirli specie da parte delle persone responsabili che hanno gli strumenti e le informazioni per farlo.
 
3.. Perciò, meravigliano, non solo le contraddizioni del governo Berlusconi, ma anche le posizioni di quanti, ai vertici della politica e delle istituzioni repubblicane, non considerando adeguatamente gli interressi primari della pace nel Mediterraneo e quelli nazionali dell’Italia, hanno tifato per l’intervento militare di Sarkoszy e compagnia briscola. 
 
Per altro, isolando e dileggiando la posizione responsabile, sensata del governo tedesco della democristiana Angela Merkel che ha rifiutato l’opzione militare e proposto la soluzione politica del conflitto interno alla Libia.
Come, del resto, vuole il diritto internazionale che, in caso di conflitto interno, non autorizza nessuno ad intervenire militarmente dall’esterno, per altro a favore di una parte contro l’altra.
 
Per decenni sono stati i contingenti di “caschi blu” sotto comando ONU ad interporsi fra le parti in conflitto per rappacificarle non per aizzarle.
Negli ultimi anni, alcuni Paesi, in primis gli Usa, profittando della crisi (provocata) dell’Onu, hanno preso la brutta abitudine d’intervenire in alcuni Paesi, soprattutto di tradizione islamica (dall’Afghanistan all’Iraq, dalla Somalia alla Libia), in contrasto col diritto internazionale e con esiti davvero catastrofici. Compreso quello di far crescere ed espandere il terrorismo, invece di combatterlo.
 
4. Interventi siffatti sono un abuso evidente che, se non sanzionato, rischia di creare precedenti pericolosi per tutti i Paesi che hanno problemi di unità interna.
 
E la lista di questi Paesi è molto lunga. A cominciare da alcuni europei quali: la Francia, la Gran Bretagna, la Spagna, la Polonia, l’Ungheria, la Serbia e gli altri Stati balcanici, la Grecia, la Macedonia e anche l’Italia dove, ai vecchi separatismi “in sonno”, si è aggiunto quello più inquietante del partito leghista al governo.
 
Così come molto lunga è lista dei Paesi dominati da regimi dittatoriali, tirannici che, però, nessuno disturba.
 
Attenti, dunque, a non scherzare col fuoco, poiché l’incendio potrebbe risultare incontrollabile.
 
Perciò, queste degnissime persone dovrebbero chiarire all’opinione pubblica italiana le vere ragioni del loro tifo pro-intervento militare che ancora chiare non sono. Altrimenti, si accrediterà l’idea che tutto si fa in funzione dell’antiberlusconismo che, per quanto giustificato, non può giungere a motivare scelte così delicate di politica estera.
 
Specie quando in ballo ci sono - come nel caso libico - gli equilibri di pace nel Mediterraneo e gli interessi fondamentali, per certi aspetti vitali, dell’Italia.
Prima o poi, Berlusconi passerà. Come passeranno i suoi avversari che oggi affollano, senza gran costrutto, la scena politica italiana. Resteranno, invece, l’Italia con i suoi problemi e le sue speranze, col suo patrimonio di relazioni politiche, economiche e culturali internazionali costruito, con tutti paesi dell’area mediterranea, nel segno della convivenza pacifica e della collaborazione reciprocamente vantaggiosa.
 
5. Sappiamo che nel mondo l’Italia conta poco, ancor meno oggi con l’attuale governo. Tuttavia, nel Mediterraneo un ruolo è riuscita a svolgerlo, talvolta con esiti brillanti, anche col contributo decisivo della sinistra italiana.
Guai a indebolirlo per ripicca contro questo o quello o a giocarselo per confermare o ricercare vecchie e nuove subalternità!
 
Il rischio sarebbe un infiacchimento dell’autonomia nazionale e la destabilizzazione del Mediterraneo e del Medio Oriente con conseguenze incalcolabili.
 
Un saggio premonitore si può ricavare da questi pochi giorni d’intervento “umanitario” che, oltre agli effetti micidiali sulle popolazioni locali, sta provocando conseguenze insopportabili per l’Italia: dall’insicurezza dei rifornimenti energetici all’esodo migratorio che approda a Lampedusa e si dirama nel resto del Paese. E siamo solo agli inizi!
 
Praticamente, l’Italia da sola deve sobbarcarsi un’emergenza colossale e drammatica (e relativa spesa) provocata e/o comunque accelerata dai bombardamenti del signor Sarkozy, il quale, per tutta risposta, ha chiuso le frontiere agli immigrati che sbarcano in Italia ma desiderano andare in Francia. Alla faccia della solidarietà umana, europea, atlantica e di altre solidali ipocrisie!
 
 
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Petrolio e dittature”; “Libia, una nuova guerra “umanitaria?”; “La Sicilia e le rivolte arabe”  in: www.infomedi.it   

Commenti all'articolo

  • Di Vito Enzo Salatino (---.---.---.91) 8 aprile 2011 00:04

    La guerra in Libia e l’Italia.

