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Ilva: a Taranto è il caos, 11.000 lavoratori a rischio

A Taranto a quest'ora è in corso il blocco del ponte girevole e delle statali che collegano la città al nord. E' un "via libera tutti". Invece sembra proprio una manovra sagace per sollevare il polverone, mandare allo scontro tutti contro tutti, per poi dimostrare e premere per ottenere misure straordinarie urgenti che lasceranno la morte e il disastro in una delle più belle città del mondo

A Taranto a quest'ora è in corso il blocco del ponte girevole e delle statali che collegano la città al nord, aprite gli occhi. Apriamoli. Io la vedo così: Riva è stato "saggio". Si è dimesso qualche giorno fa da presidente del consiglio di amministrazione dell’Ilva, per ricevere solo gli arresti domiciliari, e non il carcere. Da casa governa meglio la regia, mentre dal carcere gli sarebbe stato difficile. Ora ha il popolo di Taranto dalla sua parte. I giudici hanno dato l'ordine di chiudere gli impianti. Questi possono chiudere solo fra 4 settimane per poter mettere in sicurezza tutti gli apparati, che non si possono spegnere come automobili.

In questo mese Riva ha sguinzagliato gli operai contro la città, l'opinione pubblica nazionale e il Governo per premere e risolvere questo ricatto morale. Quattro settimane in cui lui farà ricorso e comunque succederà qualcosa per cui lo stabilimento non chiuderà. Quattro settimane in cui chi lavora lì dentro e muore insieme agli abitanti del territorio continuerà a morire per difendere il posto di lavoro. Ho sentito una cosa assurda: meglio il capestro della morte che l'assenza del posto di lavoro, che sarebbe accettare la condanna a morte procrastinata.

Ma facciamo un po' di conti. Dicono che siano 11.000 i dipendenti a rischio. Di questi, una parte sono consulenti in pensione (tanti, tantissimi, già in pensione e in più con un contratto di collaborazione con Riva), che restano a lavorare sottraendo posti di lavoro a nuovi giovani; una parte sono giovanissimi con meno di 1000 euro mensili, gente ancora presente sullo stato di famiglia dei genitori; una parte non sono tarantini, ma di paesi e centri limitrofi.



Si è detto: bisogna difendere lo stabilimento ILVA perchè produce una buona quota di PIL nazionale, dieci volte più grande di Genova e Marghera. Ma quale PIL? Quello dei signori Riva, padre e figli! Solo il loro PIL sarà salvaguardato, altro che quello del sistema Italia. L'economia del territorio e delle famiglie tarantine è rappresentato da un misero salario quale pegno per una morte prematura molto probabilisticamente certa.

Un ultimo dato sconcertante. A Taranto in queste ore regna il caos, ho i miei corrispondenti nelle zone caldissime. Bene. Mi dicono che non vi è nessun politico in giro, nessuna organizzazione apparente del moto di protesta. E' un "via libera tutti". Invece sembra proprio una manovra sagace per sollevare il polverone, mandare allo scontro tutti contro tutti, per poi dimostrare e premere per ottenere misure straordinarie urgenti che lasceranno la morte e il disastro in una delle più belle città del mondo

Questo articolo è stato pubblicato qui

I commenti più votati

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.160) 27 luglio 2012 14:03

    che vergogna di popolo, cani da paglia.

  • Di Renzo Riva (---.---.---.37) 27 luglio 2012 17:12
    Renzo Riva
    Ilva/ Buttiglione: E’ come terremoto, serve solidarietà nazionale
    ’Governo agisca subito per risolvere problemi’
    .
    Povero Buttiglione.
    Solidarietà con la miseria? Farà lui la moltiplicazione dei pani e dei pesci?
    Moltiplichi allora gli Euri per fare solidarietà! Oppure è solo solidarietà a parole?
    Democristiano che per tutta la sua vita credeva di essere indispensabile alla vita politica come cattolico e come democristiano.
    Dopo avere per 40 anni promosso il comunismo ricco oggi vorrebbe pure suggerire come lo Stato deve intervenire nell’economia nella nuova situazione di comunismo povero.
    .
    Ecché!
    Credevano i lavoratori che l’albero dei DIRITTI fosse gratis?
    Davvero pensavano che la “decrescita felice” fosse a costo zero?
    .
    DIRITTO ALLA SALUTE!
    Com’era questo diritto cent’anni fa?
    La recessione economica produrrà conseguentemente pure una recessione dei e nei diritti.
    .
    Lacrime, sangue e…
    stridor di chiappe.

