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 Home page > Tribuna Libera > Israele non avrebbe ragione di esistere

Israele non avrebbe ragione di esistere

Perché mancherebbe il legame "biologico" degli ebrei con quella terra.

Nota a margine: con tutto quello che succede in Israele e Palestina, un intellettuale algerino, Tahar Lamri, ha pensato bene di postare sulla sua pagina facebook un articolo in cui analizza i termini “semita e antisemita” (sorvolando sul fatto che il termine ha origine nella linguistica, non nella genetica e basta andare su Wikipedia, non è necessario affrontare studi complessi, per saperlo).

Poi ci dice, sono cose arcinote ma ognuno racconta quel che gli pare al suo pubblico, che il termine è stato inventato da un razzista tedesco che "decise di non fare distinzione fra religione, cultura e origine etnica degli ebrei e di fare, a prescindere dalla nazionalità, degli ebrei un popolo, semita appunto, cioè figli di Sem, figlio di Noé. Voleva stigmatizzare, ha creato un mito".

Fino a che quel tizio, tale Wilhelm Marr, non ha inventato la parola "antisemita", usandola per indicare l'antigiudaismo in termini razziali (cioè genetici) o etnici, il popolo ebraico (ohibò) non esisteva; e dopo che il termine è stato inventato finalmente quel popolo è esistito. Però come "mito".

C'è da chiedersi quindi chi mai veniva chiuso nei ghetti europei, chi veniva espulso dall'Inghilterra, dalla Francia e dalla penisola iberica nel corso dei secoli, chi mai veniva massacrato dai crociati in partenza per la Terra Santa e chi era sterminato dai cosacchi durante la loro rivolta contro i re polacchi. O chi, ancora, doveva portare sugli abiti un segno distintivo - che poi è diventata la famigerata stella gialla del novecento - inventato dal califfo "ben guidato" Omar e poi adottato dalla cristianità.

Saranno stati miti anche quelli.

Dopo un articolato quanto poco significativo blablabla, l'intellettuale algerino giunge alla sua sorprendente conclusione che “antisemitismo è essere contro i palestinesi”, perché i veri "semiti" sarebbero i palestinesi dal momento che il popolo ebraico semplicemente “non esiste” o, se esiste, non ha “nessun legame biologico o genealogico” (sic) con la Palestina.

Il riferimento di tutto ciò è, ovviamente, al testo dello storico israeliano Shlomo Sand, "L'invenzione del popolo ebraico", che avrebbe scoperto e dimostrato che gli ebrei non sono una "razza pura" e che gli ebrei di oggi non avrebbero niente a che vedere con gli ebrei dell'antichità, ma deriverebbero piuttosto da altre popolazioni convertite, come ad esempio i Kazhari.

D'altra parte già nel XIV secolo lo storico arabo Ibn Khaldun, raccontando l'epopea della travolgente armata dell'Islam nel nordafrica descrisse la caparbia resistenza della tribù berbera dei Gerawa, guidata dalla regina Dihya, che i musulmani chiamavano la Kahina, la strega; tribù che, udite udite, era di fede ebraica (ma gli arabi di oggi lo ricordano malvolentieri).

Quindi gli ebrei erano... chiunque ritenesse di esserlo. Cioè, più o meno, come chiunque altro ritenga di condividere con altri una cultura, una tradizione, una religione, una lingua: arabo, italiano, tedesco, palestinese o algerino che sia.

Personalmente guardando una foto della modella Bar Rafaeli e una della cantante Noa (le allego per chi 

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 avesse voglia di verificare l'esistenza o meno della razza ebraica) entrambe israeliane ed ebree, qualche dubbio ce l'avevo già avuto anch'io, ben prima di leggere il libro di Sand: non esiste una pura razza ebraica, non è mai esistita. Quelle due sono della stessa "razza" come lo siamo io e un esquimese (se solo esistessero le razze, naturalmente).

Casomai è esistita ed esiste tuttora una tradizione culturale e religiosa che accomuna nei secoli - svirgolando un po' di qua e un po' di là a seconda delle varie interpretazioni, contaminazioni ed elucubrazioni di quel mistico o di quel filosofo, di quel rabbino o di quell'altro sapiente - un numero imprecisato di persone che, in questo e per questo, si sono sentiti e si sentono tuttora un "popolo". 

Che, perciò, esiste ed è esistito. E si chiama "popolo ebraico", non "razza ebraica" con buona pace dei razzisti di ogni colore e provenienza. Ma nemmeno "mito ebraico", con buona pace anche dei fantasiosi inventori di miti.

