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In Italia 100mila bambini hanno subito o subiscono maltrattamenti

Dallo studio realizzato dal Cesvi su tutte le regioni italiane emerge un paese spaccato a metà. In un range che va da 1 a -1,5 sono soltanto 11 le regioni che superano la soglia dello 0 e si attestano tutte nel centro nord. Nel mezzogiorno soltanto la Sardegna si avvicina allo 0 le altre sono tutte di segno negativo compreso il Lazio.

La necessità più urgente è quella della diffusione di servizi dedicati all'infanzia e alla formazione degli adulti che si prendono cura dei bambini. Auspicata una legge quadro che sia in grado di costituire un punto di riferimento per arginare la situazione

Il 5 giugno nella bellissima cornice della Presidenza del Consiglio, Palazzo Chigi, si è svolta la conferenza del CESVI per la presentazione alla stampa e al web dell’Indice regionale del maltrattamento ai bambini in Italia.

Dalla voce delle relatrici abbiamo appreso che in Europa circa 850 bambini muoiono ogni anno per cause legate al maltrattamento la maggior parte dei casi tra 0 e 4 anni.

La ricerca svolta dal Cesvi è la prima in assoluto realizzata nel nostro Paese. Prende in esame i dati del contesto socio culturale come fattori di rischio ed i servizi offerti sul territorio e tende appunto attraverso la comparazione di questi dati a creare un indice che possa sinteticamente descrivere la situazione italiana, regione per regione.

Solo la conoscenza del fenomeno infatti rende possibile una presa d’atto della situazione generale dando la possibilità di mettere in atto azioni mirate a correggere le carenze, per intervenire in maniera fattiva sulla situazione dei bambini in difficoltà.

I casi emersi e verificabili di maltrattamento in Italia sono circa 100.000, ma l’OMS stima che per ogni caso emerso ne esistano almeno 9 che non vengono intercettati e non saranno mai trattati. Attraverso tale dato si stima dunque che esistano in Italia circa 6 milioni di persone maltrattate tra bambini e adulti, un dato assolutamente inaccettabile in un Paese che si voglia dire civile.

Dallo studio realizzato dal CESVI (https://www.cesvi.org/notizie/indice-regionale-sul-maltrattamento-allinfanzia-italia-risultati/) che prende in esame diversi parametri sociali e culturali, emerge che il nostro Paese è spaccato in due, tra un nord che offre servizi e assistenza sul territorio ed un sud che praticamente non si fa carico del problema, rendendo di fatto impossibile anche il semplice censimento delle famiglie in difficoltà.

Il punteggio attribuito alle diverse regioni va da un massimo di 1 delle regioni più virtuose ad un minimo di -1 delle regioni dove il rischio di maltrattamento infantile è più elevato.

E’ allarme dunque nel nel Mezzogiorno, Sardegna esclusa che si attesta ad un punteggio prossimo allo 0 che, anche se ancora nella parte negativa del grafico con uno -0,06 è l’ultima delle regioni italiane con il segno negativo seguita dal Lazio con -0,08, l’Abruzzo con -0,09, il Molise con -0,138, la Basilicata con -0413, la Puglia con -0702, la Sicilia con -0,710, la Calabria con -0,715 e la Calabria cui spetta la maglia nera di questa classifica con un indice di -1,079.

Per quanto riguarda le regioni con segno positivo, considerate dunque al di sopra della media nazionale, la prima che supera il livello minimo è la Lombardia con 0,042, superata dalle Marche con 0,127, il Piemonte con 0,173, la Liguria con 0,218, la Valle D’Aosta con 0,289, la Toscana con 0,358, l’Umbria con 0,414, il Trentino Alto Adige con 0,471, il Friuli Venezia Giulia con 0,517, il Veneto con 0,546 e prima l’Emilia Romagna con un indice di 0,833

Secondo i ricercatori che hanno condotto lo studio la difficoltà di stimare quanti bambini e bambine siano effettivamente vittime di maltrattamento, in tutte le forme in cui può essere declinato dall’abuso alla negligenza nella cura, dipendano in buona parte dalla mancanza di volontà politica ad approfondire il problema e dalla conseguente carenza di risorse necessarie per l’indagine. Lo sforzo del CESVI è dunque andato a sopperire a tale mancanza facendo emerge in maniera evidente dai dati raccolti in maniera inequivocabile che che il maltrattamento e la trascuratezza in famiglia non è frutto di un raptus momentaneo ma si tratta di un fenomeno che ha origini culturali e sociali radicate. Pensiamo per esempio all’accettazione sociale delle percosse e punizioni corporali per educare i proprio figli. E’ dunque qui che si evidenzia una necessità di intervento: formare gli adulti ad educare in maniera sana, rispettando i bambini e non rischiando di mettere in atto comportamenti dannosi per la loro crescita psico-fisica.

E’ stato pubblicato per questo motivo un decalogo intitolato “#LiberiTutti Dalla parte dei bambini” presentato come trumento di prevenzione del disagio psichico del bambino. Scaricabile liberamente on line: https://www.cesvi.org/wp-content/uploads/2018/04/Decalogo_liberitutti.pdf

Tra le raccomandazioni che il Cesvi ha sottoposto all’assemblea ed ai rappresentanti delle istituzioni emerge la necessità di una legge quadro nazionale che sappia prendere in esame e regolamentare le azioni da porre in atto sia per arginare i comportamenti vilenti e maltrattanti sia per prevenirli.

Una delle altre considerazioni emerse è senz’altro quella della costituzione di un sistema informativo sul maltrattamento all’infanzia fondato su strumenti di monitoraggio ed esperienze di ricerca attinenti e già operative sul territorio.

Da parte mia credo che sia urgente anche una comunicazione costruttiva che si rivolga all’opinione pubblica non tanto attraverso il sensazionalismo ed il pietismo ma nell’ottica di fornire strumenti di contrasto utilizzabili da ogni cittadino che possa dunque trasformarsi in prezioso collaboratore per la difesa di un’infanzia sana e libera dalla violenza e dal maltrattamento.

Ho preso parte all’iniziativa insieme a Luca Rallo, Nicoletta Esposito e Stefania Piumara con i quali abbiamo animato la timeline di Twitter e le varie piattaforme social, anche grazie al supporto delle generosissime Elena Reda e Paola Cingolani che ci hanno supportato dal web. Il risultato di diffusione e di impatto sul web è stato eccezionale l’hastah utilizzato per supportare la campagna #LiberiTutti è entrato in tendenza nazionale portando il tema all’attenzione di chi sceglie di informarsi sul web.

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