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Intervista ad un ex S.Marco: "I Marò? Vittime di un meccanismo perverso"

Un ex Marò del San Marco, oggi direttore di un'agenzia di Contracting, si confessa e ne ha per tutti: per i politici, per la diplomazia, per gli indiani. E ne ha anche per i due marò prigionieri delle forze di Nuova Delhi...

Succede talvolta che un semplice commento, magari un pensiero a voce alta, si trasfomi in una irrinunciabile occasione di dibattito e confronto, soprattutto se chi commenta ha il pallino di saperne di più sulle vicende che ci circondano e chi ascolta ha un'esperienza militare non indifferente, del tutto simile a quella dei nostri due militari del San Marco, caduti nelle mani delle autorità indiane. Una semplice idea, espressa senza alcuna pretesa, diventa motivo di discussione, educata e mai eccessiva nel rispetto delle opinioni altrui e pretesto per una intervista estemporanea che ci fa capire ancora oggi come un block notes sia un amico migliore di cellulari ed iPad vari.

Il contractor che decide di vuotare il sacco (e di riferirmi particolari e punti di vista che soltanto chi ha rischiato la pelle su una nave piratabile può fornire) è Francesco Russotto, un ragazzone catanese sulla trentina, fronte alta, capelli in ordine, occhiali scuri e mascella quadrata, fisico temprato dall'allenamento e portamento fiero da ex Marò del battaglione San Marco.

Ci mette passione Francesco, quando mi sente esprimere il mio disappunto in merito alle scelte operate dall' ovattato De Mistura, troppo morbido dinnanzi a quello che l'ex soldato definisce senza mezzi termini "un atto di guerra ai danni del nostro paese".

Russotto: "Ci sono delle constatazioni di fatto, eseguite dalle autorità indiane. Metterei la mano sul fuoco, i nostri Marò sono addestrati, non sparano a caso. Soprattutto hanno delle precise regole di ingaggio alle quali si attengono scrupolosamente."

Spinella: "Ma è anche vero che le indagini sembrano andare nel verso opposto..."

R: "Possono dire quello che vogliono (le autorità indiane, n.d.r.), i nostri soldati non sparano alla prima ombra sospetta. Diamine! Sono soldati italiani! La scatola nera chiarirà molti dubbi. Inoltre, la scorta effettuata dalle autorità indiane con elicotteri e corvette ai danni dell'Enrica Leixe, per costringerla ad entrare in acque territoriali indiane, è un vero e proprio atto di guerra."

S: E'un'affermazione molto pesante.

R."Ma è veritiera. Se al posto dei due italiani ci fossero stati due marines statunitensi o due marinai israeliani, staremmo raccontando un'altra storia. I paesi che intervengono a tutela dei propri interessi vengono trattati diversamente. Hai dimenticato la faccenda del Cermis? Un pilota americano provocò la morte di venti persone, tranciò i cavi della funivia. Ricordi quanto gli hanno dato? "

S: Ricordo che vennero assolti entrambi gli imputati, il pilota ed il co-pilota.

R."Esatto: gli USA hanno rimpatriato un criminale, lo hanno processato e hanno rimesso in libertà. Deprecabile perché quel pilota è sostanzialmente un assassino, mentre non credo che i nostri marinai si siano macchiati di sangue innocente."

S: Ma perché noi italiani non siamo in grado di far sentire le nostre ragioni? Anche quando sequestrarono la Montecristo, mi pare che siano intervenuti i militari dell' SBS britannico...

R."Beh, i politici non sono capaci di muoversi correttamente in questo ambito. La loro cultura militare (e non solo) è prossima allo zero, gli indiani adesso vanno sbandierando l'arresto dei nostri Marò su tutte le televisioni del mondo. Ma vi siete accorti che quei ragazzi portano un tricolore sulla manica della divisa? D'altra parte la nostra classe politica non può affrontare una crisi del genere. La linea d'azione di un altro paese "civilizzato" sarebbe stata più incisiva. Diciamo pure che con un militare stelle e strisce non si sarebbero permessi questa libertà, e la prova di forza degli indiani non sarebbe stata così eclatante."

S: In tanti, avendo appreso la notizia, si sono posti l'interrogativo sul cosa ci facessero due militari armati su un mercantile. Come si spiega?

