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L’Aquila città fantasma, a due anni dal sisma

A due anni dal terremoto L’Aquila è una città fantasma, i familiari delle vittime della casa dello studente sono in attesa di giustizia, mentre molti sfollati sono ancora costretti a vivere negli alberghi.

Dopo lo sforzo iniziale per fronteggiare l’emergenza, i lavori di ricostruzione vanno molto a rilento; i più, soprattutto quelli che riguardano il centro storico del capoluogo abruzzese, non sono neanche iniziati.

Nel frattempo la mafia, che appena pochi minuti dopo la tragedia sghignazzava al telefono e si sfregava le mani in vista degli appalti per la ricostruzione, è riuscita ad infiltrarsi nei subappalti e nelle forniture. Il più grande cantiere a cielo aperto d’Italia rappresenta un’occasione troppo ghiotta per le imprese di Cosa nostra, ‘Ndrangheta e Camorra.

Ecco la realtà dei fatti al netto dei proclami e delle parate di chi è abituato a strumentalizzare le emergenze per distrarre l’attenzione della gente dai veri problemi del Paese e presentarsi all’opinione pubblica con le vesti del salvatore. L’Aquila non ha bisogno di questo, ma di un impegno serio e costante per ritornare alla normalità.

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