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Immigrazione al centro dell’informazione: record di notizie nel 2019

Il tema centrale dell’informazione italiana nello scorso anno è stato l’immigrazione. Infatti, il 2019 ha fatto registrare un incremento del 30% rispetto all’anno precedente di notizie dedicate alla questione sulle prime pagine dei giornali e dei notiziari di prima serata.

Questi i dati che emergono dal rapporto “Notizie senza approdo” presentato a dicembre dall’associazione Carta di Roma, redatto insieme all’Osservatorio di Pavia e Demos&Pi. Secondo il Rapporto, nel primo semestre del 2019 è stato registrato il più alto numero di servizi sul tema degli ultimi 15 anni, un picco che ha eguagliato il record fatto registrare durante la campagna elettorale del 2017.

Lo studio fotografa il modo in cui l’informazione mainstream nel nostro Paese ha trattato il tema dell’immigrazione nel 2019 setacciando tre campi: la carta stampata (Avvenire, La Stampa, Il Giornale, La Repubblica e Il Corriere della Sera), i telegiornali nazionali prime time (Rai, Mediaset e La7) e le voci di migranti e rifugiati nell’informazione di prima serata.

Secondo il Rapporto, è stata data maggiore importanza alle notizie sulla gestione dei flussi migratori (prima voce con il 51 per cento delle notizie) e alle notizie di società e cultura (seconda voce con il 23 per cento, cinque punti in più rispetto alle rilevazioni degli ultimi anni). Si parla sempre meno di accoglienza, con solo il 9% di notizie sul tema, un dato dimezzato rispetto all’anno precedente. Nel 2019 sono in diminuzione le notizie di prima pagina con toni allarmistici (18%), sei punti percentuali in meno del 2018, il valore più basso negli ultimi cinque anni di rilevazione.

“L’immigrazione è ormai diventata un oggetto di spettacolo. Il nostro compito deve essere quello di non rassegnarci alla fiction dell’informazione”: ha dichiarato Ilvo Diamanti, professore dell’Università di Urbino e direttore dell’Istituto di ricerca politica e sociale Demos, durante la presentazione alla Camera dei Deputati.

In sintesi, potremmo affermare che si parla tanto di immigrazione, ma se ne parla male. Nel 2019 sono state 4.002 le notizie diffuse e solo in un giorno su 304 l’argomento è stato “saltato”. Il problema è che se ne parla entro cornici che faticano a essere rinnovate (fragilità e debolezza, alterità e minaccia, rivendicazione, comunità integrate e razzismo), e si lascia che a farla da padrone sia la politicizzazione del dibattito sul tema. Infatti, in oltre un servizio su tre dei telegiornali è presente la voce di esponenti politici o istituzionali e non di migranti. Fa molta fatica ad affermarsi una contro-narrazione dell’immigrazione in cui si parli meno di conflitti e di pericoli di invasione e più di accoglienza, come ha sottolineato il presidente dell’Associazione Carta di Roma, Valerio Cataldi: “Gli italiani parlano di accoglienza sempre di meno, è il dato più basso degli ultimi cinque anni. Dobbiamo smettere di inseguire la paura per il pericolo dell’invasione e fare piuttosto domande a quelle persone che fanno questo tipo di propaganda, chiedendogli su quali fonti e dati si basano le loro affermazioni”.

 

Sulla stessa linea Paola Barretta, ricercatrice dell’Osservatorio di Pavia e coordinatrice dell’Associazione Carta di Roma, che invita giornali e telegiornali a puntare su una comunicazione che non connoti più lo straniero come “soggetto passivo dell’immigrazione, perché ha subito violenze o discriminazioni, ma come protagonista attivo di questo percorso”. Un concetto ribadito anche da Giuseppina Paterniti, direttrice del TG3: “Il primo errore da evitare è fare il gioco della propaganda. Noi usiamo la tecnica di incontrare le persone. Se parliamo di immigrazione, diamo i numeri del fenomeno ma nella stessa edizione del telegiornale diamo voce anche a chi è partito, perché siamo convinti che questo aiuti a costruire ponti e non diffidenze, conoscenza e non paura”.

Ma come rispondono gli italiani a questo tipo di informazione? A fronte di questo aumento di articoli e servizi sull’immigrazione, il dato che più sorprende è legato alla diminuzione, di quasi dieci punti percentuali, della percezione di pericolo da parte degli italiani. Un dato legato non solo al fatto che la percentuale di stranieri in Italia sia rimasta pressoché invariata rispetto agli anni precedenti (8,7%), ma anche ad una maggiore consapevolezza sulla portata del fenomeno da parte dell’opinione pubblica.

Un dato confortante, ma che non deve far calare l’attenzione perché la narrazione attuale non può che generare confusione nello spettatore. Sull’argomento diventa molto interessante l’articolo firmato da Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera, nel quale pubblica alcuni dati sull’andamento del Paese e sulle priorità degli italiani. La tabella che riguarda “il problema più urgente da risolvere”, creata dai sondaggisti di IPSOS, è sdoppiata in due parti: quella che riguarda l’Italia in generale e quella che riguarda la zona di residenza di chi risponde alla rilevazione. Tra le due categorie, per il 23% degli italiani l’immigrazione è uno dei problemi più urgenti da risolvere nel paese, ma quando devono segnalare se il problema riguarda dove abitano, soltanto il 7% dice che è una priorità. Vale a dire che l’”invasione” degli immigrati è un problema soprattutto in tv.

Una chiave di lettura interessante è offerta dal portale di informazione Nextquotidiano.it: “Il vero capolavoro della propaganda populista: i ‘neri’ visti in tv preoccupano (23%) più del triplo di quelli sotto casa (7%) – che conclude – L’immigrazione diventa un problema quando al potere ci sono quelli che hanno promesso di risolverlo; diventa un problema di minori dimensioni quando quelli stanno all’opposizione”.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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