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 Home page > Tribuna Libera > L’Euro nella guerra tra le valute

L’Euro nella guerra tra le valute

 
La disattenzione degli italiani verso la realtà economica e finanziaria ha gravi conseguenze. Il dibattito sulla moneta unica europea si è molto evoluto: e da una maggioranza di italiani favorevole all'euro si è passati ad una maggioranza di euro-scettici. Ripercorrere quanto è accaduto è utile per le decisioni di oggi. 
 
Prodi fu il grande fautore della partecipazione dell'Italia alla moneta unica, ne guidò l'adesione ma la firma finale venne apposta dal successivo governo Berlusconi. Berlusconi non credeva nell'euro ma non ebbe il coraggio di opporsi e il primo gennaio 1999 l'Italia si ritrovò nella Moneta Unica.
 
Pochi ricordano oggi che l'Italia non soddisfaceva allora ai parametri fissati dal trattato di Maastricht del 1992. Basti pensare che il Debito Pubblico doveva essere inferiore al 60% del PIL, laddove in Italia esso era quasi al 120%, cioè il doppio! 
 
Pochi ricordarono allora che il senso dei parametri era di garantire un minimo di serietà all'unione monetaria: erano parametri di convergenza per fare convivere economie diverse. Ci furono a quel tempo due dichiarazioni di Germania e Francia che chiarivano che se l'Italia non avesse aderito, la moneta unica non si sarebbe fatta
 
Purché l'Italia aderisse, sia Francia che Germania fecero finta di non vedere che noi non solo non eravamo conformi, ma ne eravamo ben lontani! Cosicché la decisione politica del Sì sovrastò la logica economica che era del No. La Gran Bretagna disse coerentemente No e non entrò nell'Euro.
 
Sorse il sospetto che il loro obiettivo fosse quello di sbarazzarsi di un competitore forte come l'Italia, che restava competivo con le "note svalutazioni competitive". Con la moneta unica ciò non sarebbe più potuto accadere! Un sospetto oggi confermato dai fatti. 
 
È nato così l'Euro, una creatura politica, giudicata un aborto finanziario a detta dei più quotati economisti di tutto il mondo! Non era un giudizio difficile perché la storia, non la politica, mostra che tutte le volte che un Paese debole si è vincolato alla valuta con, o di un Paese forte, il risultato è stato che il paese debole si è indebolito sempre più ed il paese forte si è rinforzato
 
Due soli esempi: l'unificazione Italiana distrusse economicamente il Sud. L'Argentina ancorò la propria valuta al dollaro USA e fece bancarotta. Il cui nome tecnico è default: cioè l'impossibilità di ripagare i debiti del paese.
 
Non c'è nella storia un solo caso in cui si è verificato il contrario! Non è mai successo che il debole abbia cannibalizzato il più forte! Il caso Euro è oggi sotto gli occhi di tutti: l'economia più forte, cioè la Germania si è rinforzata. Tutti gli altri paesi, in progressione temporale dai più deboli ai meno deboli, si sono incamminati verso la bancarotta! Come non vedere che la progressione con cui i paesi vanno in difficoltà è sempre la stessa: dai più deboli ai meno deboli, uno dopo l'altro!
 
È significativo vedere la situazione del 1998, rispetto ai parametri di Maasticht, per i 12 paesi che aderirono subito (la Grecia poco dopo):
 
- Debito / Pil: paesi peggiori Belgio, Italia e Grecia
 
- Deficit / Pil: paesi peggiori Grecia, Italia e Spagna
 
- Inflazione: paesi peggiori Grecia, Spagna e Italia
 
- Disoccupazione: paesi peggiori Spagna, Finlandia, italia, Grecia, Francia.
 
Si noti che la Grecia era il paese più debole, seguita da Italia e Spagna a pari demerito! Perciò ciò che succede oggi è niente altro che ciò che è sempre accaduto. E che la Storia ha sempre confermato.
 
Dire che senza l'Euro l'Italia sarebbe andata peggio è solo un opinione, rispettabile ma non confermata dai fatti! I fatti confermano che i paesi che stanno andando in crisi profonda sono proprio quelli deboli della area Euro. Le difficoltà sono diventate crisi inarrestabili perchè l'Euro ha tolto ai paesi deboli la possibilità di svalutare.
 
Svalutare non è una opzione ma una dinamica del mercato: è il mercato che fa svalutare le valute dei paesi economicamente deboli. Quei paesi europei che allora annaspavano, sono annegati con la palla al piede dell' Euro.
 
Si è creata una situazione paradossale: i paesi deboli dell'Europa non possono svalutare mentre è in atto una guerra "di svalutazione" mondiale portata avanti anche dai paesi forti. La guerra valutaria in atto è condotta da Stati Uniti, seguiti da UK e Giappone. 
 