    LE CAROTE SONO FINITE
    È RIMASTO SOLO IL BASTONE
    .
    E come ho scritto in altro luogo:
    ALLA FINE POI NON È IL BASTONE CHE SCEGLIE LE ZUCCHE
    MA SONO LE ZUCCHE CHE SCELGONO IL BASTONE
    .

  • Di Renzo Riva (---.---.---.229) 28 luglio 2012 12:09
    Renzo Riva
    Come sempre e magistralmente il prof. Franco Battaglia con quattro argomentazioni stende Vendola e gli ECOTERRORISTI.

  • Di Renzo Riva (---.---.---.110) 30 luglio 2012 03:42
    Renzo Riva

    Arriva proprio a pennello un articolo del prof. Franco Battaglia che riporta il senno dove troppi giocano a mettersi a carico della collettività per "dovuta" solidarietà.


    Da "il Giornale" del giorno 27 Luglio 2012 con strillo in prima pagina e articolo a pagina 5.

    INQUINAMENTO ALL’ILVA
    Quei sigilli assurdi 15 anni dopo i fatti
    di Franco Battaglia

    ■ Quello dell’Ilva appare essere l’ennesimo caso di montatura mediatica, reso possibile da una magistratura coi paraocchi, da un governo che brilla per dilettantismo e da un mondo ambientalista che ancora una volta rivela la propria vera natura: quella del racket che, pari a quello della mafia impone il proprio pizzo ovunque vi sia un’attività produttiva.
    Cominciamo con la magistratura. Secondo la quale «gli impianti dell’Ilva producono emissioni nocive (...)
    (...oltrei limiti, concretizzatesi in eccessi significativi di mortalità per tutte le cause*: tra il 1995 e il 2002 un eccesso di mortalità del 10-15%, specifica la rivista di Epidemiologia e Prevenzione. Farei sommessamente notare che: primo, ciò che il magistrato ha chiamato eccesso significativo appare piuttosto essere entro la normale variabilità statistica; secondo, l’epidemiologia che ha osservato quell’eccesso, nulla dice sulle cause, men che meno che siano firmate Ilva. Ma come, direte, scie emissioni nocive sono state oltre i limiti? Ci arrivo fra poco. Il pressappochismo della magistratura è confermato dalle mani che mette avanti lo stesso procuratore generale a Lecce, che ha candidamente dichiarato: «Dobbiamo chiarire se il sequestro che abbiamo disposto ha una valenza scientifica, storica e legale». Senza tema di essere smentito me la sento di rispondere sulla valenza scientifica: zero.
    Probabilmente la valenza legale c’è. La Regione Puglia, infatti, si vanta di avere fissato i limiti più restrittivi al mondo sulle emissioni di diossina, prevedendo, nel caso di superamento, proprio l’arresto degli impianti. Se c’è allora un vero colpevole per il provvedimento della magistratura è proprio la Regione Puglia che imponendo limiti inutilmente (e dannosamente) restrittivi mette fuori-legge anche la più virtuosa delle aziende. Come risulta agli atti essere l’Ilva: secondo i dati Arpa, nel corso di tutto il 2011 ha emesso meno di 10 g di diossine. Nell’immaginario collettivo la diossina è uno dei tanti mali dei mali. In realtà, come per ogni altro agente, è la dose che ne stabilisce la dannosità.
    In particolare, molti agenti che sono dannosi oltre una certa dose, risultano benefici al di sotto di altra dose, e la diossina non fa eccezione: gli esperimenti di laboratorio hanno dimostrato una diminuzione di tutti i tipi di cancro con l’aumento della dose di esposizione alla diossina sino ad una certa soglia, oltre la quale, aumentando ancora la dose, si osserva l’aumento dei tumori al fegato. Si chiama effetto ormetico, ed è esso a rendere dannosa la norma ultra restrittiva di cui sì vanta il presidente Vendola.
    Il più incompetente di tutti si sta rivelando il governo dei sedicenti tecnici. Il quale, non sapendo cosa fare, si è affrettato a stipulare un protocollo d’intesa per le bonifiche del territorio. Bonifiche da cosa non è dato sapere: anche ora senza tema di essere smentito, direi che non v’è nulla da bonificare. Quella delle bonifiche dei siti inquinati è una tanto pleonastica quanto lucrosa attività cui sono dediti quelli del racket ambientale (cioè gli ambientalisti). Per ora, il governo sedicente tecnico li ha gratificati con 336 milioni, ma il racket del pizzo non s’accontenta mai. Il presidente dei Verdi ha subito messo le mani avanti lamentando che 336 milioni sono una risorsa «irrisoria», e Vendola gli ha fatto subito eco chiarendo «sono solo l’apertura di un ciclo che avrà risorse molto più cospicue».
    Allora, non è con la magistratura - che difetta di nozioni di statistica - che se la debbono avere a male i lavoratori, ma col proprio presidente di Regione, coi Verdi, col governo sedicente tecnico. Con tutti coloro che oggi si coprono solo di ridicolo plaudendo la magistratura e, allo stesso tempo, solidarizzando con gli operai.
    Con tutti coloro, insomma, che hanno predisposto quanto serve per creare l’allarme sociale per giustificare le inutili, ma pur succulente, «bonifiche» da non-si-sa-cosa. 


