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Incertezza e Quarto Conto Energia: il fotovoltaico italiano tiene

Dopo un anno, il 2010, che ha registrato numeri impressionanti di crescita per le installazioni di impianti fotovoltaici, spingendo finalmente l’industria e l’indotto italiano di settore, il 2011 è stato palcoscenico di retrofront, valutazioni estemporanee e alla fine dell’accantonamento del terzo conto energia per dar vita al quarto, rivisto e corretto, non solo nell’entità tariffe premianti ma pure nelle regole.

I numeri del fotovoltaico, proroghe e deroghe.

L’irritazione per i numeri del fotovoltaico e tutte le conseguenti polemiche sull’eccesso di finanziamento attraverso il sistema di remunerazione dell’energia prodotta da fonte solare, sono state in realtà una conseguenza della proroga concessa dalla norma c.d. Salva Alcoa; un decreto di deroga all’applicabilità delle ricche tariffe del 2° conto energia, non più valide soltanto per gli impianti entrati in esercizio entro il 31 dicembre 2010, ma anche per quelli completati entro quella data.

La deroga ha scatenato la corsa a concludere le installazioni entro la fine dell’anno con un risultato finale sospetto. Nei soli ultimi due mesi è stata comunicata, secondo la procedura G.S.E. la fine dei lavori per ben 4 GW di impianti. Con queste cifre è stata ampiamente superata la soglia finanziabile dal 2° e 3° conto energia, causando le proteste dei grossi consumatori, le grandi industrie energivore, secondo cui il costo della sovvenzione al kwh fotovoltaico – drenato nelle bollette elettriche - starebbe diventando insostenibile e causa, per le loro aziende, di ulteriore gap di competitività sul mercato globale.

L’allora Ministro Romani.

Il Ministro Romani, appena insediato ha pensato di raccogliere le sollecitazioni degli industriali – adducendo anche motivazioni di eccesso di costo per le bollette degli italiani tutti. E’ sembrato in realtà che alla base ci fosse, soprattutto, la linea dell’inutilità del solare contro la grande idea del nucleare. Poco interessato ai sondaggi – da sempre univoci che confermano come gli italiani siano assolutamente favorevoli a spendere di più in bolletta pur di sostenere le rinnovabili – e nonostante le proteste degli operatori del settore fotovoltaico, che ormai conta un numero importante di aziende e di addetti e che produce un indotto estremamente rilevante, il terzo conto energia è stato bloccato dopo soli tre mesi dalla sua entrata in vigore.

Un blocco repentino e con scarso preavviso attuato con il c.d Decreto Romani, che ha letteralmente mandato nel panico il mercato ed ha fermato le vendite e le installazioni per diversi mesi. In generale c’erano degli argomenti plausibili e ragionevoli per rivedere il conto energia e l’entità delle tariffe; ed anche per ridurre gli eccessi speculativi ed i progetti di grosse centrali. Ma la vicenda del Decreto Romani, diffusamente ormai chiamato “Ammazza Rinnovabili” e del Quarto Conto Energia, è un ulteriore esempio del modo di fare politica energetica in Italia, specialmente riguardo a nuove tecnologie e risparmio energetico.

A prescindere dal merito delle nuove norme del Quarto Conto Energia, che presenta novità anche condivisibili e correzioni ad eccessi speculativi, resta lo strascico che ha a che fare con i danni creati al mercato fotovoltaico nei mesi passati e la luce di incertezza, anche per il futuro, sulle normative di incentivazione del settore.

L’industria italiana del solare.

L’industria italiana del solare, che pure ha iniziato tra le prime in Europa, ha sempre dovuto fare i conti – e sofferto – con l’incertezza, passando dai momenti di fortissima domanda, avvilita da shortage di materie prime, alternata a momenti di bassissima produzione.

In un contesto del genere, la filiera italiana non ha potuto svilupparsi per tempo ed in modo adeguato alla competizione europea - non ha potuto beneficiare, come è stato per le aziende tedesche che oggi sono i big accanto alle asiatiche, di un mercato domestico in cui crescere per poi internazionalizzarsi. Il decreto Romani ha avuto, oltre all’effetto scontato di bloccare il mercato per quasi tre mesi, quello ulteriore – e che ci trascineremo per lungo tempo – di essere un precedente minaccioso; ha cancellato un sistema di incentivazione in corso programmato per un triennio, su cui le aziende hanno investito ed organizzato il proprio lavoro, con effetto immediato ed un tempo di deroga strettissimo. Se ha potuto farlo Romani potrà accadere ancora; l’orizzonte temporale del 2016 del nuovo conto energia è, quindi, un'incognita e le aziende ci devono scommettere.

La politica energetica in Italia, specialmente quella a supporto delle rinnovabili è stata sempre poco lineare, con continui cambi di rotta a seconda del succedersi dei governi e di ministri – o dei direttori dei ministeri competenti - e soprattutto è mancato il supporto dal lato dell’offerta – gli incentivi alle nuove aziende del settore e alle iniziative di ricerca e sviluppo è sempre lenta e, ancora, molto incerta.

Il tutto in un contesto autorizzativo caotico e non uniforme sul territorio nazionale. Per anni si sono attese le Linee Guida per l’Autorizzazione Unica, ed una volta emesse resta ancora a diverse regioni l’onere di adeguarsi e implementarle sui territori di riferimento; poi c’è stato l’avvicendamento di DIASCIA, edilizia libera in una serie di norme ed interpretazioni che spesso sono addirittura in capo agli uffici tecnici dei comuni.

Gli effetti dello stop.

