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Intima, riflessiva, sofferta: la musica di Giacomo Deiana

Giacomo Deiana non è un cantautore. Non lo è certamente nella accezione più conosciuta del termine. 

E’ invece musicista sopraffino (diploma in chitarra classica al conservatorio, perfezionamento presso la prestigiosa Accademia chigiana di Siena), compositore eclettico cui non manca una certa dose di personalità, un po’ poeta, forse; soprattutto, Deiana appare ad un ascolto attento distillatore sapiente di preziose emozioni. Chi ascolta i suoi dischi (due sono gli album che Giacomo finora ha fatto uscire, “Pochi istanti prima dell’alba”, out nel Maggio del 2017 e “Single”, la cui uscita per Radici Music, etichetta toscana che propone nuove tendenze musicali che si intrecciano a tradizioni popolari di diversa provenienza ed estrazione, risale a poche settimane fa). Il primo dei due è un album di canzoni propriamente dette (undici brani per un totale di ascolto musicale che supera i quaranta minuti). Molto intimo e tormentato sul piano dei contenuti lirici, “Pochi istanti prima dell’alba” si sviluppa variamente: i diversi brani passano dalle suggestioni classico-accademiche e piazzolliane alle colorature latine e mediterranee di una musica godibilissima e raffinata. Non mancano i riferimenti a certe sonorità tradizionali tipiche del nostro paese, le sfumature di jazz (genere, quest’ultimo, che Deiana frequenta da molti anni), gli agganci a certo pop di alto profilo e finanche le “strizzate d’occhio” più o meno dirette (ma probabilmente, almeno in parte, inconsapevoli) al cantautorato italiano propriamente detto (Fabio Concato, Sergio Caputo, De Andrè, e così via). A “Pochi istanti prima dell’alba” Deiana fa seguire “Single”, album che, se mal non interpretiamo la personalità e le esigenze espressive musicali complesse di Giacomo, appare ancora più intimo, riflessivo e sofferto, anche se in modo diverso rispetto al precedente. Di ognuno dei brani, peraltro, il musicista cagliaritano nel risvolto interno di copertina fornisce la precisa chiave di lettura che risponde al dato esperienziale dell’artista: apprendiamo che “Barcelona-Saragoza” racconta di “Un viaggio in treno, quando ancora la speranza non faceva paura”; “Porto taverna” richiama il ricordo di “una spiaggia incantata, nella cui notte han risuonato note amiche amate”, “Piccoli passi” da conto delle sensazioni provate nell’uscire “a fatica, con la necessaria lentezza, a scagliare il nostro sguardo verso qualcosa che somiglia ad un cielo stellato, e forse lo è.”, ancora “Aredhel” riporta alla mente “Una notturna ninfa dei boschi” mentre “Vadinho” lascia intravedere l’irresistibile “fascino di un farabutto” perché “tutti, in fondo, desideriamo essere ingannati.” Procede per sensazioni fotografiche e cinematografiche, Deiana, e ogni brano del CD sembra relazionarsi all’intero album come ogni singolo fotogramma-piano sequenza si relazionerebbe a una ipotetica opera cinematografica considerata nella sua interezza. Sul punto specifico dell’accurato lavoro di ricerca sonora realizzato da Deiana, peraltro, crediamo di dover dire rimandando il lettore a un ascolto mirato dei tre brani di “Single” in cui appare la voce (“Il valzer della domenica”, “Tutto Tramonta” e “Serena”). In essi, ci è parso, Deiana si avventura all’interno delle percezioni anche in qualche modo musicali che le parole in se stesse sono in grado di fornire. In queste canzoni le parole costituiscono un ulteriore pretesto “sonoro” e sensazionale da aggiungere ad ogni brano. Un esempio di ciò viene fornito dalla citata “Tutto tramonta”, splendida song cantata da Andrea Andrillo, i cui primi versi recitano: “Troppo tardi, temo, ti trovo tremante,/tremila tremende tenaglie ti trattengono/tastano, tirano, tendono, torcono, tagliano/timida ti trascini […]”. Parole che a tutta prima appaiono prive di senso reale e che sembrano confermare il loro utilizzo secondo le finalità prima citate. “Pochi istanti prima dell’alba” e “Single”: prime uscite di un artista di grande talento che d’ora in avanti converrà tenere d’occhio.

Foto di Pexels da Pixabay 

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