    Di un altro giornalista e sempre sulla stessa pagina.

    L’ITALIA MALATA
    Che assurdità fermare l’Ilva per i veleni di quindici anni fa
    Vendola doppiogiochista: sia con gli operai e coi pm, ma è colpa della sua giunta se la fabbrica è stata sigillata, Non c’è allarme diossina, la bonifica non serve più

    DUE CITTÀ. UNA PROTESTA
    Gli operai dell’Uva hanno paralizzato la città di Taranto con blocchi stradali per tutto il giorno e hanno manifestato a Genova con un presidio in prefettura II destino dei due stabilimenti è strettamente collegato nell’altoforno di Taranto viene prodotto l’acciaio che a Genova viene poi lavorato a freddo.

  • Di Renzo Riva (---.---.---.110) 30 luglio 2012 03:44
    Renzo Riva

    Cosa dite di leggere qualcosa di sensato e scientificamente corretto? 


    Arriva proprio a pennello un articolo del prof. Franco Battaglia che riporta il senno dove troppi giocano a mettersi a carico della collettività per "dovuta" solidarietà.

    Da "il Giornale" del giorno 27 Luglio 2012 con strillo in prima pagina e articolo a pagina 5.

    INQUINAMENTO ALL’ILVA
    Quei sigilli assurdi 15 anni dopo i fatti
    di Franco Battaglia

