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Istruzione: buttarsi alle spalle Giovanni Gentile

Come è noto il mondo dell’istruzione del nostro Paese è stato a lungo, e lo è ancora in parte, sotto l’influenza del filosofo e pedagogo Giovanni Gentile, esponente di primo piano dell’idealismo italiano ed artefice della riforma del 1923, che per decenni ha disciplinato la nostra Istituzione scolastica, non sempre con risultati positivi. Nell’affrontare questo tema, per onestà intellettuale, il vostro reporter deve ammettere di aver avuto da sempre una profonda antipatia per l’intero movimento idealista, con Hegel in testa: dopo i grandi amori Spinoza, Leibnitz, e, il più grande di tutti, Kant, la cosiddetta “grande stagione dell’idealismo tedesco” giungeva per lui come un vero e proprio mattone. L’entusiasmo ripigliava poi con Schopenhauer.


Ciò premesso, restano in piedi tutte le perplessità sull’organizzazione della scuola di Gentile e, per converso, sulla sua personale visione dell’uomo, che tutti noi conosciamo benissimo per averla vissuta sulla nostra pelle negli anni in cui stavamo nel grembo dell’alma mater studiorum.

La scuola di Gentile era innanzitutto “aristocratica” ed operava una prima partizione delle scolaresche fra “i migliori”, destinati a studi di serie “A”, ed il popolo, destinato a studi di serie “B”. Questi studi di serie “B” erano principalmente costituiti dall’ormai dimenticato da tutti “Avviamento professionale”, da scegliere al posto della scuola media inferiore, e dagli Istituti professionali.
 
Riguardo l’élite, essa era chiamata a sua volta a scegliere fra cultura umanistica e cultura scientifica: latino e greco da una parte, matematica e fisica dall’altra. Ovviamente la scelta vincente era la prima, ritenuta più adatta alla formazione della futura classe dirigente.
 
Oggi questa bipolarità persiste incredibilmente viva nella quasi totalità delle persone della nostra comunità nazionale, dopo aver fatto una decisa deviazione verso la cultura scientifica: i più ritengono che sia più proficua e, comunque, economicamente più vantaggiosa la scelta della cultura scientifica.
 
Orbene, per buttarci del tutto alle spalle Giovanni Gentile, dovremmo essere tutti consapevoli che il bipolarismo fra cultura umanistica e cultura scientifica è una solenne bufala.

 
Per dimostrare quanto sopra occorre ripartite da Eraclito, e precisamente dal suo frammento B 45: “I confini dell’anima non li potrai mai trovare, per quanto tu percorra le sue vie: così profondo è il suo logos”.

L’uomo è maledettamente più complicato di quanto ci possa dire la ristretta, angusta, inadeguata visione gentiliana: il diritto, l’economia, la psicologia, la statistica, la scienza dell’ambiente, la scienza politica ed amministrativa, la logica, l’informazione, quante altre infinite vie possiamo percorrere nell’anima dell’uomo senza vederne mai la fine! Nulla più irreale di un “bipolarismo” della cultura dell’uomo.
 
A questo proposito è utile ricordare la Direttiva datata 8 settembre 2009, con cui il Ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini ha indicato Cittadinanza e Costituzione come obiettivo del primo ciclo dell’istruzione. In questo ambito potrebbero diventare oggetto di studio anche due argomenti, diciamo così, mai istituzionalizzati nella scuola, ma di cui si vede l’enorme importanza ai fini dello sviluppo della coscienza civica delle generazioni future, e precisamente:
1. La legalità, da intendersi a 360° e non solo nei riguardi della criminalità organizzata, ossia in essa comprendendo anche lo studio delle problematiche derivanti da fenomeni come la corruzione ed il clientelismo politico.
2. L’integrazione dei cittadini disabili nella società, la loro accoglienza nel mondo del lavoro, l’accessibilità dei luoghi e degli edifici mediante l’eliminazione delle barriere architettoniche, etc...
 
E’ tutto un mondo nuovo che si apre, un sorgere di tensioni culturali positive, un nuovo modo di valorizzare e di formare l’umanità, una vera e propria rivoluzione copernicana dell’istruzione.
 
E’ tempo di buttarci alle spalle Giovanni Gentile e di andare avanti senza pregiudizi di sorta.

Commenti all'articolo

  • Di Slavina (---.---.---.93) 19 ottobre 2009 11:07

    Consiglio all’autore di leggere l’articolo di Vittorio Messori sul Corriere di oggi.

