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Imma Carfagna



Come alcuni di voi già sanno, su Repubblica di due giorni fa è comparsa una lettera di Imma Battaglia, scritta chiaramente in un momento di scarsa lucidità personale. La lettera diceva:

Mi scuso per il ritardo con cui scrivo, ma ho preferito far calmare le acque della presunzione gay. Ho condiviso ogni parola dell’articolo di Francesco Merlo (del 23 agosto us), sul vittimismo gay e sul protagonismo mediatico di Arcigay e di tutti gli autoreferenziali rappresentati gay. Non se ne può più di questo bisogno di urlare una condizione che è normale, non ha nulla di particolare e che, detto seriamente, non subisce alcuna vera discriminazione. Chiedo scusa se sono molto sincera. 

Imma Battaglia, presidente DiGayProject

In seguito a queste affermazioni qui sopra, ho ritenuto di scrivere una lettera aperta al DGP, a Imma e al resto della realtà LGBT italiana e a parte della blogosfera rainbow. Il testo della mia lettera diceva:

Salve,

ho letto la lettera scritta sotto evidenti effetti allucinogeni da Imma Battaglia a Repubblica di oggi. Sì, quella in cui dà ragione all’editoriale omofobico e ignorante di Francesco Merlo di qualche giorno fa.

Beh, io penso che ci sia un limite a tutto, ma facciamo finta che la signora Battaglia abbia ragione, per una volta.

La frase da lei scritta non lascia spazio a dubbi e/o fraintendimenti: “Non se ne può più di questo bisogno di urlare una condizione che è normale, non ha nulla di particolare e che, detto seriamente, non subisce alcuna vera discriminazione”.

Se è così, sciogliete il DGP, perché è venuta a mancare la ragione sociale della vostra associazione. Non ha senso stare a organizzare un Gay Village nel momento in cui la comunità LGBT "non ha nulla di particolare" e "detto seriamente, non subisce alcuna vera discriminazione".

Se poi è stato un errore, come si capirebbe dalla necessaria precisazione comparsa tardivamente sul vostro sito, civiltà e umiltà vogliono che si chieda scusa alla comunità LGBT italiana, magari attraverso una nuova lettera a Repubblica, nel rispetto dovuto almeno a tutte le vittime di azioni gravi di discriminazione come violenze e omicidi.



Sciltian Gastaldi

***

La cosa interessante è che Imma Battaglia, forse avendo ricevuto qualche decina o centinaio di email di protesta, ha ritenuto di rispondermi. Di questo la voglio ringraziare pubblicamente, perché so quanto in Italia sia raro che un presidente di un’associazione LGBT dia retta a un conoscente che scrive per muovere una critica (vero, Rossana Praitano?).

La Battaglia ha scritto una prima mail interessante, cortese e accomodante (che secondo me le è stata preparata da qualcuno che sa usare la sintassi e sa come porsi quando si replica a una lettera aperta) alla quale ho a mia volta risposto in modo civile. La seconda mail della Battaglia è invece di certo opera sua, ne riconosco lo stile sguaiato e la sintassi arruffata. Siccome la Battaglia non ha dato il permesso a pubblicare le sue due risposte, ve le riassumo io. In realtà se volessi potrei pubblicare tutto perché sono un giornalista professionista e la legge italiana prevede che io possa pubblicare tutto ciò che secondo me costituisce notizia, se non diffonde informazioni sensibili sulla salute o sull’orientamento sessuale di qualcuno. Ma tanto a riassumere il pensiero della Battaglia non ci metto molto.

Nella prima mail, lei sostanzialmente rivendica il diritto a portare avanti una politica trasversale, che punti decisamente sulla Destra politica italiana. Sostiene la Battaglia che dopo la morte politica (o fisica) di Berlusconi, la scena sarà giocata da Fini e Veltroni e, da quanto si capisce, tra i due lei pensa di puntare più sul primo che sul secondo.

