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Immanuel Casto e il Caso «Squillo»: la satira in Italia ai tempi del Medioevo

Nell’anno del Signore 2012, l’esistenza in Italia si svolge ancora su più livelli storici. Da una parte c’è una risibile frangia che, spingendosi oltre le colonne d’Ercole del succhiarsi il pollice opponibile, è addirittura arrivata a comprendere a fondo il concetto di “Satira Sociale”. Dall’altra c’è una trascurabile maggioranza che galleggia tra zone temporali bloccate da qualche parte nel Medioevo, troppo impegnata a rigirare il mestolo nel pentolone in mezzo al villaggio, bruciare streghe e piegarsi 25 volte al giorno verso San Pietro per avere una vaga idea dell’epoca in cui vive.

Nella prima categoria rientrano Immanuel Casto – il Principe del Porn Groove meglio conosciuto come il Casto Divo – e Martina Poli, ossia i creatori di “Squillo“, il «primo gioco di carte dedicato allo sfruttamento della prostituzione». Il sito di “Squillo” spiega piuttosto bene di cosa si tratta:

Come nei più classici role-playing, ogni giocatore ricopre un ruolo, quello di sfruttatore di prostitute, gestendo colpo su colpo le sue ragazze, divise tra escort, puttane di strade e giovani promesse, ognuna con una propria particolarità, parcella e ricavato finale in caso di k.o. e successiva vendita degli organi. [...] Lo scopo del gioco è quello di sconfiggere il “pappone” avversario [...].

C’è anche un (cliccatissimo) video promozionale, con un Immanuel suadente in un’atmosfera deliziosamente depravata:

Insomma: difficile prendere sul serio un gioco che è strutturato come la colonna sinistra di LobsterTube, no?

Sì, invece.

Se si appartiene alla seconda categoria, prenderlo sul serio è facilissimo. L’edizione italiana di Vanity Fair, ad esempio, si è sentita violata nell’animo da “Squillo”. Questa è l’angosciante cronaca della giornata in cui è arrivato il comunicato stampa:

Una redattrice arriva nel suo ufficio, si apposta alla scrivania, avvia il computer e inizia a scorrere con lo sguardo il profluvio di mail degli uffici stampa. Una in particolare cattura la sua attenzione: «Squillo, il “primo gioco di carte dedicato allo sfruttamento della prostituzione”». Che razza di comunicato è? si domanda. E pensa (spera?) si tratti di uno scherzo.

Purtroppo non è uno scherzo. E non appena la redattrice scopre (Che Giornalismo D’Inchiesta!) chi c’è dietro al gioco, la Patologia dell’Indignazione Glam-Virtuosa e la Sindrome della Virgolettite Sarcastica entrano nella fase terminale:

Si scopre allora che «la mente che si cela dietro a Squillo» è tale Immanuel Casto (nome-programma), personaggio di culto soprattutto in rete, dove si è fatto conoscere come autore di «successi musicali» quali Anal Beat, Escort 25 e Zero Carboidrati[...] Un «comune provocatore», dunque. Che, «naturalmente», si dice non adatto a moralisti e ipocriti benpensanti. Uno che, è chiaro, ha realizzato un’opera volutamente eccessiva e politically scorrect(soprattutto nello stile, non pervenuto): con l’obiettivo, dice l’autore, di far parlare di prostituzione. O più realisticamente di sé. Con buona pace delle puttane di strada. E di un rassicurante, benpensante burraco.

Che mancanza di stile, signora mia. E alle puttane di strada, chi ci pensa? Chi si ergerà in loro difesa? Inaspettatamente lo fa il quotidiano della Cei, Avvenire. Il 10 ottobre, infatti, appare un’allarmata intervista a don Fortunato Di Noto, fondatore e responsabile dell’associazione anti-pedofilia “Meter”. Don Di Noto, scrive Avvenire, è stato «fra i primi ad accorgersi del sito (aperto il 2 ottobre scorso) e a denunciarne l’esistenza». Il suo anatema personale gronda coraggio e grande discernimento:

Questo è un “gioco” che induce a pensare che sfruttare le persone sia ludico, che vendere organi è come vendere pezzi di ricambio. I diritti umani vengono calpestati da un gioco.

Dopo Ratko Mladić, Joseph Kony e i signori della guerra afghani, ecco un altro pericoloso macellaio da assicurare alla giustizia internazionale. E non è finita qui: secondo don Di Noto il Casto Divo, oltre a calpestare i diritti umani, è anche un sociopatico senza Dio.

Chi ha ideato questo gioco, persona conosciuta nel mondo del porno1 e che ha avuto anche commenti positivi da qualche testata giornalistica nazionale, forse non conosce cosa significhi essere sfruttato, o il dramma di una schiavitù legata ai papponi di turno, o vendere un organo per acquistare un pezzo di pane. [...] Non credo questo possa interessargli, dato che il gioco rientra nel business che sfrutta l’imbecillità di una illogica perversione sessuale.