    ■ Quello dell’Ilva appare essere l’ennesimo caso di montatura mediatica, reso possibile da una magistratura coi paraocchi, da un governo che brilla per dilettantismo e da un mondo ambientalista che ancora una volta rivela la propria vera natura: quella del racket che, pari a quello della mafia impone il proprio pizzo ovunque vi sia un’attività produttiva.
    Cominciamo con la magistratura. Secondo la quale «gli impianti dell’Ilva producono emissioni nocive (...)
    (...oltrei limiti, concretizzatesi in eccessi significativi di mortalità per tutte le cause*: tra il 1995 e il 2002 un eccesso di mortalità del 10-15%, specifica la rivista di Epidemiologia e Prevenzione. Farei sommessamente notare che: primo, ciò che il magistrato ha chiamato eccesso significativo appare piuttosto essere entro la normale variabilità statistica; secondo, l’epidemiologia che ha osservato quell’eccesso, nulla dice sulle cause, men che meno che siano firmate Ilva. Ma come, direte, scie emissioni nocive sono state oltre i limiti? Ci arrivo fra poco. Il pressappochismo della magistratura è confermato dalle mani che mette avanti lo stesso procuratore generale a Lecce, che ha candidamente dichiarato: «Dobbiamo chiarire se il sequestro che abbiamo disposto ha una valenza scientifica, storica e legale». Senza tema di essere smentito me la sento di rispondere sulla valenza scientifica: zero.
    Probabilmente la valenza legale c’è. La Regione Puglia, infatti, si vanta di avere fissato i limiti più restrittivi al mondo sulle emissioni di diossina, prevedendo, nel caso di superamento, proprio l’arresto degli impianti. Se c’è allora un vero colpevole per il provvedimento della magistratura è proprio la Regione Puglia che imponendo limiti inutilmente (e dannosamente) restrittivi mette fuori-legge anche la più virtuosa delle aziende. Come risulta agli atti essere l’Ilva: secondo i dati Arpa, nel corso di tutto il 2011 ha emesso meno di 10 g di diossine. Nell’immaginario collettivo la diossina è uno dei tanti mali dei mali. In realtà, come per ogni altro agente, è la dose che ne stabilisce la dannosità.
    In particolare, molti agenti che sono dannosi oltre una certa dose, risultano benefici al di sotto di altra dose, e la diossina non fa eccezione: gli esperimenti di laboratorio hanno dimostrato una diminuzione di tutti i tipi di cancro con l’aumento della dose di esposizione alla diossina sino ad una certa soglia, oltre la quale, aumentando ancora la dose, si osserva l’aumento dei tumori al fegato. Si chiama effetto ormetico, ed è esso a rendere dannosa la norma ultra restrittiva di cui sì vanta il presidente Vendola.
    Il più incompetente di tutti si sta rivelando il governo dei sedicenti tecnici. Il quale, non sapendo cosa fare, si è affrettato a stipulare un protocollo d’intesa per le bonifiche del territorio. Bonifiche da cosa non è dato sapere: anche ora senza tema di essere smentito, direi che non v’è nulla da bonificare. Quella delle bonifiche dei siti inquinati è una tanto pleonastica quanto lucrosa attività cui sono dediti quelli del racket ambientale (cioè gli ambientalisti). Per ora, il governo sedicente tecnico li ha gratificati con 336 milioni, ma il racket del pizzo non s’accontenta mai. Il presidente dei Verdi ha subito messo le mani avanti lamentando che 336 milioni sono una risorsa «irrisoria», e Vendola gli ha fatto subito eco chiarendo «sono solo l’apertura di un ciclo che avrà risorse molto più cospicue».
    Allora, non è con la magistratura - che difetta di nozioni di statistica - che se la debbono avere a male i lavoratori, ma col proprio presidente di Regione, coi Verdi, col governo sedicente tecnico. Con tutti coloro che oggi si coprono solo di ridicolo plaudendo la magistratura e, allo stesso tempo, solidarizzando con gli operai.
    Con tutti coloro, insomma, che hanno predisposto quanto serve per creare l’allarme sociale per giustificare le inutili, ma pur succulente, «bonifiche» da non-si-sa-cosa. 


    Di un altro giornalista e sempre sulla stessa pagina.

    L’ITALIA MALATA
    Che assurdità fermare l’Ilva per i veleni di quindici anni fa
    Vendola doppiogiochista: sia con gli operai e coi pm, ma è colpa della sua giunta se la fabbrica è stata sigillata, Non c’è allarme diossina, la bonifica non serve più

    DUE CITTÀ. UNA PROTESTA
    Gli operai dell’Uva hanno paralizzato la città di Taranto con blocchi stradali per tutto il giorno e hanno manifestato a Genova con un presidio in prefettura II destino dei due stabilimenti è strettamente collegato nell’altoforno di Taranto viene prodotto l’acciaio che a Genova viene poi lavorato a freddo.

  • Di (---.---.---.103) 30 luglio 2012 21:48

    @mi-siento-na-piva
    Senti Paracelso dei quartieri impopolari, ho letto l’esaustiva analisi scentifica del venditore di tonno maruzzela. Complimenti ricca di spunti e soprattutto di dati probabilmente letti sui dadi.
    Ora ho le idee chiare dopo aver letto il giornale e mi sono convinto che non devono solo chiudere quella specie di fabbrica ma devono proprio murarla.
    Grazie per l’aiuto.

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