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L’Amara Verità Nascosta dietro le Dimissioni del Ministro della Giustizia giapponese

Le dimissioni del Ministro della Giustizia nipponico, signor Minoru Yanagida, nascondono una realtà diversa dalle apparenze.

E finalmente, si fa per dire, il Ministro della Giustizia signor Minoru Yanagida (si pronuncia "ianaghida") ha dato le dimissioni, rimettendo il suo mandato nelle mani del Primo Ministro giapponese, signor Naoto Kan. Il caso è degno di nota anche per i cittadini italiani, in quanto rappresenta una situazione diametralmente opposta, allo spettacolo offerto alla piazza dagli attuali inquilini di Palazzo Chigi.

Mentre parlava ad un convegno in Hiroshima, Yanagida san aveva detto, forse scherzando, che a lui bastano due semplici frasi per poter ribattere a qualsiasi interrogazione parlamentare e per mettere a tacere gli oppositori, durante una seduta di uno dei due rami della Dieta. "Mi asterrò dal commentare specifici argomenti (ancora oggetto di indagini da parte degli inquirenti)" e "Stiamo gestendo il problema in modo adeguato, in sintonia con la legge e con le prove (che abbiamo a disposizione)". (ndr. Le frasi fra parentesi sono state aggiunte per rispettare il contesto della esposizione).

Per un osservatore italiano, abituato ai politici nostrani che non mollano la poltrona nemmeno di fronte a scandali di una certa gravità, talvolta convalidati da prove schiaccianti, potrebbe sembrare auspicabile l'atteggiamento giapponese, certamente piu` serio e dignitoso.

In realtà, si tratta solo di due facce della stessa medaglia.

Indubbiamente, in termini di immagine da proiettare in un contesto internazionale, la politica giapponese si dimostra più corretta, più coerente e meno disponibile a tollerare la strafottenza dei singoli personaggi politici, soprattutto se confrontata con quella italiota che, dai potenti, accetta anche l'inaccettabile.

E` grave non scandalizzarsi mai dell'operato dei politici, come succede spesso in Italia. Ma, è altrettanto disdicevole scandalizzarsi sempre, per via di qualche battuta, soprattutto se inerente ad una verità di fondo. Nel caso particolare dell'ex Ministro della Giustizia Yanagida, sarebbe stato opportuno che il Parlamento nipponico si interrogasse su una serie di questioni che, invece, sono state velocemente spazzate via, insieme alle dimissioni del diretto interessato.

Come è stato possibile che un ministro abbia potuto cavarsela ripetutamente, al cospetto di centinaia di colleghi parlamentari, usando quelle solite due frasi standard, in occasioni diverse e non collegate fra loro? Perché quelli che avevano presentato le interrogazioni in Parlamento si sono accontentati delle risposte vaghe e generiche di Yanagida? E' possibile che, dopo mesi e mesi di quella tiritera, nessuno si sia accorto della ripetitività delle risposte del ministro? Nessuno ha mai ri-letto, nemmeno distrattamente, i verbali delle sedute? Altri rappresentanti del governo, altri parlamentari hanno usato e stanno usando la stessa tecnica, in relazione a domande dirette, difficili da affrontare o compromettenti in caso di risposta sbagliata?

In Giappone è normale imbottire un discorso di stereotipi e di frasi convenzionali, reiterate ossessivamente. Nessuno si infastidisce. Nessuno si scandalizza. Nessuno si annoia.

Chi si barcamena, seguendo tale procedura con assiduita`, riesce quasi sempre a farla franca. Non importa che dica la verità o che, al contrario, si tenga lontano da essa, attraverso delle risposte pre-confezionate. L'importante e` rispettare il copione, con le sue etichette, con i suoi giri di valzer, con le sue bugie, con la sua necessità` costante di minimizzare al massimo l'impatto di ogni ragionamento.

Il vero peccato commesso da Minoru Yanagida è stato appunto quello di dire la verità, divertendosi alle spalle di altri colleghi e ridendoci sopra, in pubblico. Tutti, popolazione locale inclusa, si sono arrabbiati per la caduta di stile del ministro e per la mancanza di rispetto verso le istituzioni. Nessuno si è posto il problema di analizzare quella verità svelata e portata alla luce, dalla franchezza del soggetto sottoposto alle critiche. In questi casi, tutti si preoccupano degli aspetti formali, ignorando, piu` o meno consciamente, la sostanza.

Come è sempre stato, in Giappone, si continua a punire chiunque si azzardi a rivelare una realtà nascosta al popolo e riservata ai pochi addetti ai lavori. Allo stesso tempo si continuano a premiare con generosità coloro che si attengano al teatrino della politica, pur dimostrandosi vuoti nei contenuti, ripetitivi nella esposizione e noiosi oltre ogni possibile immaginazione.

Un ambiente perfetto per allevare, promuovere, conservare e tramandare generazioni dopo generazioni di burocrati al potere, dediti quasi esclusivamente al mantenimento dello status quo.

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