R. "C'è una legge, la 130/11, che prevede che gli armatori dei mercantili possano avvalersi di personale armato sulla nave per resistere agli assalti dei pirati. In teoria dovrebbe esserci una legge attuativa che disponga la possibilità, per agenzie di contracting come la mia, di assumere incarichi sui mercantili. Mancando la legge..."

S: Certo, il vuoto normativo implica il tacito obbligo per i nostri soldati di difendere gli interessi di alcuni privati. A quali costi si va incontro per avvalersi di questo servizio?

R. "Non è un servizio, semmai si deve parlare di "missione": un militare è comunque da adibire ad altre mansioni, è una questione di mentalità. Risponderà esclusivamente ad un ordine proveniente da chi è gerarchicamente sovraordinato. Un marò non può prendere ordini dal comandante di una nave mercantile, se non vede le stellette non riconosce l'autorità. Questo, in mare, può causare problemi di compatibilità e situazioni scomode."

S: Ma come giustificare quegli gli spari? I due cadaveri purtroppo ci sono.

R. "Non credo che "capo" Latorre (il tono si fa rabbiosamente commosso, la conoscenza tra i due risale all'adolescenza di Francesco, N.d.r.), un militare di provata esperienza e fedeltà alla bandiera, si possa macchiare le mani col sangue di un innocente. E'un padre di famiglia, oltre che un amico di vecchia data. Hanno sparato una raffica d'avvertimento, da oltre 150 metri di distanza. Hai idea della precisione che ci vuole per beccare un obiettivo a 150 metri di distanza, con il rollìo di una nave?"

S: Sinceramente no. Cosa intendi dirmi?

R. "Che chiunque abbia sparato, ha preso la mira verso quei bersagli. Ma non una mira ad occhio nudo, una mira con strumenti idonei a permetterti di fare due o tre centri su un bersaglio a metri e metri di distanza! E' più facile vincere al superenalotto che far centro con due tre proiettili su qualcosa che si muove su una barchetta. Figuriamoci poi se quei proiettili sono quelli di una raffica d'avvertimento!"

S: Per quanto rischiano la vita i militari che sono spesso coinvolti in cruenti conflitti a fuoco con i pirati?

R. "Oltre alla paga base? Circa 14 euro al gioro. Dei circa 500 euro che l'armatore versa allo stato per ciascun addetto alla difesa della nave (solitamente da tre a sei persone), solo quattordici euro vengono versati al soldato, a titolo di indennità di missione. Per quattordici euro in più al giorno, quei ragazzi rischiano davvero grosso."

S: Così poco? Potrebbero rifiutarsi. Nessuno con un po' di sale in zucca lo farebbe per così poco!

R. "Negativo, (risponde proprio così, N.d.r.) è un ordine militare, hanno una missione da compiere. Fanno parte della Compagnia Operazioni Navali. Il San Marco opera a terra, è una forza preparata per compiere sbarchi e combattere sulla terra ferma. Solo il CON è imbarcato, una forza di circa 120 persone a fronte di un traffico annuo di circa mille navi. Possono coprire solo il 30% delle navi da difendere eseguendo compiti di polizia giudiziaria, esercitando funzioni ispettive e di boarding."

S: Inadeguati al fabbisogno quindi. Perché non si attua la legge 130?

R. "(Allarga le spalle) Le solite boiate all'italiana. I contractors non sono militari, ed è ingiusto definirli mercenari: sono professionisti addestrati da professionisti. Sarebbero più idonei dei soldati, per il compito in oggetto. Insomma, tu metteresti un Carabiniere davanti ad una banca a fare il vigilantes? Non penso, il Carabiniere svolge altre mansioni, prende ordini da un superiore: riconosce solo le stellette. Un civile addestrato sarebbe una scelta preferibile."

S: Ci sono interessi da tutelare in questo giro?

R. "Certo, lo stato intasca circa 480 euro per ciascun soldato che sta sulle navi. Senza contare che la mancanza di risolutezza nei confronti delle autorità indiane è indice della volontà tipicamente italiana di non voler calpestare gli interessi in ballo: automobili, petrolio, trasporti. Che vuoi che siano due poveri militari di fronte ad un movimento di denaro non indifferente... Non capisco come si possano lasciare due figli d'Italia in balìa degli eventi."

S: Cosa rischiano i due Marò accusati di omicidio?

