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Iran, condannato a morte per aver insultato Maometto su Facebook

Amnesty International ha pubblicato sul suo sito un appello per chiederel’annullamento della condanna a morte di Soheil Arabi, un fotografo di 30 anni arrestato nel novembre 2013 a Teheran e giudicato colpevole il 30 agosto 2014 (con tre voti su cinque) del reato di sabb al-nabi, ossia “insulto al profeta dell’Islam”, su otto profili Facebook di cui era il gestore.

In un altro procedimento, legato agli stessi post su Facebook, Soheil Arabi era stato condannato, il 4 settembre, a tre anni di carcere per “diffusione di propaganda contro il sistema” e per “insulto alla Guida suprema”.

Quello di Soheil Arabi è il secondo caso di condanna a morte per “insulto al profeta dell’Islam” di cui è a conoscenza Amnesty International.

L’altro è quello di Rouhollah Tavana, condannato a morte il 3 agosto 2013 dalla sezione 5 del tribunale penale di Khorasan in relazione a un video clip in cui avrebbe insultato il profeta Maometto.

Tavana è stato condannato, inoltre, a pene detentive e alla fustigazione con l’accusa di “consumo di alcol”, “preparazione di bevande alcoliche” e “relazioni sessuali illecite”. Ulteriori tre anni di carcere gli sono stati inflitti per “offesa al fondatore della Rivoluzione” e “offesa alla Guida Suprema”.

 

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