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L’Hotel Rigopiano e la vignetta di Charlie Hebdo: va bene indignarsi, ma non dimentichiamo il resto

Quanto ci siamo indignati per la vignetta di Charlie Hebdo sulla tragedia di Rigopiano.
Una vignetta banalotta, per dirla tutta, come quelli che pensano di far ridere disegnando un pene su un foglio bianco. Va bene che siamo tutti Charlie, ma non questo non autorizza a raccontare in modo superficiale certe tragedie.

Ma non possiamo fermarci qui.
Alla solita difesa degli eroi, i volontari della Protezione civile, i vigili, i militari che scavano da giorni, a tutte le ore, sotto la neve che ha sepolto l'hotel a Rigopiano. Non possiamo dirci che è stata solo una fatalità, come ha fatto in parte intendere il ministro Delrio  ad Otto e mezzo.

Perché ora, il sistema della protezione civile sta funzionando bene. Ma prima?
L'allarme inascoltato dalla prefettura.


Il resort costruito sopra una zona di detriti di altre frane (anche al Vajont, il bacino artificiale era sopra una zona su cui erano già avvenuto altre frane nel passato).

Il black out dell'Enel e la gente che è rimasta senza luce e riscaldamento per giorni.
I vigili del fuoco accrosi a Rigopiano nella notte tra il 22 e il 23 scavavano a mani nude, non avendo a disposizione guanti termici (lo denuncia un responsabile dell'USB pompieri).

Ci ricordiamo dei nostri eroi solo nelle tragedie, ma sono le stesse persone, gli statali, che sono poi denigrati nel resto dell'anno.
Contratti precari e salari tra i più bassi in Europa.
Statali come i medici di Nola, che pure lavoravano per terra, pur di dare un servizio.

Ecco, indignamoci pure per quella vignetta. Ma non dimentichiamoci il resto.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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