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Intervista ad Arianna Ciccone: "Portati in Questura per uno striscione sul Referendum fuori la RAI"

La linea va e viene e la colpa è delle gallerie che attraversa il treno che sta riportando Arianna Ciccone, ideatrice del Festival di Giornalismo di Perugia e uno dei membri di Valigia Blu, a casa, dopo una mattinata quantomeno folle.

Sì perché alle 5.30 del mattino alcuni attivisti di Valigia Blu hanno cercato di appendere due striscioni critici nei confronti del servizio pubblico, uno sui referendum e l'altro su Santoro. In tutta risposta sono stati portati in Questura e rischiano una denuncia (ma non sanno da parte di chi) per affissione abusiva (sì, nel paese tappezzato da manifesti abusivi dei politici) e hanno subito il sequestro dello striscione. Ne abbiamo parlato, appunto, proprio con Arianna.

Ciao Arianna, ci spieghi quello che è successo stamattina?

Eravamo davanti alla Rai di Viale Mazzini alle 5.30 per appendere uno striscione sul Referendum, quando qualcuno della sicurezza è arrivato di corsa dicendoci che non potevamo appendere nessuno striscione, abbiamo cominciato a discutere finché ha deciso di chiamare la polizia. Noi abbiamo aspettato i poliziotti, che sono arrivati poco dopo, ma la cosa assurda è che ci hanno messo 45 minuti per decidere di portarci in Questura. Ce n’era uno che voleva lasciarci andare dopo aver tolto lo striscione, l’altro, invece, non voleva. Quarantacinque minuti di telefonate varie e ovviamente di silenzio nei nostri confronti e alla fine hanno deciso per la seconda opzione: la Questura.
 
Come è finita in Questura? Dal vostro facebook mi è sembrato di capire che ve la siete “cavata” con il sequestro dello striscione..
 
Siamo stati tenuti all’entrata e hanno addirittura chiamato la Digos e c’è chi ha proposto di chiamare la scientifica per analizzare lo striscione. Cose assurde; ma l’assurdo è che ci tenevano lì, senza dirci niente e alla fine ci hanno fatto, appunto, un verbale di sequestro dello striscione e qualcuno minacciava una denuncia per affissione abusiva (ma eventualmente dovrebbe farla la Rai).
 
Facciamo un passo indietro. Spieghiamo a chi non lo sapesse ancora, come si è arrivati a questa situazione? 

Non si può stare sempre in rete, scambiarci link etc per dirci che la Rai non informa o informa male, ma bisogna scendere in strada. Volevamo fare una cosa simbolica, dimostrativa e inoltre avevamo anche un altro striscione (su Santoro). Purtroppo abbiamo un servizio pubblico che non è più al servizio dei cittadini e l’informazione sui Referendum sta lì a dimostrarlo. È possibile che sia il Tg1 che il Tg2 riescano a sbagliare le date dei referendum a pochi giorni di distanza? Ma nessuno li supervisiona i servizi?
 
 
Da tempo, voi di Valigia Blu vi fate portavoci di una fetta di rete a cui non sta bene il modo in cui, ad esempio, il servizio pubblico tratta argomenti sensibili, quali appunto il referendum. Quali sono le vostre battaglie e quali i vostri risultati.
 
Beh no siamo partiti dalla battaglia Prescrizione/Assoluzione, per dimostrare che prescrizione, appunto, non significa assoluzione. Da lì abbiamo deciso di “specializzarsi” nel monitoraggio del servizio pubblico che, appunto, non risponde al servizio pubblico. Quella del Tg1 minzoliniano è informazione di parte. Il Tg1 è sempre stato filogovernativo, ma c’è un abisso tra l’essere filogovernativo e il fare propaganda. Il Tg2 di Orfeo era di destra, ma deontologicamente perfetto. E così non riuscendo a sopportare i servizi zoologici del Tg1 che levavano spazio alle cose importanti abbiamo deciso di manifestare questo disagio anche in maniera ironica, come con la revisione del Waka Waka.
 
 
Il problema è che i partiti dovrebbero uscire dalla Rai. Non la politica, che fatta bene è una cosa nobilissima e buona per la società, ma se la Rai è ridotta così è responsabilità dei partiti di destra e sinistra. La mia idea è che la Rai non si salverà e sarà privatizzata (nel 2012 scade il contratto tra Rai e Stato); l’esempio di Santoro è lampante. E non parliamo dell’idea stramba di legare il canone alla bolletta dell’Enel.
 
Noi siamo stati a L’Aquila, a Terzigno e Napoli per l’emergenza rifiuti, ma l’idea che per cercare informazioni non possiamo fidarci del servizio pubblico ma siamo costretti ad andare di persona sui posti, armato di macchine fotografiche e videocamere è follia pura.
 
Alle ultime elezioni abbiamo visto come la rete si sia ritagliata uno spazio, piccolo ma importante, nella dialettica politica (penso alla viralità della bugia della Moratti e, perché no, agli hashtag creati ad hoc). Dando per scontato che il peso della rete in Italia è ancora marginale, a che punto della sua vita credi sia arrivata e quale è il suo peso reale?
 
È iniziato qualcosa di diverso in questa campagna politica, qualcosa che caratterizzerà la storia del web in Italia, una svolta. Dopo il Referendum, comunque, bisognerà fermarsi e fare una riflessione, capire cosa è successo in questo periodo. Sicuramente se il Quorum sarà raggiunto il merito sarà della rete (in condivisione, certo, con alcune realtà mainstream che molto si sono spese, penso a Repubblica.it).
 
Non parliamo delle tv, poi, loro sì che hanno fatto muro. È scandaloso. Ad ogni modo qualcosa è cambiato e ieri anche la destra ha cominciato a farsi qualche domanda (al Teatro Capranica). Siamo all’inizio di una presa di coscienza in Italia. Dopo anni.
 
 
LEGGI: Chiedi la rettifica alla RAI per la disinformazione sul Referendum? Finisci in questura...

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