Gli effetti dello stop causato dal decreto Romani, alla sua pubblicazione, sono stati immediati. Praticamente si sono bloccati tutti gli impianti già cantierizzati di media e grossa taglia, perché assolutamente impossibile da collegare alla rete entro la deadline del 31 Maggio 2011; fermi e sconcertati gli investitori stranieri e sospese tutte le delibere bancarie di finanziamento di impianti fotovoltaici, anche di piccolissima potenza. La giovane e piccola industria solare fotovoltaica italiana, che oggi conta circa 40 fabbriche manifatturiere di moduli fotovoltaici, e qualcuna più grossa con propria produzione di celle, hanno mantenuto le linee attive per qualche settimana, con il risultato di riempire i magazzini per poi mandare i tecnici in cassa integrazione.

Il quarto conto energia è probabilmente il meglio che si potesse ottenere, visto i presupposti; con l’eccezione della mancata conferma della possibilità di derogare al 31 Agosto 2011 la validità del 3° conto energia, e che avrebbe ridotto i danni. Ma comunque ingenerose sono state le critiche al GIFI e quelle personali al Presidente, Ing. Natalizia, che ha invece ottenuto ciò che si poteva ottenere.

Il mercato italiano ormai è vivo e popolato da diverse aziende, ha un indotto, la tecnologia è diffusa e quindi, anche perché i ns. vicini europei non hanno molto di meglio rispetto a noi, è già in fase di ripartenza. Resta però un precedente che crea incertezza e seri danni ad un mercato che negli ultimi anni ha rappresentato per molte aziende una opportunità rilevante. La stabilità della politica di sostegno alle rinnovabili, dovuta a variazioni degli indirizzi della politica nazionale è qualcosa che oggi ancora di più gli operatori continueranno a temere.

Le ragioni del costo eccessivo per lo Stato e per gli italiani delle sovvenzioni al fotovoltaico è in realtà, numeri semplici alla mano, un falso problema. Pur non considerando il contributo alla riduzione dei c.d. costi esterni, i costi dell’inquinamento legati alla produzione di kwh elettrico, il gettito fiscale che sta portando il settore è ampiamente al di sopra di quanto si sta spendendo per finanziarlo e il sistema di incentivazione sta portando i risultati per i quali era nato, cioè diffusione della tecnologia e riduzione dei costi.

Tutto il settore delle rinnovabili e il fotovoltaico in particolare, inoltre, nel momento di crisi finanziaria è uno tra i pochissimi che sostiene aziende e occupazione; rappresenta uno degli aspetti principali della green economy nazionale utile a svecchiare l’apparato produttivo ed a raggiungere i target ambientali obbligatori. Nonostante gli stop and go e l’incertezza della prima parte del 2011, ad oggi sono oltre 280.000 gli impianti in esercizio in Italia che accedono agli incentivi del Conto energia per un totale di 11 GW.

Obiettivi.

L’obiettivo del sostegno alle rinnovabili è quello di consentirgli nel più breve tempo possibile il raggiungimento della maturità tecnologica e della competitività economica con le altre fonti di energia. Dal punto di vista della tecnologia, oltre all’affidabilità degli impianti, ormai comprovata, i miglioramenti in efficienza – con la concorrenza globale – stanno dando importanti risultati in termini di riduzione di costi degli impianti stessi; la riduzione delle tariffe del 4° conto energia sono al passo con il minor costo dell’impianto e si va spediti verso la c.d. grid parity, cioè il momento del raggiungimento della autonomia della tecnologia, quando sarà da sola capace di essere competitiva rispetto al costo del kwh acquistato dalla rete elettrica.

“Il pareggio del costo del kWh fotovoltaico con quello generato dalle fonti tradizionali sarà raggiunto, secondo stime dell’EPIA – l’associazione dell’’industria solare europea - nel 2015 per gli impianti con 3 kW di potenza, e nel giro dei due anni successivi per tutte altre taglie di installazioni. l’Italia si attesterà al primo posto per capacità installata annua, superando per la prima volta la Germania.
Al terzo posto si consoliderà il mercato degli Stati Uniti, seguito da quelli dell’India, Giappone con la Cina che balza al quinto posto.

Un dato incoraggiante confermato anche dal Gifi (Gruppo imprese fotovoltaiche italiane). L’associazione confindustriale stima uno sviluppo del fotovoltaico italiano che proseguirà con buoni tassi di crescita anche nei prossimi anni: il volume di installazioni fotovoltaiche raggiungerà, infatti, nel 2012 e nel 2013 rispettivamente i 2,7 GW e 2,6 GW.

“Dati importanti, certamente inferiori alle performance del mercato negli ultimi due anni, ma che permettono di guardare al futuro con un certo ottimismo, nonostante i timori sulla tenuta del comparto dopo la sostanziale riduzione delle tariffe incentivanti introdotta dal Quarto conto energia”, ha commentato Valerio Natalizia, presidente del Gifi. Il presidente del Gifi ha poi sottolineato l’importante ricaduta occupazionale per il sistema Italia.

“Il settore nel giro di pochi anni ha dato un forte impulso alla creazione di nuovi posti di lavoro, circa 20.000 addetti diretti, con un’età media dei lavoratori di 35 anni, e uno dei pochi che ha continuato a crescere anche in una situazione economica particolarmente difficile – ha spiegato Natalizia. – Altrettanto importante è il peso che il solare sta acquisendo nel mix energetico.

Il fotovoltaico è oggi a tutti gli effetti una fonte primaria, se consideriamo che copre circa il 3% della domanda, quota che entro il 2012 arriverà al 6% e che rappresenta circa la metà rispetto a una fonte come il carbone. Un risultato ancora più straordinario se pensiamo che è stato ottenuto nel giro di pochi anni".

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