R. "In India vige la pena di morte. La diplomazia italiana sta facendo del suo meglio ma sta gestendo la faccenda in maniera un po' morbida. Serviva più fermezza. Sono stati tratti in acque territoriali indiane. Non avrebbero dovuto spostarsi dalle acque internazionali, ma pare che la volontà dell'armatore sia stata quella..."

S: Ma tu hai una tua personale idea su come si possano essere svolti i fatti?

R. "Beh, pare che ci fosse pure una nave greca in quel tratto di mare. Alcuni testimoni inizialmente avevano riferito di spari provenienti da quella nave. I greci tuttavia hanno fatto rotta verso i loro porti: a bordo avevano dei contractors che, se fossero catturati, non godrebbero delle tutele diplomatiche che l'Italia e l'Unione Europea stanno dedicando ai nostri militari. Magari i colpi sono stati esplosi da quella nave."

S: Come finirà?

R. "Come al solito, con le autorità italiane che pagheranno un sostanzioso riscatto. E da ex soldato ti dico che è giusto che sia così, perché in ambito internazionale non riusciamo ad incutere rispetto. E' nell'ordine delle cose all'italiana, gli altri paesi avrebbero minacciato rappresaglie, noi abbiamo offerto un caffé all'ambasciatore Indiano. Perché chi ci governa non ha le palle per comandare, ma pretende di dettare gli ordini. Ed allora ti trovi a lottare 'ma senza causare danni collaterali! La vita dei pirati è sacra'. Che se ne vadano al diavolo, quei militari sono ragazzi che difendono padri di famiglia italiani che lavorano su una petroliera. Meritano rispetto!"

 

Ne siamo certi. Meritano rispetto e anche la tutela di uno stato che non si cali continuamente le braghe in politica internazionale.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.35) 19 marzo 2012 17:01

    Deridiamo gli USA per la prova penosa che hanno dato della loro politica in Vietnam... ma alla fine si tratta solo di "occasioni": quando è stato il nostro turno abbiamo fatto lo stesso (anche se, per fortuna, su scala minore).

    Peccato che, per gli interessati, non sia la "scala" ciò che conta.

    Sky

  • Di (---.---.---.159) 19 marzo 2012 19:25

    Questo ex soldato ha perfettamente ragione.Siamo uno stato che non sa’ farsi rispettare dal proprio popolo.Figuriamoci da altri stati.Mi dispiace dirlo ma siamo veramente ROVINATI.

     

     

  • Di Nicola Spinella (---.---.---.233) 19 marzo 2012 23:41
    Nicola Spinella

    Caro xxx.xxx.xxx.159,


    a dire il vero facciamo parte di un paese troppo singolare: stasera ho avuto modo di parlare con un altro amico (ex fuciliere in Kossovo) che non fa altro che dire "il militare, il poliziotto, il carabiniere sono solo carne da macello". 
    Il popolo non rispetta il paese ma è anche vero che i governanti non rispettano il popolo: circolo troppo vizioso dal quale non usciremo mai a meno di un colpo di reni ASSURDO, di quelli epocali, un cambio completo di cultura. Io purtroppo sono disilluso.
    Ma ancora, un po’, ci spero.
    Ciao

  • Di (---.---.---.57) 20 marzo 2012 01:38

    "con le autorità italiane che pagheranno un sostanzioso riscatto."
    che scemenza è? IL governo indiano mica è un pirata che chiede il riscato...

  • Di Nicola Spinella (---.---.---.233) 20 marzo 2012 08:34
    Nicola Spinella

    Caro xxxxxxxx.57


    pare che la prassi (taciuta) sia quella. Paghi un riscatto. Che poi i due siano liberati su "CAUZIONE" è cosa poco differente...

  • Di (---.---.---.25) 20 marzo 2012 09:50

    Un popolo di servi e di padroni ha definito Scarpinato gli italiani. Ma di padroni che da 500 anni sono pronti a vendersi a stranieri pur di continuare a fare i padroni in casa propria, ecco perché nessuno ci rispetta a livello internazionale. "Franza o Spagna purché se magna" è il motto che contraddistingue gli italiani da mezzo millennio, affibbiatoci da francesi e spagnoli nel 500 perché i nostri "nobili" e i loro sgherri erano pronti a passare ora con l’uno ora con l’altro per stare sempre dalla parte del vincitore.