    Le assunzioni di fondo dell’articolo sono condivisibili, in particolare per quanto concerne la confusione evidente negli obbiettivi e motivazioni dell’intervento militare di Francia e Inghilterra contro Gheddafi, tuttora non chiari, incomprensibili e quindi in complesso non condivisibili, nè adeguatamente motivati e giustificati.
    E’ anche condivisibile il punto di vista dell’autore, il quale sostiene che la situazione è confusissima, con un esito finale della guerra incerto e presumibilmente addirittura contrario a quanto auspicato ed atteso da Sarkozi e da David Cameron, che sembrano essersi infilati nel solito vicolo cieco tipico degli interventi militari fatti contro un paese arabo.
    Guerre all’americana contro gli arabi con bombardamenti massicci e destra e a sinistra che non colpiscono nulla di significativo, e interventi militari che non si vincono e non si perdono mai e che portano solo al caos, alla morte, e alle sabbie mobili in cui tutti si impantanano senza risultati positivi e apprezzabili per nessuno, ed alla fine della belligeranza, dopo anni o decenni, per sfinimento reciproco (vedasi Palestina, Libano, Israele, Iraq, Iran, Afghanistan, Pakistan, etc., e chi più ne ha più ne metta, e mettiamoci ora pure la Libia a due passi da noi, di cui la guerra proprio ci mancava !).

    E’ anche chiaro che l’Italia si dimostra incapace di intendere e di volere in questa situazione, come d’abitudine, a causa dell’intrinseca insipienza e incompetenza dei nostri governanti incapaci di riconoscere e dirimere gli interessi morali e materiali propri della nazione italiana e altrui in frangenti difficili, giacchè basicamente trattasi di personaggi inferiori, di piccolo cabotaggio personale, che operano abitualmente a fini di lucro e di interessi privatistici e di parte, di vista politica e strategica ultracorta, e che l’interesse nazionale manco sanno cosa sia e a cosa serva, se non per il loro tornaconto personale.

    Lo dimostra la loro continua oscillazione, prima verso il falso amore e denaro elergito per nulla, ora verso la falsa inimicizia nei confronti di Gheddafi e della Libia, segnali evidenti di gravi problemi di dissociazione mentale.
    Per non parlare del Ministro degli Esteri che insipientemente ora riconosce il partito rivoluzionario libico di Cirenaica con un tempismo ridicolo, visto che ancora non si sa bene nemmeno chi e che cosa sia, cosa rappresenti e da chi è rappresentato e supportato, o del Ministro dell’Interno, eterno incapace di risolvere il problema dei migranti clandestini piagnucolando in continuo in Europa e in Libia, e che ora accoglie a braccia aperte i tunisini importati dalla Mafia, che con la Libia c’entrano come i cavoli a merenda, e gli riconosce pure il lasciapassare di Shengen in modo che se ne vadano liberi di scorrazzare per l’Europa, dopo il solito fiasco italico del rimpatrio al paese d’origine (la Tunisia ? ma che c’entra con la Libia, e chissenefrega dei problemi della Mafia, che sbaglia nazione di importazione, e di cui bisogna pure risolvere i problemi adesso, a dispetto dei francesi che conoscono e ci rinfacciano il doppio gioco governo-Mafia-tratta di esseri umani, come la droga e la monnezza !) 
    In Veneto dicono: " se no i xe matti, non li volemo " !

    Condivisibile anche il punto di vista che la Comunità Europea, a prescindere dall’Italia inesistente politicamente e internazionalmente, possa tentare e trattare con la Libia un accordo politico improntato ai principi di maggiore democrazia e libertà della popolazione libica e condivisione più distribuita del potere politico ed economico in Libia.
    Non è invece plausibile che sia l’Italia ad essere in grado e all’altezza di sostenere e partecipare alla gestione del tentativo di risolvere il conflitto libico con le armi della diplomazia, dell’intelligenza, della moralità, della giustizia, e dell’interesse nazionale, perchè purtroppo questa dote di virtù e caratteristiche è del tutto assente presso i nostri governanti, sviati e frastornati da beghe e liti interne da pollaio infestato dalle faine, del tutto dequalificati e sconfessati dagli europei sotto questo aspetto, dopo le esperienze negativissime sulla gestione dei migranti clandestini in Italia e in Europa e sui rapporti con Gheddafi improntati alla farsa eroicomica e infantile dei danni di guerra e dei trattati di amicizia, con elergizione di caramelle farcite di pubblico denaro italiano sottobanco !