    • Di Bernardo Aiello (---.---.---.130) 19 ottobre 2009 13:06

      Gentile signor Slavina,
      dopo il suo invito ho letto l’articolo di Vittorio Messori sul Corriere della Sera di oggi.
      Mi risulta che il suo estensore abbia frequentato il ginnasio ed il liceo classico Massimo D’Azeglio di Torino. La sua sfiducia negli studi in generale è incomprensibile se non associata a lugnhe ore passate attaccato al vocabolario latino o greco a tradurre cose di cui poco o nulla a lui importava e da cui, soprattutto, nulla ricavava in termini di sviluppo della sua personalità e della sua umanità : è successo ad intere generazioni di italiani. E le persone con la mente più aperta, in generale, non sono i liceali, bensì coloro che hanno frequentato gli Istituti Superiori di Ragioneria, dove vengono studiati il diritto, l’economia e le lingue straniere vive e non letterarie.
      La sua intolleranza verso chi non ha la sua stessa fede cattolica e l’assenza di rigore logico nell’esposizione è una conferma delle carenze della scuola gentiliana.
      Non entro nel merito delle sue affermazioni perchè ininfluenti riguardo alla tesi da me esposta nell’articolo soprariportato.
      Cordialità
      Bernardo Aiello 

  • Di pv21 (---.---.---.142) 19 ottobre 2009 17:44

    Mi spiace che si consideri inutile e noiosa la lettura di classici greci e latini (nb - cosa invidiataci da mezza cultura occidentale). Mi chiedo da cosa si possa dedurre che la Ragioneria apra e renda flessibile la mente. La Suola italiana ha grossi problemi e continuerà ad averli fino a quando ogni nuovo Ministro proporrà la sua riforma. Quello che serve è una Rigenerazione della scuola che riparta dai principi, dai valori e dai ruoli di docenti, studenti e famiglie. (c’è di più => http://forum.wineuropa.it 

  • Di Iugin (---.---.---.14) 19 ottobre 2009 20:41

    Signor Aiello lei indica come ragioneria una scuola che più di tutte apre la mente ma si contraddice elencando i suoi filosofi preferiti che, facendo ragioneria, non avrebbe potuto studiare, tantomeno i classici latini e/o greci (che è cosa ben diversa dal tradurre noiose versioni).
    Concordo nel dire che andrebbero fatti dei cambiamenti (a che serve l’ora di religione quando non conosciamo nemmeno a grandi linee come funziona il nostro Stato?) ma non condivido molto altro.
    Saluti

    • Di Bernardo Aiello (---.---.---.109) 20 ottobre 2009 09:39

      Gentile signor Iugin,
      la mia affermazione che le menti più aperte le troviamo fra gli studenti di Ragioneria è una mia personale e del tutto empirica constatazione ; magari dovuta anche al fatto che, dalle parti mie, abbiamo avuto alunni della Ragioneria di spessore. Un nome per tutti : Salvatore Quasimodo.
      Quanto alla necessità di conoscere il funzionamento delle Istituzioni, la direttiva del Ministro Gelmini su "Cittadinanza e Costituzione" credo abbia questo obiettivo e, comunque, individua un settore che non appartiene nè al mondo scientifico nè a quello umanistico. Con buona pace degli estimatori di Giovanni Gentile.
      Cordialità
      Bernardo Aiello

  • Di Truman Burbank (---.---.---.69) 19 ottobre 2009 23:38

    Belle alcune frasi di Aiello qui sopra, la noia della filosofia idealistica, l’entusiasmo per Schopenhauer. Mi ricordano i miei studi.
    Però, a parte questo, c’è il vuoto. Buttiamo Gentile, e poi? Sono anni e anni che vedo ministri proporre riforme una più insulsa dell’altra, tutte che vogliono portare il nuovo. Ma il nuovo è un contenuto?
    Perchè Gentile le idee le aveva e su tali idee basò in modo coerente almeno due modelli di scuola. Dopo di lui molta aria fritta.

    Con il tempo sono stato costretto a rivalutare sia l’idealismo che Gentile. Il principio "l’arte per l’arte" forse non era dimostrabile, ma è riuscito a formare generazioni di studenti.

    I licei che insegnano lingue morte sono quelli dove le famiglie corrono ad iscrivere i figli, snobbando tecnici e professionali. Forse sono pregiudizi dei genitori, o forse sono genitori informati che si sono resi conto di come le lingue morte siano ben più formative della ragioneria.

    E mi piace l’idea di Gentile che non tutti gli studenti siano uguali, per cui ci debbano essere varie tipologie di scuole. Lui le organizzò in modo classista, ma un progetto coerente può essere corretto e perfezionato. Sull’aria fritta di molte riforme recenti invece non si costruisce niente.

    E la suddivisione della cultura italiana in scientifica ed umanistica non mi risulta sia un colpa di Gentile, anzi il liceo scientifico mescola abbondantemente scienze hard e discipline umanistiche.

    E poi pure Hegel, ostico quanto si vuole, era un filosofo serio. Senza di lui non avremmo avuto il materialismo dialettico di Marx. Anche qui un progetto coerente può essere usato per fini diversi. Ma ci vuole serietà, coerenza, approfondimento, fatica. Tutte parole che agli italiani non piacciono. Molto più facile uno slogan con 3 i (inglese, informatica, internet), che a me suona come ignoranti, ignoranti, ignoranti.