E' un popolo che condivide alcune idee, ma non tutte; che si divide su tante cose, ma non su tutto. Che condivide (in qualche misura) la musica, la cucina, la letteratura, il modo di pensare e quello di corteggiare una donna. Un certo modo di fare, uno di oziare, uno di ridere e anche uno di sopportare (e ce n'è voluta di sopportazione). E anche un certo modo di averne gli zibidei pieni di dover sopportare, scusate la franchezza.

Anche questo non diversamente da quello che succede ed è successo a qualsiasi altro popolo, a qualsiasi altra comunità piccola o grande, famosa o ignota, esistente o estinta.

Ma tant'è: quando parla un accademico come Shlomo Sand, che scrive cose così utili per un uso politico (e quindi artefatto) della storia, la cosa pare avere ben altro peso. Anche quando, tutto sommato, ha scoperto l'acqua calda.

Ma, nonostante “antisemita” significhi - senza alcun infingimento - "antiebraico" da almeno un secolo e mezzo, l’arguto intellettuale algerino spreca parole per convincerci che i semiti non sono gli ebrei, ma casomai i palestinesi.

E da qui la fantasiosa conclusione che chi ce l'ha con i palestinesi sarebbe un antisemita, cioè - inducendoci a tornare velocemente al significato insito nel termine - un razzista o un nazista.

Aria fritta, naturalmente; in quella terra c'è un conflitto quasi secolare (la prima strage risale al 1920 nella colonia di Tel Hai dove ad essere ammazzati furono una decina di ebrei di origine russa fuggiti dai pogrom zaristi) che è conflitto territoriale, non razziale.

Dire che i semiti "veri" sono i palestinesi è un'affermazione come un'altra, naturalmente, senza alcuna prova; come fai a dimostrare che il signor Mohammed discende da un tizio che abitava lì dal mille avanti Cristo e parlava una lingua semitica (quindi l'arabo o l'ebraico o magari l'accadico o l'aramaico o il fenicio, ma non l'hittita, ad esempio, che non lo era) ?

E che il signor Mordecai invece no, anche se magari poi un suo tris-tris-trisavolo se ne è andato un po' in giro per il mondo ? E come fai a dimostrare, essendo "semita" un termine della linguistica, che arabi ed ebrei non parlano entrambi una lingua del ceppo semitico quando tutti i linguisti lo affermano con assoluta certezza ?

Ma quella del fine intellettuale algerino è un'affermazione utile a sostenere una certa ideologia.

Il signor Lamri, a cui va il mio rispetto per tante altre cose che dice - un po' più intelligenti di questa - usando questa volta l'arguzia di definire semiti gli arabi, ma non gli ebrei, sostiene alla fine, implicitamente (ma piuttosto esplicitamente), che lo stato ebraico non deve esistere perché "non esiste nessun legame biologico o genealogico fra i cittadini ebrei di Israele e questa terra del Medio-Oriente che è la Palestina".

E mentre lui si guarda bene dal darci una qualsiasi prova di quello che sostiene, la sua intenzionalità appare quella, implicita (ma piuttosto esplicita), di negare agli ebrei il diritto di reclamare un qualche legame con quella terra contesa e martoriata dove ormai sono nati e cresciuti i figli di quegli ebrei che hanno salvato le chiappe dai pogrom russi o dai nazisti europei (che non erano solo tedeschi) e dai nazionalisti di tutti i paesi arabi da cui sono dovuti scappare a gambe levate dopo il 1948. Quindi il legame "genealogico" degli ebrei israeliani con quella terra c'è ormai, eccome: per la maggior parte ci sono nati.

Passano i decenni e ancora siamo a questo: Israele non ha il diritto di esistere per una ragione o l'altra; questa volta perché non c'è un legame "biologico" tra gli ebrei e quella terra (e che cosa sia poi un "legame biologico con una terra" da parte di un umano - non di un vegetale - resta un mistero insondabile).

Ma il fine intellettuale algerino si rassegni e con lui tanti altri. Qualsiasi cosa si pensi del conflitto decennale tra israeliani e palestinesi e con chiunque ci si schieri, il legame degli ebrei con quella terra è un legame di sangue e come tale potrebbe essere definito un legame "biologico", se proprio vogliamo usare questa metafora.

E' il legame sancito dalla sofferenza e dal sangue di cinque milioni di persone andate in fumo, del milione o quasi di profughi, superstiti e sopravvissuti alla violenza dell'Europa nazistificata e anche di quella liberata (mai sentito parlare dei pogrom antiebraici avvenuti in Polonia dopo la guerra ?). E pure dell'Unione sovietica staliniana e dei regimi comunisti a lei connessi. Dalla sofferenza delle decine di migliaia che sono rimasti fino al 1947, due anni dopo la fine della guerra, nei campi di raccolta inglesi perché nessuno sapeva dove mandarli a ricostruirsi una vita.

