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Integrazione, c’è ancora tanta strada da fare

Convegno dell’azione cattolica nelle terre dell’immigrazione, di Jerry Masslo e della rivolta contro la camorra. Ma gli immigrati non ci sono...

Integrazione, c'è ancora tanta strada da fare

Al convegno dell’azione cattolica “Giovani immigrati cittadini del mondo” (sabato scorso ad Aversa, nel casertano) sul manifesto la parola “immigrati” era cancellata da una evidente linea trasversale. Un modo per sottolineare il messaggio dei promotori: non bisogna farsi condizionare dalla provenienza della persona che si ha davanti, ma giudicarla come cittadino.

 

Nella facoltà di Ingegneria, c’erano i giovani, c’erano i cittadini, c’erano i membri della comunità di Sant’Egidio e i responsabili diocesani Ac Giovani provenienti da Capua e Sessa Aurunca, diocesi cui fa capo il territorio attraversato dalla Domitiana (la strada delle prostitute, della droga, ma anche di una laboriosa comunità di immigrati, protagonista un anno fa della più eclatante rivolta contro la camorra che si ricordi a memoria d’uomo).

Ma mancavano proprio loro, gli immigrati. Solo due su 150 presenti. Tanto che Jean Renè Bilongo, mediatore culturale, nel suo intervento ha urlato: “Dove sono gli immigrati?”. Una domanda retorica, che sottolineava in modo provocatorio la distanza tra le buone intenzioni e l’amara realtà, nella quale l’integrazione è di là da venire. “Io, cristiano, ho trovato barriere nella culla della cristianità”, ha detto con amarezza Bilongo, che lavora al Centro Fernandes di Castel Volturno, punto di incontro e spesso ancora di salvataggio per generazioni di immigrati del litorale campano.

Il Sud Italia è il primo approdo di speranza per migliaia di immigrati, laboratorio ecclesiale in cui si tenta un percorso di giustizia e promozione umana”, hanno ricordato nella loro introduzione i vicepresidenti Ac Salvatore Compagnone ed Elisabetta Reccia, citando l’ultimo documento della Cei “Per un Paese solidale. Chiesa Italiana e Mezzogiorno”.

Ma non esiste alcuna invasione”, assicura dati alla mano Giorgio Minella: il dossier annuale Caritas/Migrantes rivela che gli immigrati sono tre milioni, il 6,5% delle popolazione nazionale e più della metà sono cristiani. Minella ha poi sottolineato l’importanza della formazione, della cultura: “Misurare la percezione dell’immigrato richiede tempo, spazio, maestri; lo studio diventa la principale ancora di salvezza”.

Fondamentale l’attività dei mediatori così come i tanti progetti di integrazione, dalle case di accoglienza alle scuole di lingua e cultura. “Ma non basta – ha sottolineato Benedetta Ferone, della comunità di Sant’Egidio - a Napoli e nelle periferie, gli immigrati senza dimora si devono nascondere perché gli episodi di razzismo e di intolleranza sono sempre più numerosi. Riconoscere l’identità dell’altro deve essere il primo passo per poter rompere l’isolamento”.

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