    In ogni caso l’articolo è pienamente condivisibile, da destra e da sinistra, e se gli elettori di destra e di sinistra la smettessero di fare i servi rinunciando a quel (quasi sempre) piccolo tornaconto individuale che i rispettivi padroni utilizzano per tenerli divisi e sotto, potremmo diventare finalmente un vero popolo con dei diritti costituzionali veri (e non finti come adesso).

  • Di (---.---.---.52) 21 marzo 2012 19:23

    Prima di esprimere qualsiasi giudizio o critica, non sarebbe meglio sapere chi ha ucciso i due pescatori indiani?

  • Di PortaMetronia (---.---.---.106) 25 marzo 2012 01:00

    C’è un dato di fatto di cui NESSUNO tiene conto. Chiariamo bene, le vittime non sono i due marò, nè due pirati, ma due pescatori indiani

    Due pescatori indiani (chissà come avremmo reagito se erano di Anzio) una mattina sono usciti per andare a lavorare e non sono più tornati dalle loro famiglie perchè qualcuno li ha uccisi.
    Ad ucciderli 2 militari altamente specializzati, "affittati" ,da uno Stato lontano migliaia di chilometri, ad un privato (che paga il "servizio").
    Più di qualche errore è stato fatto...o no. Gli indiani qualche ragione ce l’hanno, o no?!!!
    Se poi per riportare a casa i "nostri ragazzi" c’è da pagare, come sostiene l"esperto" intervistato.... che mai si definirebbe un "mercenario"..caso mai Contractors ( è più fine ...come "escort"), allora siamo alla farsa. 
    Mi ronza in testa una domanda: Quanto è costata e quanto verrà a costare a tutti noi, la protezione ad un privato.


    • Di (---.---.---.65) 25 marzo 2012 20:53

      Ciao Porta, benvenuta/o.


      Le vittime sono due pescatori ma gli indizi non sembrerebbero concordare perché da una certa distanza non riesci a far centro in quel modo.
      I due militari non sono stati affittati, sono in missione: praticamente il nostro Governo ci guadagna un bel po’, il parlamento non approva una legge e quindi può farlo solo il san Marco questo servizio. Sono stati fatti errori, certo. O forse no: magari la volontà di chi ha sparato era proprio quella di uccidere. Il punto è che una nave greca è sparita che manco fosse stata quella dei pirati dei caraibi.
      La protezione ,che il privato paga di tasca sua ,va a rimpinguare le casse dello stato che ci affama...

      Personalmente non credo che i nostri marinai del San Marco amino giocare a fare i RAMBO. Considera inoltre che non è particolarmente "conveniente" dal punto di vista economico, per loro. Insomma, tutto si può dire tranne che i ragazzi del Battaglione sono dei macellai che uccidono due pescatori. Forse qualcuno ha sbagliato, ma sicuramente è più facile dire che sono stati gli italiani, che dietro hanno gente come Terzi Sant’Agata e De Mistura (che non è manco italiano), senza cultura militare. Fosse stata una nave statunitense, nessuno si sarebbe permesso di trattarci come l’immondizia del terzo mondo. Opinione mia, ovviamente.
  • Di (---.---.---.107) 26 marzo 2012 19:36

    Per me è un atto di guerra contro l’Italia. di conseguenza chiuderei le frontiere per tutti gli indiani attualmente in italia, rimpatrio immediato oppure internamento.

    invio di unità della flotta con l’ordine di scortare in patria la Enrica.
    E se ostacolate ordine di aprire il fuoco.
  • Di (---.---.---.107) 26 marzo 2012 19:54

    l’Italia E UN PAESE MEMBRO DELLA NATO. Essendo questo un atto di guerra contro un paese membro, gli alleati dovrebbero in caSO DI GUERRA CONTRO L’INDIA essere al nostro fianco.

    Ma sarebbe veramente cosi???????

  • Di PortaMetronia (---.---.---.242) 27 marzo 2012 23:59

    Dici che "gli indizi non sembrerebbero concordare","che una nave greca (di cui non ho letto nelle cronache) è sparita" e te la prendi con gli indiani che "ci trattano come immondizia" poi confermi nei fatti che due militari italiani vengono affittati dal Governo come "protezione" a un privato che paga e che "personalmente non credi che i nostri uomini della San Marco giocano Rambo". 