E poi anche delle centinaia di migliaia di persone che hanno dovuto abbandonare tutto quello che avevano per fuggire dai paesi arabi e andare a vivere in Israele. Che ha accolto i "suoi" profughi e ha riconosciuto loro dignità di persone, mentre la maggior parte dei paesi arabi hanno rinchiuso i profughi palestinesi nei campi dove vivono tuttora in condizioni deplorevoli.

Ed è anche, quello ebraico, un legame di diritto con quella terra, sancito dall'Assemblea Generale dell'ONU nel 1948, nonostante il rifiuto arabo che è, piaccia o non piaccia, la madre di tutte le tragedie successive.

Poi ci chiediamo perché quel conflitto non trovi mai una soluzione. Se questi sono gli intellettuali, figuriamoci il resto. 

 

Commenti all'articolo

  • Di Persio Flacco (---.---.---.49) 18 luglio 2014 21:43

    Ad affermare il principio del Blut und Boden come fonte di legittimità all’esistenza di uno Stato sono rimasti solo il signore di cui parla e il governo israeliano.

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.152) 19 luglio 2014 08:24
    Fabio Della Pergola

    Con la differenza che il governo israeliano ha alle spalle la storia recente del popolo ebraico su cui si fonda la nascita stessa dello stato ebraico, cosa che esplicito chiaramente nell’articolo, dopo duemila anni di indifferenza ebraica verso un qualsiasi "radicamento". Lo stato ebraico non origina affatto da "sangue e terra", ma casomai dalla necessità di un "porto sicuro". Il governo attuale, pur con tutti gli errori che fa, non è alieno dalla logica delle origini: se non si vede la differenza si finisce ineluttabilmente nel pensare che entrambi dicano la stessa cosa, come dimostra il commento.

    • Di Persio Flacco (---.---.---.49) 19 luglio 2014 20:03

      Il mio commento dimostra solo che considero l’attuale dirigenza sionista portatrice del concetto di legame inalterabile tra popolo ebraico e terra di Israele, affine al Blut und Boden nazista.
      Che la terra di Israele sia individuata "laicamente" attraverso le fonti storiche o "religiosamente" attraverso la descrizione che ne viene fatta delle Sacre Scritture non ne cambia il significato e nemmeno le implicazioni "ideologiche" che ne derivano.
      Come ho ripetuto più volte le motivazioni del Sionismo risorgimentale erano profondamente diverse da quelle dal movimento ultranazionalista che ne oggi ne usurpa il nome.
      Non è a me che deve dirlo: deve dirlo a sé stesso.

      A me sono chiarissimi i motivi che hanno portato alla fondazione di Israele, e mi è chiarissimo che non hanno nulla a che vedere, se non in frange marginali, con i concetti paranazisti sui miti di fondazione e i sogni di ricostituzione della Grande Israele che oggi coltivano Netanyahu, il suo governo, le formazioni politiche che lo sostengono, il nucleo dirigente della Lobby "sionista", parte della Diaspora.
      Come non hanno nulla a che vedere con le motivazioni della Comunità Internazionale che ha riconosciuto il nuovo Stato di Israele.

      Ad affermare che il diritto di Israele ad esistere deriva dal legame eterno tra ebrei e terra di Israele non sono né io né nessun altro di rilevante: sono i sedicenti "sionisti". E lei, che ne difende le ragioni.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.152) 20 luglio 2014 00:48
      Fabio Della Pergola

      Come lei consideri l’attuale dirigenza sionista e il sionismo contemporaneo lo so già. L’avrà ripetuto decine di volte e la cosa non mi scuote. Il paragone tra israeliani e nazisti l’hanno fatto in tanti, delirando sui numeri come Odifreddi o negando evidenze plateali nella storia attuale o passata. Lei cerca di farlo dandosi una patina intellettuale, ma la cosa non cambia. La storia del ’sangue e terra’ è insostenibile perché non c’è alle spalle una elaborazione teorica e filosofica che lo sostenesse. Né quando il sionismo è nato né ora. Al più ci sono rivendicazioni "bibliche" cioè religiose, così come religiose sono le rivendicazioni islamiche sulla seconda città santa dell’Islam, che è una bufala tarda, inesistente nelle scritture coraniche.
      In conclusione "le implicazioni "ideologiche" che ne derivano", cambiano eccome; checché lei ne dica.
      Né i sogni - che considero deliranti - di rifondazione della "Grande Israele", storicamente insostenibile, sono diversi dalla pretesa di considerare palestinese tutto il territorio dal Giordano al mare, territorio che "palestinese" non è mai stato.

      «Ad affermare che il diritto di Israele ad esistere deriva dal legame eterno tra ebrei e terra di Israele non sono né io né nessun altro di rilevante: sono i sedicenti "sionisti". E lei, che ne difende le ragioni»...

