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Imbullonati al fallimento

Nella legge di Stabilità passata in notturna (secondo l’epica vulgata per stroncare assalti alla diligenza ed ostruzionismi, in realtà per gli osceni casini di scrittura e copertura realizzati dall’esecutivo), è rimasta, precisandosi definitivamente, una norma che rappresenta una forma di patrimoniale sui beni d’impresa.

La Stabilità 2015 ha infatti dato forza di legge alla circolare del 2012 della Agenzia del Territorio in cui si stabiliva che tutti i macchinari industriali, imbullonati o meno al suolo, sono decisivi per la destinazione economica di una unità immobiliare. In soldoni, ad ogni macchinario ed impianto, sia esso fisso o meno, presente entro un’immobile adibito ad attività produttiva, viene assegnata una rendita catastale ed in conseguenza di ciò si pagherà l’Imu anche sui beni strumentali allo svolgimento di attività produttiva. In altri termini viene resa definitiva, in forza di legge, la tassazione patrimoniale dei beni d’impresa.

Che dirà, ora, il presidente di Confindustria? Sempre disposto a promuovere entusiasticamente l’azione di questo governo di termiti gabelliere? Però, anche qui, non lamentatevi sempre: sono pur sempre stati rifinanziati i benefici della legge Sabatini bis, no? Certo, sono solo 12 milioni di euro ma c’è una leva spaventosa, credeteci. Soprattutto, una leva fiscale, perché quei fessi che dovessero comprare nuovi macchinari poi ci pagherebbero sopra una bella Imu. Abbiamo inventato il moto fiscale perpetuo!

Anche qui, che dicevano i nostri eroi piglioristi? Una cosa di questo tipo:

«Questa dell’Imu sugli “imbullonati” è una vicenda paradossale che va chiusa. Assicuro che sarà risolta, a prescindere da quanto dovesse costare. Non posso ancora dire se interverremo alla Camera o, più probabilmente, al Senato, ma lo faremo» (Enrico Morando, intervista al Sole, 23 novembre 2014)

Ma in quanti vi siete sputtanati la cosiddetta reputazione, con questa legge di Stabilità? Intanto, in attesa dell’aumento di accise in caso la Ue non accetti lo split payment sull’Iva pagata dalla pubblica amministrazione in luogo dei propri fornitori e del reverse charge nella grande distribuzione (quindi si potrà dare la colpa alla Ue, ganzo!), e mentre in molti si danno il cinque per il blocco delle aliquote Tasi nei comuni (che dovranno comunque provvedere a recuperare almeno altri 620 milioni mancanti), oggi sulla stampa risuonano le compiaciute constatazioni dei nostri ministri, su quella che è e resta una svolta epocale:

«Questo Paese svolta in maniera definitiva dal punto di vista della pressione fiscale. È il punto chiave, per come le famiglie e le imprese l’hanno sempre vissuta» (Graziano Delrio, intervista al Corriere della Sera, 21 dicembre 2014)

Il taglio delle tasse «ha pochi precedenti nella storia del Paese» (Pier Carlo PadoanIl Sole 24 Ore, 21 dicembre 2014)

Al netto di tutte le clausole di salvaguardia in agguato e delle patrimoniali su attività produttive, dal lato macro noi siamo rimasti alla pressione fiscale del Def. Ricordate?

Vedete come cala la pressione fiscale, come disse @matteorenzi? Questo è il DEF, non Topolino o un volantino Cgil pic.twitter.com/blgSW4Ihrc

— Mario Seminerio (@Phastidio) November 29, 2014

Giunti a questo punto, possiamo già azzardare una prima inferenza. Chi sostiene in modo convinto questo esecutivo, ed è in buona fede, lo fa per ignoranza e paura del futuro. Se riflettete, questa è la definizione da libro di testo di superstizione.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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