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 Home page > Tribuna Libera > Isabella, la schiava che divenne Sojourner Truth

Isabella, la schiava che divenne Sojourner Truth

di Daniela Pia

Isabella Baumfree nacque in schiavitù negli Usa. Intorno al 1797 fu acquistata dal colonnello Hardenbergh e visse a Swartekill a nord di New York, sino ai nove anni.

Venduta ancora una volta (per 105 dollari a John Neely) provò sulla sua pelle l’orrore di essere cosa d’altri. Ma se gli altri disposero della sua vita e del suo corpo non riuscirono mai a piegare la sua anima.

Quando John Neely l’acquistò – assieme a un gregge di pecore – scoprì attraverso le cicatrici che segnavano il suo corpo quanto potesse essere crudele un padrone che , pur disprezzandola, abusava di lei stuprandola e frustandola quasi quotidianamente. Il suo quarto proprietario fu quello che le riservò il trattamento meno violento ma fu la moglie di costui a farsi sua aguzzina.

Tremenda fu la vita di Isabella, però non perse la speranza. Quando nel 1827 ottenne la libertà – e prese il nome di Sojourner Truth – abbracciò il credo metodista. Nel 1844 entrò nell’«Associazione per l’istruzione e l’operosità» di Northampton, fondata da un gruppo di abolizionisti che sosteneva abche i diritti delle donne, la tolleranza religiosa e il pacifismo. 

Isabella-Sojourner non sapeva né leggere né scrivere, però iniziò a dettare le proprie memorie all’amica Olive Gilbert e nel 1850 William Lloyd Garrison fece pubblicare il suo libro, «The Narrative of Sojourner Truth: A Northern Slave». 

Con i pochi proventi acquistò per 300 dollari una casa a Northampton e iniziò a tenere conferenze in pubblico; la prima fu al Congresso nazionale per i diritti delle donne a Worcester, in Massachusetts.

Abbracciare la causa dei diritti umani divenne il suo scopo. Isabella-Sojourner iniziò a viaggiare per gli Stati Uniti raccontando gli abomini della schiavitù, spendendo le sue energie soprattutto a favore dei diritti delle donne. Nel luglio 1851, ad Akron in Ohio, nel discorso che rivolse ai presenti contestò l’idea, allora diffusa, che alle donne dovessero essere riservati solo ruoli marginali nella società. Disse infatti: «Credo che a furia di dare addosso ai negri del Sud e alle donne del Nord – tutti in cerca di diritti – gli uomini bianchi saranno presto nei guai. Ma di cosa si sta parlando qui? Quell’uomo sta dicendo che le donne hanno bisogno di essere aiutate a salire su delle carrozze per trovare un posto sicuro dove vivere. Non mi ha aiutata mai nessuno a salire su una carrozza e nessuno mi ha mai offerto un posto speciale. Quindi non sono una donna? Guardatemi. Guardate le mie braccia! Ho lavorato nelle piantagioni e ho coltivato i campi mettendo il fieno nei fienili e nessun uomo mi ha mai aiutata! E non sono una donna? Potevo lavorare e mangiare quanto un uomo – quando potevo – e non sono una donna? Ho dato alla luce tredici bambini e visto la maggior parte di loro essere venduti come schiavi e quando piansi la morte di mia madre nessuno mi ha ascoltato a parte Gesù. E non sono una donna? E poi hanno iniziato a parlare di questa cosa che hanno nella loro testa. Come la chiamano? Intelletto. … E cosa c’entra questo con i diritti delle donne e delle persone nere? Quell’uomo dice che le donne non possono avere gli stessi diritti degli uomini perché Cristo non era una donna! E da dove viene il tuo Cristo? Da Dio e da una donna (Maria)! L’uomo non ha nulla a che fare con lui. Se la prima donna (Eva) che Dio creò fu capace di ribaltare il mondo (mangiando la mela) allora tutte queste donne dovrebbero essere in grado di capovolgerlo ancora! …. E ora la vecchia Sojourner non ha più nulla da dire».

Il suo volto così segnato, scolpito nell’ebano, divenne famoso grazie anche ad alcuni ritratti stampati che fece quando aveva più di sessant’anni: erano fotografie di piccolo formato montate su un cartoncino di dieci centimetri e rappresentavano un’alternativa economica per le persone che non potevano permettersi i ritratti realizzati con i dagherrotipi. I ritratti di Sojourner Truth portavano sul retro dell’immagine non il nome del fotografo ma il suo. Lei infatti vendeva le sue cartes de visite durante gli incontri pubblici, un mezzo per farsi conoscere e diffondere le proprie idee. Accanto al suo nome aveva aggiunto la frase: «Vendo la forma per sostenere la sostanza». 

Douglass Kirkpatrick le dedicò la Ballad of Sojourner Truth.

A man in the back row stood up and he said

Women are the frail sex: we’re always busy helping them

In and out of carriages up and over ditches

Now they went their suffrage.

Well, they’re better home instead.”

Then Sojourner Truth rose up from her seat

The man in the beck row says I can’t get on a carriage.

Well, no man ever helped me to get onto no carriage.

When I plowed and planted there was no man had me beat.

And ain’t I a woman?”

Look at my arm, I can work as much as you,

And eat es much if I had food and bear the lash as well,

No man did better, I have born thirteen children.

And saw them sold to slavery and cried as mothers do,

And ain’t I a woman?”

“No man came to help me, only Jesus heard me,

As I gathered into barns, no man eased my burden.

When I cried in grief no man brought me back my children,

Stand up again, mister, and take a look at me!

And ain’t I a woman,

And ain’t I a woman?”

 IN “BOTTEGA” NE ABBIAMO PAERLATO ANCHE QUI: Sojourner Truth, la verità che c’è e vola

Questo articolo è stato pubblicato qui

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