      Almeno impari a leggere (oltre che a scrivere): io ho contestato al signore algerino l’idea del legame "biologico" con quella terra. Chiunque lo dica è un co..ione. Idem l’idea di un legame "biologico o genealogico" dei palestinesi con la stessa terra che il signore sostiene apertamente. I motivi sono sempre e solo storici. E la storia degli ebrei nell’ultimo secolo è nota.

      Saluti

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.152) 20 luglio 2014 00:56
      Fabio Della Pergola

      e quando intendo religiose, intendo convinzioni di una minoranza strettissima di persone, sia chiaro.

    • Di Persio Flacco (---.---.---.49) 20 luglio 2014 19:41

      << Come lei consideri l’attuale dirigenza sionista e il sionismo contemporaneo lo so già. L’avrà ripetuto decine di volte e la cosa non mi scuote. >>

      Già, lo vedo che non la scuote. E quando a non farsi scuotere dall’ideologia ultranazionalista (per usare una definizione estremamente benevola) dell’attuale dirigenza sionista sono molte altre persone la cosa diventa preoccupante.
      Milioni di persone ragionano su Israele e sul suo futuro partendo dalla premessa (oggettivamente farneticante) che tra Theodor Herzl e Benjamin Netanyahu non vi siano differenze di scopo e di visione; che il Sionismo di Herzl: il cui scopo era di dare agli ebrei una patria nella quale essere al sicuro dalle persecuzioni e dalle costrizioni, è uguale a quello della attuale dirigenza (sedicente) sionista, che afferma un Blut und Boden in salsa ebraica.

      << Il paragone tra israeliani e nazisti l’hanno fatto in tanti, delirando sui numeri come Odifreddi o negando evidenze plateali nella storia attuale o passata. >>

      Non confondo e non ho mai confuso "sionisti" con "israeliani"; tanto meno ho mai confuso "sionisti" con "ebrei". Questa è una sua illazione ingiuriosa, è il pregiudizio falso e tendenzioso che le permette di "non farsi scuotere", qualunque evidenza le possa porre davanti sulla natura dell’attuale dirigenza sionista.

      << Lei cerca di farlo dandosi una patina intellettuale, ma la cosa non cambia. La storia del ’sangue e terra’ è insostenibile perché non c’è alle spalle una elaborazione teorica e filosofica che lo sostenesse. Né quando il sionismo è nato né ora. Al più ci sono rivendicazioni "bibliche" cioè religiose, così come religiose sono le rivendicazioni islamiche sulla seconda città santa dell’Islam, che è una bufala tarda, inesistente nelle scritture coraniche.
      In conclusione "le implicazioni "ideologiche" che ne derivano", cambiano eccome; checché lei ne dica.
      Né i sogni - che considero deliranti - di rifondazione della "Grande Israele", storicamente insostenibile, sono diversi dalla pretesa di considerare palestinese tutto il territorio dal Giordano al mare, territorio che "palestinese" non è mai stato.>>

      Sono d’accordo con lei. Non le rimane che aprire gli occhi sugli scopi e sull’ideologia del gruppo dirigente del "sionismo" attuale.

      «Ad affermare che il diritto di Israele ad esistere deriva dal legame eterno tra ebrei e terra di Israele non sono né io né nessun altro di rilevante: sono i sedicenti "sionisti". E lei, che ne difende le ragioni»...

      << Almeno impari a leggere (oltre che a scrivere): io ho contestato al signore algerino l’idea del legame "biologico" con quella terra. Chiunque lo dica è un co..ione. Idem l’idea di un legame "biologico o genealogico" dei palestinesi con la stessa terra che il signore sostiene apertamente. I motivi sono sempre e solo storici. E la storia degli ebrei nell’ultimo secolo è nota.>>

      Bravo. Ma sa cosa mi ha colpito sfavorevolmente del suo articolo? Il fatto che, nel momento in cui il governo Netanyahu lancia l’ennesima punizione collettiva sulla gente di Gaza in base ad un evidente pretesto e ad un’altrettanto evidente ideologia para-nazista, lei si occupi di un algerino che manifesta le stesse idee.

      Lei ha capacità di attenzione e di analisi sufficienti a individuare e denunciare le farneticanti teorie sul legame tra popolo e terra pubblicate su facebook da un intellettuale algerino ma è totalmente incapace di individuare e denunciare le stesse teorie quando a manifestarle, e a metterle in pratica, è il governo israeliano.

      Sarebbe interessante sapere cosa ne pensa Massimo Fagioli di questo singolare fenomeno di rimozione. Sempre che non si tratti di una omissione consapevole.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.152) 20 luglio 2014 21:17
      Fabio Della Pergola

      Abbiamo già discusso molte volte su questa questione. Francamente non riesco a capire qual è il motivo per cui continua a leggere i miei articoli. Io ho smesso da un pezzo di leggere i suoi. La sua assomiglia sempre più a un’ossessione.