    Rimangono quei due morti e una verità da accertare

    Tanto per chiudere. Non credo che i nostri militari siano "macellai" ma credo anche, visto che stando alle cronache l’armatore (non il nostro governo che ora "paga" )  invece di scappare, come avrebbe desiderato qualche lettore dell’articolo, ha deciso di portare la nave in un porto indiano.
    Trovo insomma legittimo che la giustizia indiana voglia accertare le responsabilità per la morte di due innocui pescatori (di cui si continua a non parlare).
    Per l’internamento proporrei il lettore sopra!
    • Di (---.---.---.127) 4 aprile 2012 12:25

      Vedo che la tua disinformazione regna sovrana. Prima di scrivere almeno informati. Questa è la ricostruzione di uno che ha eseguito la perizia nell’incidente di Ustica. E incrocia tutti i dati a disposizione, dalle coordinate agli orari ai filmati alle possibili armi usate (e relativi proiettili). Fatti una cultura, e magari dopo commenta.

      www.seeninside.net/piracy/

  • Di Nicola Spinella (---.---.---.161) 28 marzo 2012 08:42
    Nicola Spinella

    Ciao Metronia,


    ricordiamoci però che la nave italiana rimane comunque territorio italiano, quindi soggetto a quella giurisdizione: nessuno dice che questi ragazzi non devono ritornare in italia ed essere accolti da eroi. Ci vogliono indagini (la nave greca palesemente ignorata dalle indagini indiane) e le colpe, se ci sono, vanno sanzionate.
    Inoltre, nel corso dell’incontro, il marò che ho intervistato mi ha detto "ma tu sei sicuro che fossero pescatori? guarda che per prendersi le petroliere arrivano proprio con un peschereccio eh?", lasciandomi intendere che la faccenda è molto più complessa di quello che ci lasciano credere...

    ciao e grazie!

  • Di (---.---.---.130) 3 aprile 2012 19:39

    Siete sicuri che gli indiani erano soltanto pescatori? Che ci facevano sotto la nostra petroliera in acque interanzionali teatro di atti di pirateria?
    A noi italiani è stata data la possibilità di perlustrare il peschereccio?
    Pare che quei due pescatori con un barchino si stessero dirigendo verso la nostra petroliera proprio come fanno i pirati, poi salgono a bordo armati e sequestrano la nave.
    CESARE ZACCARIA

  • Di (---.---.---.222) 30 maggio 2012 12:31

    bof bof bof.... si paga e i marò ritornano a casa?



  • Di (---.---.---.32) 18 agosto 2012 10:20

    Una nave mercantile non gode di extraterritorialita’, non e’ mai territorio italiano.
    Bello vedere come si aggrediscono gli altri dicendo di informarsi quando la pensano diversamente e poi’ si cade così banalmente.......

    Bha.....
    "Non e’ possibile centrare dei pescatori da così lontano" e’ l’unica nostra difesa, e gli altri sono bugiardi a prescindere e’ il nostro motto. Vero i pescatori si sono suicidati, o meglio cosi’ mettiamo tutti d’accrodo: " sono stati suicidati"

  • Di Luca (---.---.---.247) 18 marzo 2013 19:06
    Lasciamo stare le chiacchiere, la patria come paravento di responsabilità, ecc.

    Parliamo dei fatti, come risultano dalle indagini della Procura di Kochi (Stato del Kerala) e come riferite dalla prof. Giorgia Càntele a Radio Radicale:
    ore 6.22)

    1) i proiettili rinvenuti nei cadaveri dei pescatori sono da collegarsi univocamente alle armi italiane;

    2) la nave italiana al momento del delitto si trovava a 33 miglia dalla costa, stando alla traccia GPS del satellite;

    3) le acque territoriali arrivano a 12 miglia + 12 miglia = 24 miglia dalla costa;

    4) in India vige lo stesso diritto della navigazione dell’Italia: entro le 200 miglia dalla costa c’è la Zona Economica Esclusiva di ciascuno Stato, in cui, secondo il C.P. indiano (ma anche italiano) se in un incidente sono coinvolti navi o aerei nazionali, allora la competenza giuridico-penale è nazionale, in quanto in tali casi la territorialità viene estesa dalle 24 alle 200 miglia.

    Ognuno a questo punto tragga le sue conclusioni.

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