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Italia: aumentano le procedure d’infrazione. Ecco quanto ci costano

L’Unione Europea, tra le sue finalità, ha quella di verificare che gli stati membri non sforino le normative comunitarie.

Manco a dirlo l’Italia ha un primato da aggiungere ai troppi che non vorremmo vantare: il nostro paese è ai primi posti nella classifica del numero di segnalazioni per possibili violazioni al diritto comunitario europeo e per il numero di denunce comminate.

Di contro, e finalmente è possibile fornire un dato positivo riferito all'Italia, per alcuni anni abbiamo potuto sbandierare la percentuale più alta di risoluzione delle procedure d’infrazione; percentuale che nel 2016 si è attestata addirittura all’89% su una media del continente europeo che è giunta a un massimo del 77%.

Come funziona la risoluzione delle procedure d’infrazione? Quando l’UE invia una segnalazione o una denuncia, il governo di quella nazione deve rispondere con una serie di proposte d’interventi atti a risolvere i motivi che hanno originato la messa in mora. Se le soluzioni avanzate sono ammesse dalla Commissione Europea ecco che si risolve la controversia.

Il picco più alto di denunce e segnalazioni all’Italia è stato toccato durante il breve esecutivo presieduto da Enrico Letta. In quel periodo le denunce erano salite da 98 a 119.

Con l’avvento dei governi successivi si era rimediata la situazione, arrivando a sanare molte delle questioni aperte e abbattendo le procedure d’infrazione a 59: questo era il numero al momento del passaggio di consegne tra il premier Gentiloni e il premier Conte.

In pochi mesi, però, ecco fioccare altre denunce fino a giungere alle attuali 73.

Va detta una cosa: quando s’insedia un nuovo esecutivo, è quasi normale che possa capitare qualche segnalazione o l’avvio di una procedura d’infrazione, spesso causate proprio dalle modifiche attuate nella gestione dei ministeri. Inoltre, la particolare natura del governo giallo-verde, con due vicepremier tradizionalmente in contrapposizione su certi temi e che faticano, a volte, a trovare equilibrio sulle politiche da adottare per il paese, fa si che si generino squilibri di ogni sorta, anche sul rispetto delle normative comunitarie.

Ma per quali ragioni la UE ci segnala eventuali inadempimenti o ci invia la comunicazione di messa in mora che apre di fatto all’iter procedurale?

L’ambiente è al primo posto con il 26% sul totale e per infrazioni di vario genere legate, per esempio, alleemissioni di CO2. Per il resto, ci becchiamo ammonimenti e denunce per omissione delle normative europee per ciò che concerne le politiche economiche oppure per il sistema delle dogane e delleimposizioni fiscali. Non stiamo messi bene nemmeno per ciò che riguarda i trasporti, la mobilità e l’occupazione.

Una cosa da sapere, per comprendere meglio la situazione, è che per ogni procedura d’infrazione – che scatta dopo l’invio da parte della UE della lettera di messa in mora - si apre un iter che, spesso, dura diversi anni prima di arrivare a definizione. Ne esistono alcune che sono in piedi da oltre 10 anni.

Quanto ci costa tutto questo? Una vagonata di denaro. Dal 2012 a oggi l’Italia ha pagato ben 547 milioni di euro di sanzioni pecuniarie per questioni non di poco conto, come la sentenza che ha condannato l’Italia – era il 2014 – per la storia delle discariche abusive, per cui ogni anno il governo italiano deve sborsare 50 milioni di euro di multe con un esborso, fino a oggi, pari a 204 milioni di euro.

Se si considera che, sul nostro territorio, 55 discariche non sono state ancora regolarizzate, è facile fare due calcoli e comprendere quanto pesi sull’economia della nazione non seguire le regole comunitarie o, addirittura, sversare i rifiuti in maniera illegale. Senza dimenticare il caso delle eco-balle in Campania, a causa delle quali, solo nel 2018, abbiamo dovuto sborsare 43,8 milioni di euro.

La legalità e il rispetto delle regole pagano sempre. Questa enorme dispersione di risorse economiche, che potrebbe essere evitata se solo si rispettassero le normative comunitarie, è la firma a un sistema che non vuole saperne di regolare se stesso su un piano di trasparenza e legalità.

Peccato, perché con tutti i denari che ci tocca pagare di sanzioni ogni anno, si potrebbero fare tante cose utili per il paese e per la popolazione. Invece continuano a tirarci fuori dalle tasche fino all’ultimo centesimo, promettendo di restituirci tutto con gli interessi. Non si sa quando…

Questo articolo è stato pubblicato qui

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