      Nel merito: sionismo oggi, come ieri, ha componenti di destra e componenti di sinistra. Lei lo nega e io non so che cosa farci. E, sinceramente, non me ne importa niente della sua opinione.

      «Il fatto che, nel momento in cui il governo Netanyahu lancia l’ennesima punizione collettiva sulla gente di Gaza in base ad un evidente pretesto...»... che questo sia un pretesto può anche essere vero; di sicuro ciclicamente Israele interviene per colpire l’armamentario di Hamas. Lo sanno anche i sassi. Come anche i sassi sanno che Hamas - come anche Hezbollah nel 2006 - si infratta fra i civili, salvo poi alzare alti lai. Ma l’ottusità di chi come lei continua a vedere un solo aspetto della cosa è sconcertante. Dal 2001 sono stati sparati su Israele 15200 tra missili e colpi di mortaio: sono tre colpi al giorno di media, tutti i giorni per 13 anni ininterrotti; è una indiscutibile tendenza alla trattativa ! E ben prima che Netanyahu arrivasse al governo. L’intenzionalità, se non - ancora - la capacità di sterminare civili israeliani è plateale. Ma per lei questo banalmente non esiste.

      «... lei si occupi di un algerino che manifesta le stesse idee» ovviamente per lei è cosa incomprensibile, ma non è così difficile da capire, si sforzi.

      «Sarebbe interessante sapere cosa ne pensa Massimo Fagioli di questo singolare fenomeno di rimozione»....mmmmm, che paura. A Fagioli glielo chieda lei se ne ha voglia.

      Ma d’ora in poi non le risponderò più. Lei mi puzza di conosciuto, però vigliacco. Io almeno ci metto nome e cognome. Lei le sue superpippe le fa coperto da anonimato.

    • Di Persio Flacco (---.---.---.49) 20 luglio 2014 23:14

      << Abbiamo già discusso molte volte su questa questione. Francamente non riesco a capire qual è il motivo per cui continua a leggere i miei articoli. Io ho smesso da un pezzo di leggere i suoi. La sua assomiglia sempre più a un’ossessione. >>

      Leggo tutti gli articoli in cui mi imbatto, e rispondo a tutti quelli di cui non condivido il contenuto.

      << Nel merito: sionismo oggi, come ieri, ha componenti di destra e componenti di sinistra. Lei lo nega e io non so che cosa farci.>>

      Non lo nego: non ho una idea così romantica del Sionismo. La differenza però è che il Sionismo di Herzl aveva lo scopo, giusto e condivisibile, di fondare uno Stato, anche se a volte con metodi non condivisibili; il sionismo di Netanyahu invece guida uno Stato, compie scelte spesso discutibili per gli stessi interessi di quello Stato, pone in essere azioni che a volte sono criminali, persegue e afferma una ideologia indecente. Questa è la differenza che lei non vuole cogliere.

      << Ma l’ottusità di chi come lei continua a vedere un solo aspetto della cosa è sconcertante. Dal 2001 sono stati sparati su Israele 15200 tra missili e colpi di mortaio: sono tre colpi al giorno di media, tutti i giorni per 13 anni ininterrotti; è una indiscutibile tendenza alla trattativa ! E ben prima che Netanyahu arrivasse al governo. L’intenzionalità, se non - ancora - la capacità di sterminare civili israeliani è plateale. Ma per lei questo banalmente non esiste. >>

      Lei conta i razzi, io preferisco contare le vittime civili (della sorte degli armati non mi importa un fico). Ma non tratto di questa tragedia come se fosse una diatriba calcistica: la mia posizione è che chiunque si opponga alla risoluzione del conflitto è responsabile delle conseguenze e va contrastato. Compreso il governo israeliano e tutta la lobby sionista.

      << Ma d’ora in poi non le risponderò più. Lei mi puzza di conosciuto, però vigliacco. Io almeno ci metto nome e cognome. Lei le sue superpippe le fa coperto da anonimato. >>

      E che differenza farebbe conoscere il mio nome? Sapere che mi chiamo Gino Rossi piuttosto che Ugo Bianchi cambierebbe i termini della discussione?

      Se scrivo con uno pseudonimo è per evitare fastidi. In passato certi pasdaran che non gradivano le mie argomentazioni hanno pensato bene di spargere ingiurie e calunnie di ogni genere associandole al mio nome; di diffondere in rete le mie informazioni personali, compreso l’indirizzo della mia abitazione; di lanciare minacce per nulla generiche, arrivando perfino ad attivare certi loro basisti nel mio luogo di lavoro.
      Vede, io sono un uomo pacifico: se posso evito tribunali e scontri fisici. Non mi piace far del male alle persone.