Quando l' economia mondiale smette di crescere, si apre la guerra tra paesi per prendere una parte più consistente della torta. Una torta che non cresce. L'economia mondiale è diventata un "gioco a somma zero". Per crescere bisogna portare via cibo agli altri commensali! L'economia è guerra tra paesi. 
 
All'apparenza l'unico paese forte che non partecipa alla guerra delle valute è la Germania. Ma la Germania non ha bisogno di svalutare, perché l'Euro è più debole di quanto sarebbe il marco tedesco da solo. La forza dell'Euro è mediata sulle economie dei paesi partecipanti: cosicché i paesi forti dell'area Euro si ritrovano con una valuta più debole di quella che avrebbero da soli. Per contro i paesi deboli dell'area euro si ritrovano con una valuta più forte di quella che avrebbero da soli. Questo spiega perché l'Euro è una palla al piede solo per i paesi deboli dell'Europa, mentre per la Germania ed i paesi forti è una manna
 
A saldo la situazione internazionale è perciò la seguente: i grandi paesi occidentali quali USA, Giappone, Inghilterra e Germania hanno una moneta svalutata rispetto alla forza della loro economia. I grandi paesi asiatici Cina, India e tigri asiatiche hanno valute sottovalutate perchè hanno impedito a priori che si rivalutassero mentre la loro economia si sviluppava.
 
Gli unici che hanno una monetra sopravvalutata sono i paesi deboli dell'area Euro. Italia e Francia incluse. ll risultato è sotto gli occhi di tutti . E persino Prodi, il 15 maggio 2013, riconosce che:
 ... che la crisi economica è ormai confinata alla sola Europa, che è a crescita zero a livello continentale, mentre in Italia c’è il segno negativo. Ma il resto del mondo – ha osservato – non è mai andato così bene, con una crescita del 5%, gli Stati Uniti al 3%, la stessa Africa che si muove. L’Europa, ha il problema di dover fare in fretta, e ha il problema della Germania: a Berlino “non c’è il senso della storia, per le generazioni future. Nessuno vuol dare tutte le colpe ai tedeschi, ma c’è un momento nella storia in cui alcuni hanno la possibilità di cambiare direzione alle cose, e altri meno.
Ovvero Prodi riconosce che l'Euro così come è, non funziona! Peccato per l'Italia non ci avesse pensato prima. Agli Italiani nessuno chiese cosa ne pensavano e di votare o meno l'adesione all'Euro! Per contro due anni fa ci hanno invaso con tre mesi di dibattiti su taxisti e farmacisti! 
 
La disinformazione al potere! La domanda è: chi avrà il coraggio di prendersi carico seriamente di un problema ineludibile! Non c'è molto tempo per dibattiti politici polemici. Il primo passo da fare subito è che i titoli del Debito Pubblico debbono essere emessi dalla BCE e l'Italia deve potere finanziare il proprio debito pubblico allo stesso costo della Germania. La garanzia deve essere della BCE, altrimenti a cosa ci serve essere nell' Euro!
 
L'opzione "Euro sì o no" è falsificante. L'opzione vera è "o si cambiano subito le regole dell'euro o altrimenti bisogna uscire dall'euro". Basta chiacchere, solo fatti.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.119) 1 marzo 2014 18:40

    Complimenti sig. Piero: una trattazione facile da capire che, purtroppo, pare molto giusta.

    Grazie

  • Di Persio Flacco (---.---.---.122) 2 marzo 2014 02:30

    La riduzione del progetto di Unione Europea alla sola dimensione economica, anzi: monetaria, è la premessa indispensabile di tutti i discorsi contro l’Euro.

    Naturalmente si tratta di una premessa falsa: l’Unione Europea è innanzi tutto una scommessa per la pace e contro la guerra. Si dimentica troppo facilmente che l’Europa è stata distrutta da due guerre mondiali consecutive nel giro di soli 20 anni; che non si ricorda un periodo così lungo di assenza di guerre nel vecchio continente come quello degli ultimi decenni.

    Questo per ricordare a coloro che si esercitano nel mostrare la convenienza di decretare la fine dell’Unione che i loro bilanci risultano positivi solo perché omettono di inserirvi una delle passività più onerose: il ritorno alle rivalità e ai conflitti tra paesi europei.

    Ma c’è un’altra omissione nei loro bilanci: meno grave ma anch’essa pesante. Si dimentica di considerare che le asimmetrie tra sistemi economici dell’area euro hanno una base reale che, nel caso dell’Italia, consistono nella presenza di una classe politica clientelare, corrotta, inefficiente; nella convivenza con la criminalità organizzata; nella dissipazione di enormi risorse per incapacità gestionale della cosa pubblica. 