    • Di Bernardo Aiello (---.---.---.109) 20 ottobre 2009 10:13

      Egregio signor Truman Burbank,
      dissento totalmente dalle sue affermazioni in ordine ai ripetuti interventi sul nostro sistema scolastico dopo Gentile. Al riguardo ritengo ad esempio che la riforma della scuola media inferiore, che ha portato ad un drastico ridimensionamento dello studio del latino, abbia salvato dalla noia, dall’alienazione e dall’odio per l’apprendimento le generazioni che si sono immediatamete succedute alla mia. Dico questo con cognizione di causa : mio padre è stato docente di lettere sia alle scuole medie inferiori sia, negli ultimi anni della sua carriere, al ginnasio, prima e dopo questa riforma, ed a casa ne parlavamo.
      Riguardo alla possibilità che lo studio meccanico di una lingua, morta o viva che sia, possa esser utile all’umanità di chi lo mette in essere, riesce difficile accettarlo, pur ammetendo con Eraclito che le vie della mente umana siano infinite. Il nostro sistema di insegnamento del latino, per fare un caso concreto, consisteva nello studio della grammatica di Cicerone, per farti tradurre all’esame di maturità Tertulliano perchè "Cicerone è facile". Tutto ciò a me appare, scusi il termine forte e colorito, una masturbazione mentale.

      Riguardo il classismo di Giovanni Gentile, esso è l’opposto del mio personale modo di intendere la cultura : a mio avviso esiste un solo tipo di cultura, quella democratica. Perchè nessuna cultura è fondabile su qualcosa di diverso del rispetto dell’intera umanità, nessuno escluso. Ovviamente non le chiedo di condividere questo mio pensiero.

      Riguardo Hegel non credo che il filosofo tedesco possa essere in qualche modo interessato dal fatto che il suo filosofare non risulti simpatico alla mia del tutto trascurabile persona. Se vuole le posso anche dire che suscita in me grandi passioni, ma mentirei.

      Resta, invece, del tutto indimostrata la sua tesi che lo studio dell’informatica e delle telecomunicazioni sia sintomo di ignoranza : io credo l’opposto, ossia che esse oggi siano diventate fra le più importanti delle vie dell’anima di cui parlava Eraclito. E senza sapere l’inglese non si può neanche pilotare un aereo perchè con i controllori di volo in tutto il mondo si parla in inglese.

      Con i migliori saluti

      Bernardo Aiello

    • Di Truman Burbank (---.---.---.251) 20 ottobre 2009 13:07

      Non è mia intenzione difendere Gentile o Hegel, che si difendono benissimo senza il mio contributo. Tra poco arriveremo ad un secolo dalla riforma Gentile ed ancora oggi è l’ultima riforma che vale la pena di ricordare.
      In un paese di buon senso questo sarebbe un segnale che, al di là di alcuni elementi classisti, tale riforma aveva elementi di pregio che andrebbero individuati.
      Credo di vedere nell’impostazione gentiliana proprio ciò che è sgradito alla Gelmini, la dura fatica richiesta agli insegnanti ed agli studenti, la formazione tramite materie ostiche.
      Adesso abbiamo un ministro che non si capisce con quali competenze sia giunto a tale posizione, qualcuno dice per abilità orali, e che vorrebbe educare gli altri alla legalità. A me sembra che si continui in quella linea di superficialità, di raccontare favolette legate all’attualità, per intrattenere gli studenti senza farli faticare.
      In questo modo siamo riusciti ad avere studenti che nei confronti internazionali risultano agli ultimi posti.

      Una nota sulle lingue morte: dipendesse da me greco antico e latino sarebebro presenti in tutte le scuole superiori, con l’opzione di sostituirle con sanscrito ed aramaico per chi le trova troppo moderne.

      cordiali saluti

  • Di Truman Burbank (---.---.---.251) 20 ottobre 2009 13:28

    Sometimes, I like speaking English. I find this language very simple to be used, even if I did not learn it at school. Really, I studied English, but the language studied in the Italian school was very different from the spoken language used in many countries of the world. So I needed to learn again English "on the field". This task was not so difficult, after many years spent in studying Latin, because I had learnt how to organize the words in a different grammar and, much more important, how to recognize a sense, a meaning, in a text that at the first look seemed completely obscure. During years of study of ancient languages, I reachead in developing strategies for the extraction of meaning from (con)texts. This ability appear to me much more important of the ritual repetition of techniques related to a specific discipline.

    greetings

    • Di Bernardo Aiello (---.---.---.238) 21 ottobre 2009 09:35

      Dear Mr Burbank,
      my English is certainly badder than yours because I didnt’ studied it : I was only a television watcher of ARAMCO channels in Daharan (Saudi Arabia) a lot of years ago. However I agree with you about value of logics studies. Do you think they are humanisms or scientifics ?
      Yours sincerely
      Bernardo Aiello

    • Di Truman Burbank (---.---.---.251) 21 ottobre 2009 19:16

      Logic comes from Greek word "logos" and started with Aristotle, so it has the roots in the so-called "humanistic culture" but today is considered part of mathematics, "the queen of sciences", by many people, so it could be a useful bridge among the two points of view. And this fact appears fine to me.

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