      Ma se proprio ci tiene posso fornirle in privato tutti i dati che vuole: basta che me lo chieda. Le dico subito però che questo comporterebbe delle responsabilità da parte sua.

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.152) 21 luglio 2014 07:31
    Fabio Della Pergola

    Vedo che i toni si fanno più concilianti.

    «il sionismo di Netanyahu invece guida uno Stato, compie scelte spesso discutibili per gli stessi interessi di quello Stato, pone in essere azioni che a volte sono criminali, persegue e afferma una ideologia indecente. Questa è la differenza che lei non vuole cogliere». E’ ovvio che la colgo, non sono scemo. Ma quello che lei afferma è una posizione contraria alla destra israeliana. Che lei continua a definire "sionismo" a prescindere; come se non esistesse una sinistra che si definisce anch’essa sionista. Di Gideon Levy o di Amira Hass in Israele ce ne sono pochi. L’equivalente palestinese invece non esiste affatto oppure non ha la minima possibilità di esprimersi.

    Io non difendo affatto tutte le scelte del governo Netanyahu e sono convinto con il mio lontano cugino Sergio http://moked.it/blog/2014/07/18/isr... che debba assolutamente nascere uno stato palestinese o anche due diversi, se queste saranno le condizioni. E sono un convinto sostenitore degli accordi di Ginevra, roba passata e ormai velleitaria, ma che è lì a dimostrare la possibilità di risolvere la questione. L’ho anche scritto, e più di una volta.

    Ma quello che appare in tutta evidenza è che lei non vede mai, nemmeno per sbaglio, le responsabilità palestinesi in tutto ciò. Che io ritengo invece ben chiare, e anche maggiori di quelle israeliane, nell’aver ostacolato qualsiasi possibilità di trattativa. Ivi compresa quest’ultima tornata di conflitto mirata ad affossare il governo ANP-Hamas attraverso l’uccisione dei tre ragazzini israeliani.

    «Lei conta i razzi, io preferisco contare le vittime civili» e sbaglia. Perché l’intenzionalità di uccidere conta eccome. Soprattutto nell’opinione pubblica israeliana che poi, a differenza di quella palestinese, va a votare. E l’intenzionalità prelude al fatto che, prima o poi, questo avverrà. E quando avverrà la prassi di Hamas non verrà limitata dal concetto di "risposta moderata" o altre quisquilie simili proprie dell’ipocrisia occidentale.

    «Se scrivo con uno pseudonimo è per evitare fastidi»: troppo facile. Nel mio blog http://fabiodellapergola.blogspot.it/ troverà modo di scrivermi in privato. E la responsabilità sarà comunque solo sua. Io già mi prendo la mia di firmarmi con nome e cognome. E di questi tempi non è poco.

    • Di Persio Flacco (---.---.---.49) 21 luglio 2014 23:57

      << Vedo che i toni si fanno più concilianti. >>

      I miei toni sono sempre gli stessi. Sono i suoi toni a cambiare a seconda dell’argomento che affronto.

      Lei stesso fornisce la prova che parlare di sionismo di sinistra è un inganno, come lo è parlare di fascismo di sinistra.
      La prova è che mentre mezzo mondo assiste inorridito all’ennesima mattanza di civili palestinesi, ed esprime il suo dissenso verso il governo israeliano, lei tace, non esprime né contrarietà né condanna per quello che un potente esercito sta facendo contro una popolazione inerme, chiusa in un enorme recinto. Come tacciono molti altri che si definiscono sionisti, di sinistra o no: per quel che vale questa definizione.
      Ciò che la induce a tacere non ha nulla a che fare col Sionismo. Infatti non danneggerebbe Israele se alzasse la voce contro la strage. Al contrario: proteggerebbe Israele, distinguendola da una classe dirigente fascista che la sta portando alla rovina.
      Ma questo lei non lo capisce, pur avendo le capacità e tutti gli elementi per riuscire a farlo. Per questo le suggerivo di chiedere consiglio ad un analista.

  • Di (---.---.---.152) 22 luglio 2014 00:32

    Va bene, allora cambiamo tono davvero.
    "La prova è che mentre mezzo mondo assiste inorridito all’ennesima mattanza di civili palestinesi... lei tace". Lei dov’era quando Hamas ha iniziato quest’ultima tornata di conflitto ? Ho per caso letto da qualche parte il suo sdegno per i tre ragazzi israeliani ammazzati ? Per gli attentati di Tolosa o di Bruxelles ? Non mi pare di aver letto la sua condanna degli islamisti colpevoli di strage. Non mi risulta. E allora vada a fare le sue reprimende a qualcun altro. Lei è solo uno dei tanti che ha un occhio solo e pretende che tutti abbiano il suo stesso sguardo. Quanto all’analista, ricordo bene la sua ossessività sulla lobby sionista. Come le ho già detto altre volte provveda con urgenza. Ne ha bisogno.

