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In Italia nulla è più stabile della precarietà

Un trafiletto sulla cronaca locale del Messaggero di mercoledì 3 settembre raccoglie la protesta accorata di un precario del Comune dell'Aquila, ormai allo stremo delle forze

La stampa con la "STA" maiuscola, quella che STA un po' di qua e che STA pure un po' di là, ci ha abituato a fatti raccontati di sbieco che a leggerli sembra di ritrovarsi nel mezzo di uno spiraglio di una porta aperta a metà nel buio.

Questo è il tempo, questa è la storia. L'intervento di Schettino nel corso di un seminario organizzato da un docente dell'Università La Sapienza di Roma solleva un polverone che ricade giù dal cielo come le manine nell'Amarcord di Fellini. Un pregiudicato costituente, che è giusto consultarsi con lui e che soprattutto lo si faccia in fretta, anche con un gelato che si squaglia in mano, perché la ripresina ha mille giorni contati.

E siccome non c'è più tempo da perdere, la si passi pure a quel parlamentare europeo proveniente da Roma e sceso a Bruxelles dal volo Low Cost TV 703 della Virgin Express che, all'epoca, nel 2004, ricevette lo stesso il rimborso di circa 800 euro a fronte di una spesa pari a meno di 90 euro.
Ironia della sorte, dieci anni dopo, gli è toccato - al parsimonioso uomo politico - di promuovere la spending review, imponendo l'indice ammonitore sul suo popolo dal più alto gradino che la politica avrebbe potuto mai offrirgli.

Un trafiletto sulla cronaca locale del Messaggero di mercoledì 3 settembre raccoglie la protesta accorata di un precario del Comune dell'Aquila, ormai allo stremo delle forze: "Fino all'ultimo minuto di contratto non sappiamo mai se il giorno dopo avremo ancora un lavoro. Anche questa volta l'abbiamo scampata, sebbene abbiamo conquistato solo un altro mese di lavoro. Posso anche ritenermi soddisfatto, ero stato assunto per lavorare sei mesi e, tra un rinnovo e l'altro, sono rimasto cinque anni. (...) A ogni avvicinarsi della scadenza si crea il caos. (...) Più volte la politica ha proclamato la necessità del nostro lavoro, al pari, però, degli ex di Abruzzo Engineering. Sembrano loro la vera priorità della politica aquilana. (...)"

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Proroga al fotofinish
Il Messaggero del 3 settembre 2014

Sempre di nascosto, dietro la porta che la stampa apre a proprio piacimento, pare di capire che in Italia non ci sia nulla di più stabile della precarietà. Lo testimonia appunto il fatto che un dipendente assunto inizialmente per soli 6 mesi è da 5 anni ancora in servizio presso un impiego pubblico. E non solo, oltre a lamentarsi del caos che si crea alla scadenza delle proroghe riferisce anche di una percepibile rivalità nei confronti degli ex dipendenti della Abruzzo Engineering, una società a partecipazione pubblica posta in liquidazione dal 2010 a causa di un deficit di 19 milioni di euro.

Peccato però che all'ispiratore del trafiletto sfugga che in questo momento languono a casa ininterrottamente dal lontano 2010 circa 50 cassintegrati della Abruzzo Engineering tenuti pure fuori dalla rotazione del personale; materia - questa - regolata principalmente dai commi 7 e 8 dell’art. 1 della legge n. 223 del 1991, il primo dei quali prevede che i criteri di individuazione dei lavoratori da sospendere nonché le modalità della rotazione prevista nel comma 8, devono formare oggetto delle comunicazioni e dell’esame congiunto previsti dall’art. 5 della legge n. 164 del 1975. 

Ma la stranezza è un'altra. Il dipendente precario quinquennale parla di "EX di ABRUZZO ENGINEERING". Di certo si tratterà di un lapsus linguae visto che, a quanto riportano le cronache, la società partecipata dalla Regione continuerebbe a fornire il proprio personale esclusivamente in virtù dei molteplici decreti governativi. Oppure c'è qualche informazione che ha dimenticato involontariamente di comunicare alle segreterie sindacali e politiche? Non ci saranno mica prospettive lavorative diverse per i dipendenti in attività della Abruzzo Engineering piuttosto che per i cassintegrati? 

"Io sono attaccato con le mie idee alla realtà e quanto più giro il mondo tanto meno nutro speranza che l'umanità possa mai diventare tutta intelligente, saggia e felice. Forse, fra tanti milioni di mondi, ve ne sarà uno che possa vantare tanto, ma dato il modo com'è costituito, per il nostro c'è poco da sperare"

Goethe, Viaggio in Italia.

 

Foto: Rob, Flickr

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