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Kurdistan, l’altopiano del popolo senza nazione

Ad Afrin una nuova sanguinosa ed eroica pagina della resistenza curda. 

Iniziai ad interessarmi al Kurdistan ed ai curdi negli anni '70, mentre circolavano le voci sulla nascita del PKK. Scoprii un vasto altopiano del Medio Oriente, compreso fra Turchia, Siria, Iran, Iraq e l'allora Unione Sovietica. Esiste il Kurdistan, esiste il popolo curdo, non è mai esistita la nazione curda. Un popolo in cinque diversi stati, con altrettante etnie con le quali convivere, spesso con molte difficoltà. In questa situazione molti si sono approfittati dei curdi, promettendo loro un riconoscimento politico.

Ad esempio i turchi, che li hanno utilizzati come sostegno ai loro soldati nella marcia-genocidio degli armeni del 1915 oppure, più recentemente, Bush senior nella prima guerra del Golfo. Dopo averli convinti a concedere l'uso del loro territorio per le piste aeree sono stati poi abbandonati, al termine della guerra stessa, alle ritorsioni di Saddam Hussein. Lo stesso dittatore, accusandoli di non essere intervenuti nel conflitto con l'Iran con la necessaria determinazione li aveva già puniti nella strage di Halabja, 5.000 morti fra cui donne, bambini ed anziani, uccisi con il gas al cianuro.

Il mondo ha imparato a conoscerli più di recente. Dopo gli attentati in Occidente i media hanno iniziato ad interessarsi a loro, unica seria e vera resistenza al suolo all'avanzata del Califfato: chi non ha letto un articolo o visto un servizio sull'eroica resistenza a Kobane? Calando l'interesse del pubblico sul terrorismo è scemato contemporaneamente l'interesse dei media nazionali sui curdi, e della drammatica vicenda di Afrin si è saputo poco o nulla. L'attacco dei ribelli siriani appoggiati dalla Turchia, spaventata dalla possibilità che l'area siriana a controllo curdo si consolidasse, è passata sotto traccia almeno sino a ieri mattina, quando la città è stata conquistata. La popolazione civile, stremata e spossata dal lungo assedio, è stata sottoposta alla forche caudine del "passaggio umanitario", controllato dai miliziani che decidevano chi far passare e chi no. Nuovi rifugiati, decine di migliaia o più, che nessuno vuole, mentre L'Europa tacita la propria coscienza con sacchi di farina e riso.

Poco importa che la Turchia nella milizia araba abbia arruolato combattenti dell'ISIS o che la Russia espanda il suo controllo in Medio Oriente: ad Erdogan al momento viene concesso tutto, anche troppo.

I curdi già parlano di riconquista e c'è da credergli: da centinaia di anni non mollano un centimetro.

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