    Si dimentica di considerare che è tutto questo a gravare come un macigno sulle potenzialità di sviluppo della sua economia e a far pesare il confronto con paesi meno corrotti e inefficienti della stessa area monetaria.

    In queste condizioni proporre come soluzione il ritorno alla mitica svalutazione competitiva equivale a suggerire di spruzzare un po’ di profumo in una casa lercia, o ad indossare una parrucca profumata su una testa piena di pidocchi. Significa lasciare dove sono lo sporco e i parassiti salvando le apparenze. 

    Se si facesse finalmente pulizia e si allontanassero i parassiti non ci sarebbe più ragione di mantenere una imposizione fiscale e una burocrazia autoreferenziale che taglia le gambe alle nostre imprese nella competizione con le altre imprese europee. 

    Una imposizione fiscale che, al netto delle spese di funzionamento dello Stato, serve a finanziare un sistema di potere che costituisce il vero motivo dello svantaggio competitivo dell’Italia, altro che la moneta unica.

    L’Italia nell’euro ci starebbe alla grande. Già oggi, ed è quasi un miracolo, le sue aziende migliori sono tra le più competitive sul piano internazionale. Liberato dal lerciume e dai parassiti questo Paese farebbe mangiare la polvere anche alla Germania.

    In sostanza: chi indica il ritorno alla moneta nazionale e il ricorso alla svalutazione competitiva come soluzione ai problemi del Paese di fatto lavora per lasciare sporco e parassiti al loro posto. E questa non è una soluzione: semmai è una resa.

    • Di (---.---.---.119) 2 marzo 2014 09:22

      Sig Persio,

      condivido in toto quanto lei asserisce, ma l’articolo originario era prettamente economico (anzi direi valutario). Posto che in questo momento un grosso problema per l’Italia sia l’Euro e non l’Europa, l’articolo analizza la questione senza tralasciare la nascita dell’Euro in seno a un progetto d’Europa, ma senza spingersi troppo oltre.

      Lei ha ragione: più che l’Euro, il problema italiano è la cattiva politica. Eppure, pur con questo fardello di mala politica e burocrazia inefficiente, l’Italia viaggiava non troppo male prima di aderire alla moneta unica.

      Siamo a questo punto: risolvere il problema in due modi possibili: o uscire dall’Euro, o cambiare classe dirigente. Per cambiare classe dirigente servono anni, molti anni, forse troppi per riuscire a evitare il baratro economico. Anche per uscire dall’Euro sono necessari sforzi e anni - magari un po’ più sforzi che anni.

      Personalmente ritengo che forse la via migliore sarebbe un compromesso: allentare le regole di stabilità per prendere respiro, senza uscire dall’Euro, e nel contempo assolutamente cominciare a far funzionare la macchina italiana. C’è da combattere a tutti i livelli, ma purtroppo non mi pare che al momento ci siano i presupposti giusti.

      Cordiali slauti,

      Gottardo

    • Di (---.---.---.72) 2 marzo 2014 17:26

      Ho letto con interesse il suo commento. Condivido la analisi ma dissento dalle conclusioni.

      Ho scritto vari articoli sulla situazione economica e politica del paese. La situazione economica dell’ Italia è drammatica e per uscirne non si può mettere in alternativa tra loro decisioni che riguardano aspetti diversi.
      Le decisioni che riguardano la moneta unica e le regole che oggi la governano vanno prese. Esattamente come vanno prese le decisioni di riforma strutturale del potere politico e della amministrazione pubblica. 
      Mi permetto un paragone. Noi siamo un malato che ha il corpo invaso da tumori e che ha anche i piedi legati ad un piombo. Il piombo è l’euro così come impostato oggi, i tumori sono la struttura politica ed amministrativa del paese. Per salvarci dobbiamo sia asportare i tumori che toglierci la zavorra che ci appesantisce.
    • Di Persio Flacco (---.---.---.139) 2 marzo 2014 22:22

      Non condivido le sue tesi per diversi motivi:

      1. si può uscire dalla moneta unica, certo, ma questo significa denominare in lire tutto ciò che attualmente è denominato in euro, e dal giorno successivo alla conversione la lira dovrebbe misurarsi col gigantesco mercato dell’euro A quali condizioni? Chi potrebbe decidere quale sarebbe tasso di cambio lira/euro, la Banca d’Italia, il Tesoro? Non credo proprio: a deciderlo nel giro di pochi giorni sarebbe il mercato, e in primis la speculazione. E a svalutare nella misura decisa dal mercato non sarebbero solo le merci destinate all’esportazione ma tutti i valori patrimoniali in lire. E le partecipazioni azionarie nelle imprese italiane che rimanessero in euro non moltiplicherebbero il loro valore rispetto a quelle in lire?
      Pensare a Weimar come scenario forse non è improprio.

