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Iowa: le primarie democratiche tra ritardi e sorprese

Ci è voluta quasi un’intera giornata per avere i primi dati ufficiali sui caucus dell’Iowa, ma dopo la lunga attesa vincono il primo round delle primarie democratiche l’outisder Pete Buttigieg e Bernie Sanders. Abisso Biden: è quarto.

di Gianluca De Feo

Habemus Papam. Dopo più di 21 ore di attesa, sono cominciati ad arrivare i risultati dei caucus in Iowa, primo Stato entrato in gioco nel lungo cammino delle primarie democratiche. Con il 71% dei distretti riportati, Pete Buttigieg avrebbe ottenuto il maggior numero di “State Delegate Equivalents”, pur perdendo di misura il voto popolare che ha visto prevalere Bernie Sanders. L’ex sindaco di South Bend è andato forte nelle zone rurali, dove il rapporto delegati/votanti è maggiore, conquistando un totale di 419 S.D.E. (il 26,8%) contro i 394 (il 25,2%) del senatore del Vermont, più forte invece nelle aree urbane.

Iowa: i risultati parziali

Made with Flourish

Crolla invece Joe Biden, candidato fino a ieri favorito per la vittoria finale e testa-a-testa con Sanders nella media dei sondaggi pre-Iowa. Con soli 241 S.D.E (15,4%), Biden è finito addirittura quarto, dietro a Elizabeth Warren (287 S.D.E., 18,4%) e di poco sopra Amy Klobuchar (197 S.D.E, 12,6%). Un risultato a dir poco deludente, che sembra riassumere le debolezze della campagna elettorale condotta fin qui dall’ex vicepresidente e lascerebbe ipotizzare un’emorragia di consensi verso lo stesso Buttigieg. Quest’ultimo avrebbe raccolto gran parte del suo voto anche nelle “pivot counties” del centro e dell’est dello Stato, quelle contee decisive che tra il 2008 e il 2012 votarono in maggioranza per Obama e nel 2016 per Trump.

Le mappe: la distribuzione del voto nei distretti

Mappa New York Times Iowa distretti

Le mappe: il vantaggio dei candidati sul secondo classificato

Mappa New York Times Iowa vantaggio

 

Il caos dei ritardi

L’altra vera notizia della giornata di ieri, tuttavia, è stata l’assenza dei risultati stessi durante l’arco dell’intera giornata. I primi risultati ufficiali, infatti, erano attesi nella notte di lunedì intorno alle 5 (ora italiana) ma non sono arrivati prima delle 23 del giorno dopo. Le cause del ritardo – che ha spiazzato gli analisti di mezzo mondo – non sono ancora ben chiare, ma gli organizzatori del Partito Democratico hanno comunicato che si è trattato di “reporting issues”, difficoltà nella trasmissione dei dati, probabilmente dovute al crash dell’app che i coordinatori di seggio erano stati invitati ad utilizzare per comunicare i risultati.

Il caos creato dai ritardi ha causato numerose reazioni di sconforto – oltre alle solite teorie del complotto – sia all’interno del circo mediatico americano, sia del Partito Democratico, inducendo molti osservatori a mettere in discussione l’esistenza stessa di un sistema lento, complesso e macchinoso come quello dei caucus. Non si è fatta attendere anche la reazione di Donald Trump (nel frattempo vincitore indiscusso dei caucus repubblicani dell’Iowa con il 97,1% dei voti) che con una serie di tweet ha deriso la disorganizzazione dei democratici, descritti come “fannulloni” e “incompetenti”.

 

 

When will the Democrats start blaming RUSSIA, RUSSIA, RUSSIA, instead of their own incompetence for the voting disaster that just happened in the Great State of Iowa?

 
 
 
 

 

 

 

Verso il New Hampshire

Non è ancora chiaro quanto il caos provocato dal ritardo nella comunicazione dei risultati influirà sulla corsa elettorale verso le presidenziali del prossimo 3 novembre e quanto questo possa trasformarsi in un assist per la campagna di Donald Trump. Nel frattempo, la sfida interna al Partito Democratico si muove verso le primarie di martedì 11 febbraio in New Hampshire e la partita è più aperta che mai. Secondo la media dei sondaggi elaborata da FiveThirtyEight, Bernie Sanders guiderebbe nello stato del nord-est con più di 10 punti di vantaggio su Joe Biden (25,8% contro 15,6%), mentre Buttigieg raccoglierebbe il 14% dei consensi, Warren il 12,5% e Klobuchar l’8,9%. Come sappiamo, però, il voto dell’Iowa potrebbe influire non poco sulle campagne dei singoli candidati e rimescolare le carte in tavola anche sul breve termine.

Pete Buttigieg intende sfruttare il momentum della vittoria in Iowa (anche se la copertura mediatica del suo successo rischia di essere oscurata dallo State of the Union Address e dal voto del Senato sull’impeachment) ma dovrà dimostrare di essere competitivo anche negli stati etnicamente più eterogenei, dove fatica a raccogliere consenso tra gli elettori non bianchi. Con la débâcle di Joe Biden, la parziale vittoria in Iowa e il favore dei sondaggi, anche Bernie Sanders si avvicina ai prossimi appuntamenti con il vento in poppa e grandi possibilità di successo soprattutto ai caucus del Nevada – stato a lui storicamente favorevole – il prossimo 22 febbraio.

Elizabeth Warren, terza classificata, spera di sfruttare il buon risultato dell’Iowa e ottenerne uno altrettanto soddisfacente in New Hampshire; per lei la gara è tutt’altro che finita e con lo scontro sempre più aperto tra Buttigieg (moderato) e Sanders (più vicino all’ala di sinistra del partito) la sua intenzione è quella di conciliare le due posizioni ed emergere come il candidato ideale per il Partito Democratico del 2020.

Il capitombolo di Biden favorirà anche il grande assente di questi caucus in Iowa, Michael Bloomberg, che entrerà in gioco durante il Super Tuesday del prossimo 3 marzo sperando di attirare su di sé il favore dell’establishment democratico, nel momento in cui il candidato di punta (in questo momento proprio Joe Biden) dovesse incappare in altri passi falsi.

Infine, Biden stesso deve sperare di risalire la china al più presto per mantenere in vita la propria campagna, magari con successo alle primarie democratiche del South Carolina (dove l’elettorato afroamericano lo vede con particolare favore) in programma a fine febbraio. Certo è, che vincere negli stati del sud non basterà per ottenere la nomination finale, e la strategia elettorale dell’ex vice di Obama dovrà trovare un punto di svolta al più presto, anche perché, come abbiamo visto, più di un candidato è pronto a scippargli il posto da front-runner dei democratici.

Paradossalmente, tra caos nell’organizzazione e risultati a sorpresa, il vincitore inaspettato di questa prima giornata di primarie democratiche potrebbe essere il Presidente Donald Trump, che da un lato avrà a disposizione uno strumento in più da giocarsi in campagna elettorale, dall’altro si sfrega le mani nell’assistere a una lotta serrata e dispendiosa tra una moltitudine di candidati, che non sembra voler consegnare al Partito Democratico una nomination forte, in grado di sfidare il presidente uscente ad armi pari.

 

*I risultati si riferiscono al 71% dei distretti e pur essendo spalmati su tutte le contee (quindi probabilmente altamente rappresentativi del totale) si tratta di dati non definitivi. L’articolo verra aggiornato al momento della pubblicazione dei dati definitivi.

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