    Posto invece che le problematiche nei rapporti con la Libia non sono ideologiche, ma essenzialmente economiche, industriali e commerciali, connesse con le enormi ricchezze energetiche di quel paese, in primis le infinite risorse in nuove energie rinnovabili di cui la Libia è strapiena, utilizzabili nell’interesse comune libico e nostro italiano, e dei paesi mediterranei limitrofi, andrebbero individuati i personaggi italiani di spicco (non sputt....i, nda) capaci, e all’altezza di tutelare gli interessi politici, morali, democratici ed economici nostri e della Libia insieme.
    Generatori ed erogatori di enormi quantità di energia elettrica, reti e griglie di connessione di potenza elettrica diffusa e distribuita tra la Libia, l’Italia ed i paesi mediterranei limitrofi nord-africani, visto l’enorme potenziale energetico rinnovabile libico e le sue risorse energetiche di ogni genere, pari, tanto per avere un’idea, a 10.000 TWh/anno di energia elettrica potenziale solo come vento, quando il consumo attuale elettrico totale italiano è di 320 TWh/anno (cioè la Libia solo con il vento ha un potenziale elettrico 33 volte il consumo italiano, vale cioè in elettricità dal vento 33 Italie !).
    Queste risorse energetiche libiche inesauribili vanno assolutamente prese in considerazione e fatte oggetto di trattative e diplomazia tra Italia, Libia e paesi mediterranei limitrofi, nell’interesse comune, imprescindibile per il nostro futuro,
    E’ evidente che con la classe politica corrotta al governo in Italia e la sua intrinseca inaffidabilità e incompetenza tecnico-economica non si va da nessuna parte e si prendono solo sberleffi dagli europei che ci conoscono bene e ci considerano degli autentici arlecchini, come da sempre, con le conseguenze disastrose che detta attitudine nei nostri confronti, volenti o nolenti, comporta.

    I governanti italiani sono ora relegati dagli europei a trattare il problema dei migranti clandestini, come da nostra competenza territoriale, e niente altro, chiaramente con la solita prospettiva di non saper mai risolvere neppure quello di problema, come già ampiamente dimostrato a causa delle connessioni Mafiose nella tratta degli esseri umani, accoglienza e gestione dei clandestini (ricordarsi Rosarno !).
    L’Europa sa del piede in due scarpre tra Mafia e istituzioni nella tratta degli esseri umani dall’Africa, come per la droga, le armi, la monnezza etc. e sa che non vale piangere in Europa come fa il Ministro dell’Interno facendo lo gnorri sull’organizzazione Mafiosa nel trasporto, accoglienza e gestione del business dei clandestini in Italia e in Europa.
    Che l’Italia si aggiusti a fare la guerra non alla Libia, che non serve a nulla e di cui abbiamo necessità come il pane per l’avvenire, ma alla Mafia e alla connivenza con essa nel traffico di esseri umani. 

    Vito Enzo Salatino

  • Di Claudio Cilli (---.---.---.109) 8 aprile 2011 01:06
    Claudio Cilli

    Condivido tutto quanto sopra, e anche il commento che mi precede. Solo due osservazioni:

    - l’ultimo punto è un augurio che rimarrà tale. Non credo proprio che il partito che ci governa che ha il 100% dei consensi nelle regioni dominate da mafia, camorra, ecc. potrà mai impegnarsi a combatterle, né lo vuole

    - il nostro governo è troppo impegnato a risolvere problemi cruciali per il Paese, come la riforma della giustizia che sta a cuore a tutti come ci ricordano continuamente i politici del PDL & affini e le televisioni di stato per occuparsi di inezie come l’immigrazione

    Auguri caro Premier, tu sai cosa è giusto fare e sono certo che tra breve (o forse è già successo e non me ne sono accorto?!) torneremo ad essere un grande Paese!
  • Di Vito Enzo Salatino (---.---.---.91) 8 aprile 2011 18:22

    I migranti clandestini e la Mafia.

    Non è una questione di augurio la lotta alla Mafia relativamente al problema delle tratta dei clandestini che arrivano a Lampedusa, ora anche dalla Tunisia.
    E’ l’Europa che pretende che il governo italiano la finisca di recitare la commedia dei clandestini che arrivano in Italia da tutte le parti, e poi in Europa, come se niente fosse e ad opera dello spirito (santo Mafioso), che gli procura e organizza viaggio, vitto e alloggio organizzato e assistenza organizzata materiale, spirituale e lavorativa (sic ), con un business miliardario, il tutto a carico della popolazione italiana prima ed europea dopo.

    A che serve che il ministro dell’Interno finga di ignorare la realtà mafiosa delle cose e consideri l’immigrazione clandestina una condanna del cielo contro la quale lui e l’Italia nulla possono (sic !), e che tenti inutilmente di sbolognare il problema all’Europa ?

    L’Europa e la Francia hanno pagato fior di soldi all’Italia per questo problema, sperando che Il governo italiano lo risolvesse.

    Visto che Maroni è incapace di risolverlo, incassa i soldi e rimanda il problema di Mafia italiana all’Europa, la Francia, a nome dell’Europa e che ci tiene sotto tutela come degli incapaci, ci manda giustamente a quel paese e manco ci cosidera quando apriamo la bocca per dire fesserie a ripetizione, in particolare sulla Libia, che rappresenta un possibile futuro, salvezza e sicurezza energetica dell’Italia e dell’Europa mediterranea. 

    Il problema dell’immigrazione è un problema italiano e di Mafia italiana che sta a noi risolvere, e la Francia fa bene a martellare questo governo di incapaci e mistificatori della realtà migratoria mafiosa. Chi è connivente con la criminalità nel fenomeno migratorio organizzato e gestito in Italia ? (ricordarsi di Rosarno e di chi comanda e fa il bello e cattivo tempo in italia in questo campo degli immigrati clandestini !).

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