  • Di (---.---.---.39) 23 luglio 2014 01:01
    Nella morte dei tre adolescenti israeliani implicate anche le politiche del Likud
    "Andrebbe segnalato che anche durante la retata israeliana nella West Bank circa 9 palestinesi, alcuni ragazzi o bambini, sono stati uccisi e centinaia sono stati arrestati arbitrariamente."

    Gaza, la macabra sproporzione

    Quando accusa il signor Flacco "Lei è solo uno dei tanti che ha un occhio solo e pretende che tutti abbiano il suo stesso sguardo", il signor Della Pergola sembra parlare di se stesso.

    JPH
    • Di (---.---.---.152) 23 luglio 2014 09:00

      Sono andato a rileggere (l’avevo già letto) l’articolo di Ascanio Celestini suggerito da JPH. Alla fine scrive: ”E mi viene in mente, come un lapsus, la famosa fotografia del bambino ebreo con le braccia alzate nel ghetto di Varsavia. Anche lì c’era stato un conflitto. Un gruppo di ebrei reclusi nell’anticamera delle camere a gas si ribellò". Credo di non aver mai letto un’idiozia simile riguardo allo sterminio nazista. La rivolta del ghetto di Varsavia viene definito "conflitto" simile a quello tra Israele e Gaza. Non ci fu affatto un conflitto; gli ebrei di Varsavia si ribellarono ad una morte certa, non c’era alcuno scampo per loro perché la pianificazione dello sterminio era ormai nota a tutti. Non era quindi questione di sproporzione delle morti, anche se ormai siamo stati tutti contagiati dalla macabra, lucida, fredda razionalità calcolatoria di un Odifreddi. La pianificazione delo sterminio avrebbe dovuto risolvere una volta per tutte la "questione ebraica" in tutta l’Europa nazistificata. La questione non si risolveva in un conflitto, ma con uno sterminio come in effetti fu.
      A Gaza c’è indubbiamente una sproporzione di vittime, dovuta alla differente potenza militare, al fatto che Israele ha approntato un sistema antimissile e in ogni quartiere di ogni città ha costruito rifugi antimissile efficaci.
      Ma, al di là della sproporzione, il sistema di pianificazione dello sterminio dov’è, se non nella testa contorta di Odifreddi o di JPH ? Si può parlare di sterminio di un popolo che è passato negli anni da un paio di milioni circa del 1948 a un numero imprecisato di milioni di oggi (1,5 a Gaza, 2,5 nella West Bank, un numero che non conosco di milioni di "profughi" dispersi fra i vari paesi arabi (Giordania, Libano, Siria, Egitto eccetera) o all’estero ? Davvero siamo a questo livello di demenziale delirio quando si va a equiparare lo sterminio nazista alla reazione israeliana ? Ma è questione di stupidità, di ignoranza o è solo banale malafede ?
      Gli egiziani hanno abbandonato Gaza nel ’67 dopo averla occupata per vent’anni. Venti anni in cui lo stato palestinese avrebbe potuto nascere insieme alla WB occupata dai giordani: ma non è stato fatto nascere. Gli israeliani hanno abbandonato Gaza nel 2005 e non c’è stato affatto un assedio e la "prigione a cielo aperto" di tanta propaganda. Per due anni il valico di Rafah è stato tenuto aperto (c’erano pure i nostri carabinieri messi lì grazie agli accordi presi a livello internazionale) e il valico di Eretz permetteva il transito delle merci. La questione si è fatta cruenta dopo la presa di potere di Hamas nel 2007 (elezioni vinte legittimamente e successivo scontro con l’ANP). Da quel momento sono iniziati i lanci di razzi e il blocco navale della Striscia. Oltre che la chiusura di Rafah da parte dell’Egitto.
      Trovatemi una qualsiasi vicenda che assomigli a questa nella storia della persecuzione nazista contro gli ebrei. Trovatemi un qualsiasi episodio che permetta di pensare che i nazisti avrebbero potuto liberare e permettere agli ebrei di erigere un loro stato autonomo nel cuore dell’Europa. Equiparare Israele alla Germania nazista è una idiozia totale. E c’è davvero da rimanere allibiti di fronte a idiozie simili.
      Non contento il commentatore scrive "Nella morte dei tre adolescenti israeliani implicate anche le politiche del Likud". Frase di una ambiguità tale che potrebbe voler dire qualsiasi cosa. Nell’articolo suggerito leggo "il rapimento e l’uccisione di tre giovani occupanti israeliani i cui genitori hanno usurpato terre palestinesi...".
      "Occupanti"e "usurpato" sono i termini che vogliono giustificare l’omicidio a sangue freddo di tre ragazzini. Ma sono termini palesemente falsi (oltre che agghiaccianti: la cosa giustificherebbe davvero l’assassinio ? e poi si parla di diritti umani violati....) Dei tre, due erano di famiglia residente in Israele - al di là della linea verde - quindi non occupavano un bel niente né usurpavano alcunché, anche secondo quella bislacca e ambigua interpretazione del diritto internazionale che è la risoluzione 242. E il terzo viveva in una colonia sulla cui legittimità si può discutere ad infinitum (ad esempio: si considerano "coloni" gli ebrei di Hebron. Ma a Hebron esisteva una antica comunità ebraica che fu aggredita, massacrata (70 morti) e cacciata dalla città nel 1929. Il nuovo insediamento ebraico è successivo al 1967. Quegli ebrei sono "coloni" o erano "coloni" i palestinesi che avevano preso possesso quarant’anni prima delle case e delle terre ebraiche "usurpate"?). Il resto dell’articolo è assolutamente delirante.
      Idem per le retate indiscriminate. La polizia palestinese collaborava o no nelle ricerche degli assassini dei tre ragazzi israeliani ? E la popolazione collaborava o si opponeva alle ricerche ? Ovviamente le ostacolava. Perché la logica è che è legittimo abbattere i nemici, ammazzando a sangue freddo tre ragazzini, civili, inermi. Quindi non si collabora con la polizia israeliana che cerca gli assassini, ma anzi le si oppone. Con la stessa logica quindi avrebbero avuto ragione i razzisti israeliani che hanno ammazzato il ragazzino palestinese. Che però la polizia israeliana ha arrestato e sbattuto giustamente in galera, dove spero che si becchino l’ergastolo. Gli assassini dei tre ragazzi ebrei invece sono ancora a piede libero, protetti dal loro ambiente e considerati probabilmente eroi.
      Insomma io guarderò con un occhio solo, ma qui siamo alla malafede cieca allo stato puro.