Ma va? Non l’avevamo capito, Imma. Il fatto è che la realtà non è nemmeno questa di una Battaglia intimamente convinta di poter trovare in AN ciò che non ha trovato nel PD (!!!). La realtà è che Imma Battaglia farebbe qualunque cosa pur di mantenere l’autorizzazione a svolgere il Gay Village in estate a Roma, che è poi l’unica ragione dell’esistenza del DGP, che da tempo ha smesso di preoccuparsi di ottenere un avanzamento giuridico per i cittadini LGBT. Oggi il sindaco è Alemanno, e quindi tocca essere trasversali in favore di An-PDL. Ma proprio durante la campagna elettorale per il Campidoglio, Imma fece una campagna sfegatata in favore del baciapile Rutelli, salvo poi virare di 180° al momento dell’elezione del suo avversario. E questo, in politica, ti rende non credibile da parte del tuo avversario, quando cerchi di accreditarti ai suoi occhi con lettere tipo quella pubblicata da Repubblica qui sopra.

Io, da parte mia, le ho ricordato come in Regno Unito e Canada le associazioni LGBT hanno ottenuto successo:

Per essere breve: il movimento LGBT vince nei paesi dove:

1) E’ molto unito (precondizione che manca al caso italiano, anche per causa tua e della tua associazione)
2) E’ capace di costruire alleanze con le chiese protestanti (in Italia sono meno forti, ma ci sono e ne basta una sola che cominci a officiare matrimoni gay sulla base della libertà di religione: i Valdesi)
3) E’ capace di infiltrarsi in più partiti, in modo da non dare l’idea di essere solo una corrente di un unico partito (in Italia questo è oggi possibile)
4) E’ disposto ad andare allo scontro frontale con i politici omofobi, attraverso la tecnica dell’outing.

e ho aggiunto che la trasversalità va bene, ma occorre puntarla in chiave religiosa. Occorre, in altre parole, avvicinare quelle realtà protestanti come la Chiesa Valdese, laddove ci sono orecchie pronte ad ascoltare e teste che ragionano. Quando la Chiesa Valdese comincerà a officiare i primi matrimoni tra coppie dello stesso sesso, il governo potrà portare la questione davanti alla Corte Costituzionale e a quel punto la suprema corte non potrà che dare ragione alla Chiesa Valdese sulla base del principio della libertà di religione.

Se poi da questo trasversalismo, si ritiene di agire anche a livello partitico (cosa che io non penso utile, per inciso), ebbene il primo partito da contaminare sarebbe semmai il Centro dell’UDC, quello che oggi pare il più ostile all’avanzamento sul terreno dei diritti civili, che però è il più sensibile a cambiare direzione a seconda di come gira il vento delle chiese cristiane. Non a caso, pochi giorni fa, un deputato nazionale dell’UDC ha fatto coming out, qualcosa che in AN non abbiamo ancora visto fare.

Ho anche cercato di spiegare a Imma i motivi per cui in AN non hanno interesse e non possono fare dei passi in avanti verso l’eguaglianza dei diritti civili per le persone LGBT. E poi ho detto in modo franco a Imma che lei si porta una parte notevole di responsabilità per la situazione attuale, perché la sua associazioncina del picchio non fa che dividere il panorama LGBT e mantenerlo nella posizione di debolezza attuale. Le ho quindi infine suggerito una cosa che non farà mai, perché sarebbe un aiuto alla comunità LGBT: di fondere il DGP nell’Arci Gay oppure nel Mario Mieli.

Non mi aspettavo una risposta costruttiva da Imma, naturalmente. Ma nemmeno che raggiungesse il grado di infantilismo delle sue due successive mail, alle quali ho risposto in modo da farla sentire a sufficienza per ciò che è. L’unica cosa seria che ha detto, se vogliamo definirla tale, è che lei è contraria all’outing dei politici omofobici perché secondo lei è un’azione violenta quanto quella dell’assessore di Albizzate che dichiara di volere i gay nelle foibe. E ho detto tutto.

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