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Ipazia d’Alessandria e San Cirillo

27 giugno, giorno dedicato nel calendario cattolico a S. Cirillo. Di solito, quando si tratta di santi, diamo tutti per scontato che si tratti di persone buone, caritatevoli, dedite agli ultimi, che spesso sono morte eroicamente per difendere la loro fede. E ciò è vero, ma non sempre. Ad esempio, non è vero per un santo molto importante nella storia della chiesa, ma sconosciuto ai più: S.Cirillo, che in tempi remoti fu vescovo di Alessandria in Egitto. Per cui sarà opportuno ricordare chi sia stato costui.

Ci aiuta in questo la consultazione di numerosi manuali di storia e filosofia, disponibili sugli scaffali delle biblioteche, nonché - più alla portata di tutti, e anche mia - la visione di un ottimo film di un paio di anni fa, Agorà, del regista spagnolo Amenàbar. Film che racconta, in modo documentato e avvincente, la commovente storia realmente accaduta di Ipazia di Alessandria (370-415 d. C. circa), filosofa e scienziata pagana del quinto secolo dopo Cristo, trucidata barbaramente da una setta di fanatici cristiani agli ordini di Cirillo, il personaggio di cui sopra. Il quale, per completare l'opera, fece anche bruciare tutti i suoi scritti di carattere scientifico e filosofico, per cui molte notizie su Ipazia e il suo pensiero ci sono pervenute solo per via indiretta, da storici contemporanei o successivi.

In nome della difesa dell'ortodossia cristiana ad ogni costo, Cirillo chiuse le chiese degli "eretici" noviziani, cristiani che negavano la natura divina della maternità della Madonna, perseguitò violentemente i superstiti pagani, depredandone i beni e cancellandone la cultura, ordinò la distruzione della Biblioteca di Alessandria, una delle sette meraviglie dell'antichità, trasformò le sinagoghe in chiese e cacciò gli ebrei dalla città. Si comincia sempre dal rogo dei libri e si continua con gli ebrei. La storia si sarebbe ripetuta più volte, successivamente, fino ai giorni nostri. In seguito, nel 1882, in premio delle sue imprese, Cirillo fu proclamato da papa Leone XIII santo e dottore della Chiesa.

Vale la pena soffermarci un momento sulla figura della dimenticata Ipazia con l'aiuto dei numerosi scritti dedicati a questo argomento, fra cui una bella recensione del film a firma di Elisa Battistini. Ipazia, figlia del filosofo Teone, è scienziata, filosofa neoplatonica e insegna agli studenti della Biblioteca di Alessandria. È una delle personalità più eminenti della città e tutti la rispettano, sebbene sia una donna. Tutto va bene finché ad Alessandria non si pone la questione politica legata alla diffusione del cristianesimo. Quando il vescovo Cirillo conquista il potere, le cose si mettono molto male per chi professa come Ipazia un solo credo: la filosofia e il pensiero razionale, l'opposto della fede nelle scritture.

Ipazia non china il capo davanti al potere religioso che diviene, in breve tempo, potere temporale. Cirillo non può permettere l'esistenza di un'isola di scienza e ragione all'interno di un mondo, sempre più violentemente cristianizzato e fanatizzato, e, per di più, è intollerabile che chi impersona questa realtà alternativa sia una donna. Una donna matematica, astronoma, osservatrice attenta della natura, che faceva riferimento alla teoria di Aristarco, del III secolo a. C.. Uno che, bizzarramente, pensava che non fosse il sole a ruotare attorno alla terra, ma la terra a ruotare attorno al sole. Teoria questa che non piaceva affatto alla religione trionfante che preferiva controllare il popolo con le parole chiare e banali di cui la teoria geocentrica era portatrice: è il sole che gira intorno alla Terra, lo possiamo vedere tutti, no? Chi lo nega è contro natura, è sospetto di eresia.

Ipazia, una donna che al motto "Questa è la parola di Dio, dovete crederci", preferiva coltivare il dubbio e l'attività critica, la base del progredire della scienza e dell'umanità, quella che prima di affermarsi ha portato sul rogo Giordano Bruno e fatto scomunicare Spinoza. Ipazia, che per tutto questo fu uccisa in modo orribile: i famigerati monaci Parabolani, di fatto una milizia privata del vescovo Cirillo, la scorticarono fino alle ossa, usando gusci di ostriche e cocci di tegole, disperdendone poi i resti. Senza preoccuparsi di ucciderla prima.

I buoni cristiani. Ricordare la vicenda umana di Ipazia non è fare del facile anticlericalismo, né fare una critica distruttiva del sentimento religioso, che personalmente rispetto. E' fare una denuncia del fanatismo religioso, di qualunque religione si tratti. E' fare una denuncia dell'uso della religione a scopi politici, dell'uso della religione come strumento del potere. Obiettivo su cui dovrebbero convergere quanti rifiutano la chiesa dei Torquemada e vogliono invece la chiesa dei S. Francesco. Per cui non sarebbe male che la Chiesa cattolica, segnata sempre più pesantemente da preti pedofili e scandali finanziari, oltre a celebrare se stessa con inopportune manifestazioni hollywoodiane e milionarie, come quella recente di Milano, cancellasse Cirillo, mandante di un assassinio, dall'elenco dei suoi santi. Per un minimo di decenza e di rispetto degli stessi cattolici.

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