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Israele: se vuoi la pace, preparati alla guerra

Appena preso possesso del ministero degli Esteri del nuovo governo di Bennjamin Neranyahu, Avigdor Lieberman, il leader del partito dell’estrema destra israeliana, ha dettato la nuova linea politica. Già mentre si profilava il suo incarico nel delicatissimo ministero, c’erano molte perplessità su quello che una figura radicale come lui avrebbe potuto fare. Ma giovedì i timori si sono trasformati in realtà. Sono bastate poche frasi nel discorso di insediamento, per spazzare via anni di processo, di pace.

"Il nuovo governo - ha spiegato Lieberman - non è vincolato al processo di pace di Annapolis", intavolato da Olmert sotto la presidenza Usa di George W. Bush.

Non solo, il nuovo ministro degli Esteri israeliano sostiene di non riconoscere nemmeno la Road Map, il cui risultato finale dovrebbe essere l’istituzione di uno stato palestinese.

Infine, l’alfiere della destra israeliana ha disconosciuto anche i colloqui indiretti che da anni proseguono con la Siria per la restituzione delle alture del Golan, occupate dal 1967.

In Italia non se ne parla. Sono tutti troppo impegnati a discutere su Berlusconi e le sue cafonate, su quanto sia bravo o delinquente. Nel bene o nel male è sempre lui, Berlusconi, e solo lui al centro dell’attenzione. I cadaveri dei bambini fanno notizia, si sa, e quando sono "in casa tua" fanno ancora più notizia. Proprio per questo oggi le dirette della televisione stanno cercando occhi incerti, espressioni insicure, lacrime e cadaveri tra le macerie di L’Aquila.

Un assalto mediatico degno della caduta di Alfredino nel pozzo. E detto questo, tutta la mia piena solidarietà alla gente di L’Aquila, tutti i miei pensieri a loro. Della guerra in Palestina, delle virate pericolosissime del nuovo ministro degli esteri israeliano, non si parla.

Perchè parlare di cadaveri non ancora mietuti, o risalenti a un mese fa, quando hai qualche decina di morti da poter riprendere in casa tua?


Fatto sta che l’elezione di questo signore a Ministro degli esteri è destinata a macchiare di sangue tutta la striscia di Gaza ancora una volta, e chissà per quanto. Lo dico con una certezza proveniente dalle sue stesse parole passate ed attuali: come ad oggi non sembra condividere alcuna delle strade che potrebbero portare lentamente ad una pace, nel passato ha addirittura alzato i toni con parole razziste nei confronti dei palestinesi.

Quando era ministro nel governo Sharon dal 2001 al 2003, fu ammonito dallo stesso ministro degli esteri di allora, Shimon Peres, di portarlo davanti alla corte di giustizia dell’Aja se avesse messo in pratica le sue idee razziste.

Il programma elettorale del suo partito alle scorse elezioni di marzo prevedeva: espulsione dei palestinesi dalla Galilea, pulizia etnica in West bank e striscia di Gaza attraverso l’ampliamento delle colonie, confinamento della popolazione palestinese in bantustan ed agglomerati urbani come in Sud Africa.

Numerose volte ha suggerito di bombardare Teheran, come in passato la diga di Assuan. Nel maggio del 2004 affermava che il 90% dei palestinesi residenti in Israele, che sono 1.2 milioni, dovevano andarsene da Israele e trovarsi una nuova identità araba. Il suo programma per i detenuti palestinesi era quello di gettarli nel Mar Morto e si offriva di fornire gli autobus per il trasporto.

In sospeso tra queste parole minacciose e le idee perverse di quest’uomo, vi invito a comprare il libro di Vittorio Arrigoni "Restiamo umani".

I proventi dell’autore, me medesimo, andranno interamente alla causa dei bambini di Gaza sopravvissuti all’orrenda strage, affinché le loro ferite possano rimarginarsi presto.

Devolverò i miei utili e parte di quelli de Il Manifesto al Palestinian Center for Democracy and Conflict Resolution (http://www.pcdcr.org/eng/ ) per finanziare una serie di progetti ludico-socio-assistenziali rivolti ai bimbi rimasti gravemente feriti o traumatizzati.

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