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Italia: una nazione di corrotti dentro...

Da giornalista posso dire con certezza che nel cuore d ogni singolo giornalista alberga il desiderio di parlare – almeno ogni tanto – di cose buone. Di poter fornire buone notizie. D’essere i primi a informare la gente che vi sono cose buone da sapere, ogni giorno.

Purtroppo la realtà è diversa, e non parlo della cosiddetta “crisi” ormai genericamente utilizzata a ogni piè sospinto e di cui non si conoscono più i contorni, i contenuti, le motivazioni, se motivazioni, contenuti e contorni esistono in una strategia politica ed economica internazionale che da anni decide i termini della vita e della morte delle popolazioni mondiali.

Tornando in Italia, perché in Italia viviamo - anche se molte delle grandi decisioni che ci riguardano vengono ormai decise da altre nazioni – ci sono state molte situazioni negli anni in cui la popolazione per intero avrebbe potuto dettare quelle condizioni che ci avrebbero portato a un sistema paese non condizionato da regole su regole dettate solo dallo spasimo di potere di alcuni. Portando la maggior parte della cittadinanza italiana a un punto di non ritorno e non solo economicamente parlando perché – malgrado tutto – l’economia seppur non salda delle famiglie, continua a sostenere l’intero paese. Che ci piaccia o meno, questo è un dato di fatto.

Le regole di cui parlo non sono certo da ricercare su quei due enormi tomi che sbandieriamo come “regole normative da seguire in un paese civile”: l’uno di chiama Codice Penale e l’altro Codice Civile.

Partiamo da un presupposto. In un paese davvero civile questi due Codici giuridici dovrebbero contenere molte meno pagine e norme e più coerenza nell’applicarle. Ed anche – tema forse maggiormente prioritario – personaggi istituzionali pronti per onore di servizio al paese, a seguirle per primi.

Invece no. In Italia più si emanano Leggi e codicilli più è palese il misfatto del ritrovarsi tutti a dover vivere in un non sistema svenduto per sistema civile.

Tutto ciò che appare come un “non qualcosa” è di fatto una falla nel sistema perché, che ci piaccia o no, sono le regole a sostenere una nazione quando però queste regole vengono osservate da tutti e quando si punisce severamente chiunque non le rispetti.

L’attimo che non abbiamo colto troppe volte, da cittadini poco attenti alla propria esistenza, nasce proprio da qui: non esser mai stati in grado – collettivamente – di alzar la testa al di sopra dei sospetti e delle vaghe opinioni di un’Opinione pubblica che ha permesso tutto affinché gli si permettesse tutto.

Corrotti. Una nazione di corrotti dentro. E la parola “corrotto” non vi faccia per carità saltare sulla seggiola risentiti, perché le parole hanno sempre un senso, anche se fa sempre più comodo far finta che non ne abbiamo o che abbiano il senso che si decide di affibbiare loro di volta in volta.

Corrotto. Significa innanzitutto “alterato” nel senso – ad esempio – di una forma o condizione diversa rispetto all’originale. Abbiamo un elemento chimico “corrotto” nel momento in cui quell’elemento cambia struttura chimica.

Chiarito ciò: siamo una nazione di corrotti dentro. Deturpati nel sistema interiore da una classe di persone a loro volta corrotte da altri sistemi cui non hanno mai avuto la capacità e la voglia di affrancarsi.

Il solo fatto che complessivamente siamo tutti più o meno persone diffidenti ormai di chiunque provi ad entrare nella nostra sfera umana o di tutto ciò che abbiamo intorno, conferma questo stato di cose. Abbiamo perso quella verginità d’animo e di cuore che un tempo albergava in noi, forse per il solo fatto che l’ignoranza porta la gente ad essere più semplice o forse perché in passato non ci era stata aperta la porta dell’insolenza suprema, mettendoci al corrente di un sistema di cui dubitavamo l’onestà ma che non immaginavamo poter essere così emblematicamente schiavo dei poteri e dei contro poteri e del denaro e della condizione miseramente umana di vendersi al miglior offerente in cambio di altra carne umana.

L’incompatibilità fra il potere e la realtà è ormai cosa nota. Vi sono due mondi paralleli, destinati a non incrociarsi mai. Da un lato la realtà umana quotidiana, dall’altro un pianeta in cui la gente che vi abita sembra non avere nemmeno sembianze umane.

Un altro attimo che non abbiamo colto perché non l’abbiamo voluto cogliere è quello in cui era già palese questa incompatibilità, ma non c’è stato verso di controbatterla perché a troppi è passato il messaggio – inoculato fino nel DNA – che alla parola “potere” potessero aderire perfettamente molte altre parole, che distanziano di molto la gente cosiddetta “comune” da coloro che per non si sa ancora quale ragione, dovrebbero essere “poco comuni”.

Per come io sono fatta e la penso, certe popolazioni hanno genericamente e geneticamente un problema che rende possibile tutto questo: un’enorme distimia. Mancanza totale di stima verso se stessi. Che rende possibile l’idealizzazione collettiva nei confronti di persone in verità molto comuni che assurgono a livelli di potere illimitato col beneplacito della massa che sancisce così in maniera del tutto acritica i livelli sociali per cui – incoerentemente poi – ci si batte per sovvertirli.

Quando ad esempio ci si ritrova in una nazione come l’Italia, cui il destino dei propri cittadini è totalmente messo nelle mani di personaggi quasi mitizzati al punto di non poterne quasi scrivere negli articoli giornalistici, pena il dissenso di molti che mai accetteranno l’amara realtà di esser vittime dei propri dei, come possiamo poi parlare di senso critico, libertà di pensiero e tutte quelle belle balle sui sistemi “democratici” in cui dovremmo avere il diritto di vivere…

La verità è che proprio “dal basso” non si è mai potuto compiere un percorso di Democrazia nel nostro paese. I primi censori di questo regime – che a parole, solo a parole è scritto nella nostra Costituzione al primo articolo – sono proprio i cittadini che sempre più spesso esasperano i toni non concedendo a chi vorrebbe fare della verità la propria missione, di sollevare critiche costruttive ad un sistema paese crollato ormai nell’esasperante condizione di un ritornello fatto di slogan propagandistici che non servono a nessuno. O forse si: a chi si nutre ancora di parole, nonostante tutto.

Se a chi di dovere interessasse un minimo quel benedetto “bene comune” ormai mandato a farsi benedire da tempo, si parlerebbe costantemente d’altro vi assicuro. Invece, ci sono temi mai toccati, situazioni mai sfiorate, verità sempre taciute. Perché non servono a tirar su consensi o perché se finalmente se ne parlasse allora si: sarebbe chiaro a tutti che il sistema è corrotto nella sua interezza. E questo, non lo vuole nessuno…

L’attimo che non abbiamo colto sono tanti attimi che continuiamo a perdere. Treni che passano e ripassano e che – malgrado tutto – corrono sugli stessi binari, con gli scompartimenti completamente vuoti… Peccato…
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