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Italiani e coronavirus: i dati del rapporto IPSOS

Qual è la percezione degli italiani nei confronti delle misure approvate per contenere l’epidemia di coronavirus? E la fiducia nella gestione della crisi?
 

Una settimana fa, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte presentava il decreto “Io resto a casa” per affrontare l’emergenza coronavirus. Le restrizioni della cosiddetta “zona arancione” venivano estese a tutto il Paese, e agli italiani veniva richiesto uno sforzo collaborativo nell’affrontare un’emergenza senza precedenti.

Da allora, le percezioni del Paese sul virus, sui suoi effetti, sui principali attori di questa emergenza sono mutate sensibilmente. Ecco i dati del quinto aggiornamento del rapporto IPSOS “L’Italia ai tempi del Coronavirus”.

La minaccia del virus

Il virus rappresenta una minaccia per il 48% degli italiani, più del doppio di una settimana fa. La minaccia è più sentita nei confronti della propria comunità locale (62%), del Paese (86%) e del mondo intero (82%). Tutti i dati sono in forte crescita rispetto ai giorni precedenti al varo delle restrizioni.

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Le nuove regole: “severe ma giuste”

Il decreto “Io resto a casa” convince un 12% di italiani in più rispetto alle precedenti e più blande restrizioni: in totale, il 63% del campione sondato approva le nuove misure ed il 61% si sente più sicuro. A sostegno di ciò, si registra un 45% di italiani che dichiara di aver modificato le proprie abitudini anche su comportamenti non interessati dalle restrizioni e un 44% che modifica solo quelle necessarie in virtù dei provvedimenti.

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La cabina di regìa: cresce la fiducia in tutti gli attori

Gli attori politici convincono almeno la metà del campione, soprattutto quelli più “vicini”.


L’operato del governo sull’emergenza coronavirus è approvato dal 49% degli italiani (+3% rispetto a una settimana fa). Il 56% ha inoltre fiducia nell’operato dei presidenti delle regioni (+5%) e il 60% nei sindaci delle città del contagio (+3%).

La maggiore fiducia è riposta però in medici e infermieri, che registrano un +5% dalla scorsa settimana e si attestano al 76%. Tra gli attori della sanità, il Sistema Sanitario Nazionale viene subito dopo, essendo giudicato efficace dal 73% dei cittadini (+2%). Segue l’Organizzazione Mondiale della Sanità al 68% (+1%) e gli ospedali col 62%, unici “attori” a perdere fiducia rispetto alla scorsa settimana (-3%). Si tratta di un calo ragionevolmente correlato al sovraccarico di cui si parla molto in questi giorni, soprattutto nei reparti di terapia intensiva e pneumologia dei nosocomi situati nei territori più colpiti dal virus.

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Le attività economiche

Turismo straniero (86%), settore alberghiero (78%), bar e ristoranti (73%), cultura, spettacolo e sport (70%): sono questi i primi quattro settori economici tra quelli ritenuti più a rischio per la diffusione del contagio.

Il decreto che ne ha sancito la serrata ha fatto registrare un’impennata sulla percezione del rischio di alcuni settori: +19% per il commercio al dettaglio (totale ad oggi 53%), +16% per bar e ristoranti, +10% per cultura, spettacolo e sport. Per quanto sia considerato basso il rischio di contagio nel settore bancario (19%) e farmaceutico (8%), rispetto alla settimana scorsa si registra un aumento della percezione del rischio rispettivamente del 6% e del 3%.

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Il modello Italia

Si è molto discusso di come la gestione del dramma che vive il nostro Paese in queste settimane possa dare vita a un modello da seguire nelle settimane successive. L’Italia ha da giorni superato anche la Cina per contagi in rapporto alla popolazione: è la prima democrazia occidentale ad aver avuto un’esplosione di contagi nonché la prima ad attuare misure drastiche di contenimento. Realisticamente, potrebbe essere il primo stato europeo a superare l’emergenza coronavirus.

Le politiche di contenimento italiane, unite all’intensa attività di ricerca, possono così costituire un importante laboratorio e modello per la lotta al coronavirus in tutto il mondo. In quest’ottica si inserisce l’ultima domanda del rapporto: nella risoluzione della crisi a livello globale, il nostro paese è parte del problema o della soluzione?

Sarebbe parte del problema per il 28% dei rispondenti, mentre della soluzione per il 41%. Rispetto alla settimana scorsa quest’ultima risposta ottiene un punto percentuale in più a scapito della precedente.

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