Dopo i giornali progressisti e i preti, non poteva assolutamente mancare la politica. Il 9 ottobre la senatrice Baio (Terzo Polo) presenta, «a nome di molte colleghe e anche di alcuni colleghi», un’interrogazione parlamentare davvero sublime. La richiesta è perentoria: «ritirare dal mercato il gioco di carte “Squillo”» e «rimuovere immediatamente il relativo spot»:

Lo chiediamo perché incita alla mercificazione del corpo femminile, parla di vendita di organi umani, incita all’uso di eroina e di antidepressivi e (mi vergogno a dirlo, ma lo faccio solo per far capire l’orrore che è sui nostri siti web e che potrebbe entrare nelle nostre case) a pratiche sessuali disumane (dei roditori si cibano di parti intime femminili).

«Mercificazione del corpo femminile», «uso di eroina», «antidepressivi», «pratiche sessuali disumane»: sembra la cronaca parlamentare degli ultimi cinque anni, vero?

Il boss finale dello «scandalo “Squillo”», ad ogni modo, è Il Mattino di Padova. Il quotidiano veneto ha dedicato alla vicenda ben due articoli – uno il 31 ottobre, l’altro il 2 novembre – in occasione della presentazione del gioco ad un circolo Arci. Per Il Mattino, “Squillo” è un qualcosa che «va oltre l’erotismo, superando la pornografia, per schiantarsi sul grottesco»:

Si tratta di gioco di satira sociale, avvisano gli ideatori nello spot on line – evidentemente sfiorati dalla possibilità che l’iniziativa presti il fianco ad equivoci – annunciando di «condannare ogni forma di violenza e abuso», cosa che si fa un po’ fatica a credere pescando in un mazzo che prevede, tra le opzioni, l’incendio del campo rom e la vendita degli organi delle squillo.

In realtà non si inneggia assolutamente all’incendio di un campo rom. Anzi: nell’illustrazione della carta in questione, tranquillamente visibile sul sito, c’è una bandiera della Lega Nord. So che è molto arduo da capire, ma accostare il Sole delle Alpi a pratiche xenofobe in un contesto satirico non significa «incitare alla violenza», quanto piuttosto «descrivere la giornata tipo di un Mario Borghezio medio».

L’altro articolo, se possibile, è ancora meglio. Colto da una furia aggettivistica difficilmente arginabile, il giornalista si produce in un resoconto della serata al circolo Arci che, come direbbe la sua collega, si schianta sul muro del grottesco a 250km/h:

Non una spallina è scivolata, nonostante l’apologia di libersene con tutto il resto, come hanno retto i balconcini, vertiginosamente esposti e sempre sul punto di sversare, ma fermi. Hanno resistito perizomi, giarrettiere e mascherine, niente è stato sparso, trattenuta la decenza delle carni, risparmiato le scandalo che si temeva. Anche le carte sono rimaste nel mazzo, o nella testa di chi magari ci aveva anche fatto una partita. [...] L’inventore del gioco a delinqueredetto “Squillo” aveva le sue difficoltà a muoversi sul palco, figuriamoci a fare il croupier.

*Risate Pre-registrate*. E ancora:

[Parlando del gioco, nda] Induzione alla prostituzione, istigazione al razzismo, alla vendita di droga, subornazione al commercio di organi umani con relative istruzioni sul modo di procurarseli.Roba da farci irruzione. Niente irruzione, non c’è stato bisogno della polizia, le carte sono rimate al loro posto, il gioco di ruolo, per definizione virtuale e inoffensivo, s’è giocato, pieno di significati egravido di conseguenze comunque in un circolo dell’Arci, organizzazione culturale della sinistra. Halloween in versione porca, la festa pagana di Ognissanti registrata sul fetish, porno horror show. [...] Più è alto l’inno alla sconcezza, più forte sale il grido di approvazione. Si fa allo stadio con i negri, si fa nei circoli Arci con il sesso, la regola è la stessa: basta rovesciare le raccomandazioni della mamma e il successo è garantito.

I miseri articoli-sfottò, i preti alle prese con le loro Apocalissi personali e gli onorevoli sconvolti hanno un chiaro obiettivo: quello di presentare uno scenario da fine del mondo fatto di dissoluzione morale, disgregazione dei costumi e sesso libero. Roba da anni ’70, quando i giovani mangiavano strani funghi colorati, impazzivano e si mettevano a sparare per strada.

Ma cosa ci insegna questa assurda polemica, alla fine?

Ci dice che nella Zona Mentale Temporale rimasta ferma a qualche secolo fa, la matrona legge i resoconti con orrore, si lascia ammaliare dagli artifici retorici da libraccio Harmony, scuote la testa, chiude la figlia in camera e gira con forza il mestolo nel pentolone. Anche il pater familiaslegge con orrore e scuote la testa; poi finisce di mangiare, esce a buttare l’immondizia, sale sulla Mercedes e si ferma in tangenziale per tirare su la puttana di fiducia.

E quelli che vivono nel 2012? Loro se ne fottono, e continuano a giocare come se non ci fosse un domani.

  1. LOAL. []
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