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Istruzione: autorevolezza ed autorità

Procede l’esame da parte del Parlamento della riforma dell’Istruzione e si infiamma il dibattito sull’argomento.

Il premier Renzi si lamenta che a lungo i siti del Governo hanno accolto una campagna per acquisire indicazioni e proposte, ma il comune cittadino spesso non ha aderito ad essa. A dire il vero si era costretti a rispondere ad una sorta di questionario on-line e questa costrizione impediva di esporre liberamente le proprie idee. Senza libertà le funzioni superiori della mente umana risultano impedite.

Il premier Renzi rivendica autorevolezza per l’Istituzione scolastica, ma forte è l’equivoco fra “autorevolezza” ed “autorità”.

L’autorità è una caratteristica endogena alle Istituzioni, un imporsi delle Istituzioni sul singolo e sulla vita collettiva per raggiungere determinati obiettivi, stabiliti solitamente dalla legge. I militari, ad esempio, parlano di una caratteristica personale denominata “attitudine al comando” ed è mediante essa che valutano i propri quadri dirigenti. Nel caso dell’attuale Istituzione scolastica tutto manca tranne che l’autorità, conferita a piene mani dal valore legale dei titoli di studio. Che poi questo finisca per creare ingiustizie e discrasie sociali, specialmente con il triste fenomeno dei test di accesso ai corsi universitari e poi con le difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro, ebbene questo per il comune cittadino è di solare evidenza.

L’autorevolezza è, invece, un riconoscimento di meriti dall’esterno; solitamente ad opera dell’utenza. Ad esempio chi ha fiducia nelle Forze Armate è portato a riconoscerne l’autorevolezza nella difesa del territorio nazionale.

Forse quella che manca all’Istituzione scolastica è proprio l’autorevolezza. Nessuno nel mondo del lavoro privato ha mai raccolto grandi elogi e consensi per l’istruzione ricevuta. Solitamente i soggetti datori di lavoro considerano i neo-assunti di primo impiego come tabula rasa da formare. Può anche capitare ad un ingegnere fresco di laurea sentirsi dire «Bene, ti sei laureato. Allora non sai fare nulla!» Insomma, la diagnosi del premier Renzi appare centrata; un po’ meno la terapia. L’autorevolezza và cercata dove è possibile trovarla, ossia presso l’utenza. Se la cerchiamo all’interno della stessa Istituzione finiamo col trovare al suo posto l’autorità.

Nel mondo anglosassone il problema dell’autorevolezza delle Istituzioni scolastiche è stato risolto riportandolo al vil denaro. I college sono a pagamento e la retta è in funzione dei soldi che lo studente guadagnerà in più durante la sua attività lavorativa grazie al diploma conseguito. Sembra un sistema sbagliato, un sistema che esalta le differenze sociali privilegiando chi è già benestante, eppure funziona perché risolve il problema dell’autorevolezza dell’Istituzione scolastica. E’ il free market a far conseguire autorevolezza all’Istituzione scolastica. Ogni anno e da sempre i premi Nobel sono in gran parte assegnati a soggetti provenienti da quel tipo di scuola e da quel tipo di società, dove non esiste il valore legale dei titoli di studio. Forse sarebbe meglio se il premier Renzi se ne facesse una ragione e cercasse di seguirne l’esempio.

 

Foto: palazzo chigi/Flickr

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