      2. se l’Italia uscisse dall’euro uscirebbe dalla UE; se l’Italia uscisse dalla UE il rischio concreto è che l’Unione Europea vada in frantumi. Inutile dire con quali conseguenze per tutti.

      3. se l’Italia uscisse dalla UE e dai vincoli di bilancio che ci impone, cosa impedirebbe a questa classe politica di tornare a produrre debito pubblico pur di non mollare le clientele e la corruttela che gli garantiscono il potere?
      Oggi la classe politica italiana ha spazi sempre più stretti per rimandare la resa dei conti con i cittadini: le risorse sono diventate scarse, le tasse e i balzelli che la fervida fantasia dei parassiti al potere ha inventato sono sempre meno tollerabili; l’indebita appropriazione di patrimonio pubblico da parte dei partiti sempre più scandalosa; gli sprechi sempre meno tollerati. Tutto questo lo si deve al rigore che l’Unione Europea ci impone e al quale anche la classe politica deve adeguarsi. Senza questo rigore i cittadini italiani non si sarebbero nemmeno accorti delle cambiali firmate a loro nome dalla classe politica che li governa.

    • Di pierobonicellidellavite (---.---.---.134) 3 marzo 2014 00:00

      Grazie per il commento , che mi permette due considerazioni.

      - Lei ricorda le guerre che hanno insanguinato l’ Europa. Da vent’anni le cose sono cambiate : la Russia è implosa senza aver perso la guerra tradizionale . Ha perso la guerra economica contro l’ Occidente.
       La Cina sta diventando la prima potenza mondiale perchè sta vincendo la guerra economica e non ci sono soldati in campo! Il mondo è diverso. 
      - La guerra valutaria è una guerra economica : distrugge la ricchezza dei perdenti e costruisce la ricchezza dei vincitori! 
      L’ Euro così come è non funziona ! E’ una realtà evidente. La guerra valutaria è cominciata da pochi anni , non c’era quando è nato l’ Euro. Ora noi possiamo fare finta di niente e non fare niente o possiamo difenderci in qualche modo.
      Ignorare la guerra valutaria che è in atto , è forse una soluzione ? 
  • Di (---.---.---.72) 2 marzo 2014 17:13

    Ringrazio per i commenti . Condivido anche le osservazioni critiche del sig. Flacco e ringrazio il sig Gottardo che specifica come il mio articolo avesse un taglio economico e non storico.

    Le responsabilità dei politici italiani nell’ avere saccheggiato il più bel paese del mondo con uno dei popoli più intelligenti del pianeta è indubbia. Ma molta responsabilità la abbiamo noi italiani perchè comunque i politici li abbiamo eletti noi! Diciamoci la verità : ci siamo fatti infinocchiare ben bene. La passione politica e amore degli italiani per le chiacchere ed i dibattiti ci ha rovinato. Invece che guardare i numeri abbiamo creduto alle favole ! 
    Succede oggi che è l’ economia che governa le nostre vite e determina il nostro futuro. L’ economia è dura realtà e le analisi storiche non servono a niente. La guerra tra le valute è una realtà di oggi : è una guerra mondiale che lascia sul campo vincitori e vinti . E noi siamo tra i vinti ! Non è colpa della Germania : la colpa è nostra .I nostri governanti non sono solo degli approfittatori sono purtroppo soprattutto degli incapaci. Prodi dichiara che la Germania sta sbagliando in prospettiva storica , ma non è così che la pensano i tedeschi. I tedeschi sono fieri dei loro governanti perchè la Germania sta vincendo. I tedeschi pensano che noi Italiani non meritiamo di essere aiutati perchè abbiamo permesso ai politici il saccheggio del nostro paese! E , chi è causa del proprio male, guardi a sè stesso! Die Welt ( il più prestigioso giornale tedesco) del 24 febbraio 2014 pubblica a pag 9 uno studio del CEP ( centro studi delle politiche europee) ove la Italia è costantemente accostata alla Grecia come paese con le peggiori prospettive in Europa . Peggio di Portogallo e Spagna : la causa di questo severo giudizio è sempre la stessa " molte chiacchere ma niente fatti". 
    Questa è la pura e semplice realtà. I tedeschi si aspettano che siamo noi a salvare noi stessi. Ed anche noi dovremmo cominciare ad agire invece che incolpare altri! A cosa serve dissertare sul passato ! Il nostro passato è glorioso , è il futuro che è buio! E’ il momento di tralasciare il passato ed agire per il futuro.  Renzi ha detto che " dobbiamo agire per il futuro dei nostri figli e non perchè ce lo dice l’ Europa o la Germania ".
    Io spero che sia la volta buona che alle parole seguano i fatti. Non c’è molto tempo!

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