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Intervista a George Saunders tra OWS, il ruolo dello scrittore e "quei matti repubblicani"

L'immagine del poliziotto che, con assoluta nonchalance, spara dello spray al peperoncino negli occhi di un ragazzo seduto a terra è una delle immagini che rimarrà del movimento Occupy Wall Street.

Una protesta che è stata raccontata in diversi modi, dalle immagini che l'hanno caratterizzato, appunto, ai 140 caratteri di Twitter, dalle colonne dei giornali fino al megafono umano che a Zuccotti Park amplifica le parole delle tantissime persone che lo stanno appoggiando. Un movimento che da due mesi resiste e occupa parte degli "esteri" italiani.

Ci siamo chiesti come uno dei più apprezzati scrittori contemporanei americani, ovvero George Saunders - autore tra gli altri delle raccolte di racconti PastoraliaIl declino delle guerre civili americane, e della raccolta di saggi de Il megafono spento, nonché firmatario della petizione degli scrittori a sostegno degli occupanti - vedeva il movimento e alla fine si è arrivati, e non se ne poteva fare a meno, a parlare delle primarie Usa e di quei "matti repubblicani".

In un'intervista di qualche anno fa ci aveva risposto a una domanda sull'american dream, dicendo che "con l’economia che ci ritroviamo oggi, tutti quei tipi che ieri stavano saltando la staccionata adesso sono caduti a terra, in quel cortile chiamato povertà". Chissà che oggi quelli che sono caduti non stiano cercando di rialzarsi.

Cosa ne pensa di quello che sta succedendo a Zuccotti park e della manifestazione di Occupy Wall Street?

Sono dalla parte del movimento, in teoria. Negli ultimi 20 anni la ricchezza è schizzata alle stelle nel nostro paese e tutti i vecchi valori della classe operaia sono stati distrutti. Quindi è bello che ci sia qualcuno che lo dice a voce alta.
 
Il filo conduttore di molte delle sue storie è l'assurdità del capitalismo, che lei racconta in maniera ironica. È possibile, adesso, rimanere ironici?
 
Beh, ho sempre pensato che l'ironia avesse allo stesso tempo effetto e pathos - in altre parole, cerco di non essere "meramente" ironico. Per me, questa tonalità è la più veritiera. Per esempio, uno scrittore statunitense deve essere in grado di creare amore/morte/passione ecc, nelle stesse pagine in cui si ritrova a parlare di "Chuck E. Cheese": una pizzeria per bambini, in cui l'oste (Chuck E. Cheese) è un topo gigante, che va da un tavolo all'altro.
 
Ricordo che, una volta, ho partecipato ad un funerale che si trovava dall'altra parte della strada rispetto ad una di queste pizzerie. Il funerale era molto triste, il posto era ridicolo e noi siamo usciti in abiti da funerale. Fuori c'era un ragazzo che, nel suo travestimento da topo, faceva una pausa sigaretta. Questo, per me, sono gli Stati Uniti.
 
Cosa ne pensa delle loro idee? Crede siano utopistiche o che alla fine qualcosa possa davvero cambiare?
 
Beh, non c’è stata una reale ricchezza di idee, ma ammiro l’impulso, che ci dimostra come, attraverso queste manifestazioni, l’America era un paese differente: più egualitario, più democratico con una visione più eroica e gentile di sé.
 
Qual è il ruolo dello scrittore in questo momento? Esiste un modo per descrivere questa epoca, e se sì qual è?
 
Considero il lavoro dello scrittore come un qualcosa di più lento: non esiste una risposta di squadra rapida nello scrivere, o almeno non credo. Le agitazioni ci sono da sempre. Lo scrittore è solito usare queste agitazioni, se le trova appropriate. Credo che la narrativa vada meglio per temi più profondi, con un ritmo più lento, ad un livello più personale. La narrativa ispira tenerezza, e questo va bene in ogni stagione.
 
Qui in Europa la crisi è molto forte e ha fatto tre vittime illustri: Zapatero, Berlusconi e Papandreu. Come vede, invece, il futuro negli Usa, dove il prossimo anno andrete a votare?
 
Non sono sicuro. Abbiamo un gruppo di matti nel partito repubblicano, quindi sto pregando che Obama resti al suo posto. Ha avuto i suoi problemi ma è una persona veramente intelligente e compassionevole – una mano ferma al volante. I Repubblicani sembrano sostenere il no a qualsiasi tassa, un muro attorno al Messico e così via. Non è incoraggiante. Francamente non vedo come potremo permetterci un muro attorno al Messico se non aumentiamo le tasse. E poi dovremmo iniziare a preoccuparci di quei socialisti su in Canada.
 
LEGGI ANCHE: OWS: gli scrittori occupano Wall Street e difendono la biblioteca del popolo

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.12) 22 novembre 2011 19:57
    Damiano Mazzotti

    Speriamo che qualcuno capisca presto che i politicanti camerieri e miliardari rischiano di portarci entro un paio di anni nella Terza Guerra Mondiale. E anche i burocrati e i professori troppo abituati a insegnare sempre le stesse vecchie cose. I veri politici sono degli scienziati, sociali e non, che riescono a anticipare i bisogni essenziali dell’umanità e del mondo, senza usare la violenza e la tortura legalizzata dell’indigenza e della fame.

    Comunque per capire meglio l’America, fatevi un bel giretto qui: www.joebageant.com (La bibbia e il fucile. Cronache dall’America profonda, www.brunomondadori.com, 2010); www.kunstler.com (Blog Clusterfuck Nation di James Howard Kunstler).

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.12) 22 novembre 2011 22:59
    Damiano Mazzotti

    E poi c’è da considerare questa cosa: ma davvero un paese grande come gli Stati Uniti possono rappresentare tutta la popolazione con solo due partiti, gestiti come multinazionali supermiliardarie per raccoglie più denaro possibile, per poi spenderli nella pubblicità di una campagna elettorale, invece di migliorare le condizioni della popolazione e di investirli in formazione e cultura? Se in America non nascerà almeno un terzo partito, o meglio almeno due tra cui un Partito dei Cittadini, alla prossima vera crisi finanziaria potrebbe scoppiare una guerra civile, simile a quella scatenata per l’abolizione della schiavitù corporea.

    Questa volta si tratterà di emanciparsi dalla servitù finanziaria e dalla servitù della "mafia" dei partiti.

    Le mafie finanziarie conoscono bene questi rischi, per cui preferiranno scatenare guerre nel Medio Oriente per deviare l’aggressività all’esterno, anche col rischio di scatenare la Terza Guerra Mondiale. Non sanno di rischiare grosso perchè con la Terza Guerra Mondiale per la prima volta nella storia ci saranno milioni di civili americani morti.

    Finora i peggiori assassini degli americani sono stati gli americani stessi, per via della guerra civile. Non sembrerebbe, ma gli esseri umani sono fatti così: si ammazzano meglio, se si conoscono meglio. E gli ex alleati sono il più delle volte i bersagli preferiti.

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