  • Di (---.---.---.33) 23 luglio 2014 19:32

    Ovviamente c’è chi ha una coscienza (e sono molti) e non vive di propaganda.


  • Di (---.---.---.33) 23 luglio 2014 19:33

    Ovviamente c’è chi ha una coscienza (e sono molti) e non vive di propaganda.


    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.152) 25 luglio 2014 09:48
      Fabio Della Pergola

      La risposta è banale: quando vedrò un video arabo - palestinese e non - in cui si parli delle "proprie" mani sporche di sangue, allora prenderò per buona qualsiasi critica. Fino a quel momento qualsiasi richiamo alla "coscienza" israeliana mi puzza di ipocrisia. Cioè della solita indigeribile solfa su "israeliani cattivi, arabi buoni" che nessuno si beve (a parte qualche mente sopraffina)

  • Di (---.---.---.82) 25 luglio 2014 20:10

    Non ci si poteva aspettare diversamente dalla sua mente sopraffina "arabi cattivi, israeliani buoni". Ma c’è chi ha una coscienza, ovvero tanti israeliani buoni e intellettualmente onesti che riescono a vedere al di là della propaganda ufficiale israeliana (che lei riporta fedelmente).

    JPH

    • Di (---.---.---.152) 2 agosto 2014 07:30

      La risposta è banale #2: quando vedrò un video arabo - palestinese e non - in cui si parli delle "proprie" mani sporche di sangue, allora prenderò per buona qualsiasi critica. Fino a quel momento qualsiasi richiamo alla "coscienza" israeliana mi puzza di ipocrisia. Cioè della solita indigeribile solfa su "israeliani cattivi, arabi buoni" che nessuno si beve (a parte qualche mente sopraffina).

      FDP

  • Di (---.---.---.220) 2 agosto 2014 09:47

    Io non so bene se Israele abbia il "diritto" di esistere oppure no, ma so che esiste e so che il mondo arabo non accetterà mai questa situazione.

    Per cui mi paiono sterili le discussioni su ragioni e torti di Israele quando reagisce alle aggressioni - non può fare altro. A meno che non si voglia prospettare qualche cosa di epocale come lo sterminio del mondo arabo o il trasloco in massa d’Israele intero. E qui c’è da notare che, portando le cose idealmente all’estremo, Israele sarebbe perfino capace di attuare una delle due soluzioni; i suoi avversari no: sono molto più rigidi.

    Resto sgomento quando sento le notizie riguardo ai morti palestinesi, ma ritengo che la quantità di morti non sia il metro giusto per prendere le misure: il metro giusto è la capacità delle parti di accordarsi, concedere e sopportare. Ma la bilancia mi pare pendere troppo da una parte sola.

    Cordiali saluti,

    Gottardo

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