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Innovazione domestica e d’importazione

Innovazione domestica e d'importazione

 

Mentre stimola l’innovazione prodotta in casa, la Cina apre a quella d’importazione: sia facendo la corte agli esperti stranieri sia riducendo i limiti posti ai governi locali per l’acquisizione di tecnologie straniere.

Un grafico interattivo dell’Economist mostra molto chiaramente come è cambiata la geografia dell’innovazione negli ultimi anni (fino al 2007).

A prima vista, mostra una connessione stretta tra il numero di brevetti internazionali registrati da un Paese e gli investimenti in ricerca e sviluppo.

Evidenzia inoltre la comparsa sulla scena dei Paesi emergenti.

Entrare nella pagina e schiacciare “Play” in basso a sinistra. La dimensione di ogni punto rappresenta gli investimenti, il colore rappresenta il numero di brevetti pro capite: rosso per una maggiore intensità, blu per una minore. Per il dettaglio delle economie in via di sviluppo, cliccare su “Emerging markets take off” nella toolbar destra. (Fonte: OCSE STI Scoreboard 2009)

La Cina supera ormai in investimenti la Germania, sta rapidamente raggiungendo il Giappone e ad ampie falcate si avvicina al budget Usa. Il numero di brevetti pro capite resta però basso.

Insomma, c’è un problema di allocazione efficiente del denaro speso e di know how.

Per questo motivo, il Dragone importa innovazione. O almeno ci prova.

La prima notizia ci dice che nel quadro di una conferenza sino-americana sull’ingegneria, il vicepremier Zhang Dejiang ha dichiarato che “la Cina dà il benvenuto agli esperti stranieri affinché offrano consigli sullo sviluppo industriale e sull’innovazione tecnologica del Paese, aiutando le imprese cinesi a superare le difficoltà tecnologiche”.

Contemporaneamente, il ministero della Scienza e della Tecnologia ha proposto di allentare la rigida normativa che privilegiava le aziende cinesi nell’acquisto di prodotti tecnologici da parte dei governi locali.

Un disegno di legge, che risale al 10 aprile, permetterebbe alle autorità locali di comprare software, hardware, materiale d’ufficio e prodotti ecocompatibili frutto della ricerca sviluppata all’estero.

Ufficialmente, l’allentamento della politica protezionistica viene presentato come una concessione agli Stati Uniti per allentare le tensioni in materia commerciale.
Ma è chiaro che entrambe le notizie rivelano una precisa linea politica: attirare in Cina più innovazione.


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