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Il videomessaggio di Renzi

Non c'è metodo migliore, quando le cose non vanno bene e bisogna nascondere i propri errori (e inchieste che arrivano troppo vicino), che di attaccare un ipotetico avversario e spostare l'attenzione altrove.

È il metodo che arriva da Orwell e dal suo libro 1984: come i 2 minuti d'odio contro il nemico della patria. Come il controllo del presente e la cancellazione del passato: “La menzogna diventa verità e passa alla storia” e anche “Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato”. È il bipensiero, ovvero la cancellazione della realtà per renderla funzionale alla logica del partito.

Un metodo che Renzi ha ereditato dal suo maestro Berlusconi, mettendoci un po' più di verve satirica contro quei sindacati, contro "quelle Camusso" (come le chiama Il sole 24 ore oggi) che difendono solo antichi privilegi di una minoranza dei lavoratori. È il classico ribaltamento della realtà: le norme che ha in mente il governo non permetteranno a Marta di avere un figlio (e magari sposarsi, ottenere un mutuo), perché continuerà ad avere stipendi miseri, tutele crescenti ma solo sulla carta in un mondo del lavoro sempre più ricattatorio.


“Abbiamo cittadini di serie A cittadini di serie B”: ma non è un buon motivo per trasformarci tutti in cittadini di serie B. Non è colpa delle persone tutelate dall'art. 18 se Marta ha uno stipendio da fame e un contratto rinnovato di 6 mesi in 6 mesi.

“Se queste nuove regole spingono aziende, magari straniere, a investire in Italia e creare posti di lavoro sarà fondamentale per dare lavoro a chi non ce l'ha”: ma lo diceva anche la Fornero che, tolto l'art. 18 ci sarebbero state frotte di aziende pronte a venire in Italia. Ce lo siamo già dimenticato? E che razza di aziende sono quelle che intendono assumere persone ma solo se si toglie diritti? La Apple che produce a Pechino?

Renzi alla fine si rivolge direttamente ai sindacati: “Dove eravate mentre si è prodotta la più grande ingiustizia che c'è in Italia, cioè la divisione tra chi ha un lavoro e chi no, tra lavoratori a tempo indeterminato e chi no?” Il massimo del paradosso, visto che il contratto a tutele crescenti ha comunque meno diritti di uno a tempo indeterminato e si può essere licenziabile nei tre anni (senza controlli della reiterazione).

Dopo aver dato gli 80 euro proprio ai tutelati, ora Renzi cerca di scatenare una guerra di classe tra poveri, tra tutelati e non. Che finiranno come i capponi di Renzo (quello di Manzoni).

Il videomessaggio del presidente del Consiglio nasconde le stime al ribasso, i numeri della crisi, i tagli lineari, le tasse sulla casa che aumentano (la cambiale a Berlusconi), i casi di corruzione, lo stallo per le nomine al Csm e alla Corte (con le inchieste che arrivano fino ai candidati).

Il messaggio ribalta la realtà perché mette sullo stesso piatto tutti i sindacati, perché da loro la colpa se oggi ci sono lavoratori di serie A e B (chiedere all'altro contraente del patto del Nazareno). Assurdo perché ancora una volta, anziché parlare di piani industriali, di investimenti pubblici, di lotta alla corruzione (il buco nero che si mangia i nostri soldi), ci si nasconde dietro il totem dell'articolo 18.
Quello sì, un feticcio della nostra certa destra populista le cui cattive politiche abbiamo già vissuto negli anni passati.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.34) 22 settembre 2014 19:10

    Ma quante sciocchezze dici !

    Renzi ci tirerà fuori dalla crisi nella quale quelli come te Bersani D’Alema e Berlusconi ci avete portati.

  • Di (---.---.---.48) 22 settembre 2014 20:12

    Evidenze >


    Renzi ha un solo obiettivo: dimostrare di essere un “riformatore”. Di riuscire a cambiare il paese, a prescindere dagli effetti prodotti.


    Si è visto l’8 agosto con la prima lettura della riforma del Senato voluta in funzione del previsto Consiglio EU. Ora, entro l’8 ottobre, dovrà incassare la Delega sul Lavoro in occasione del summit Europeo da lui promosso su occupazione e crescita.


    Il motivo è sempre lo stesso.

    Guadagnare in “credibilità” presso gli Organismi UE che decideranno i margini praticabili per la formulazione della prossima Legge di Stabilità.


    Per non correte rischi, anche questa volta Renzi ha partorito una riforma del lavoro tale da poter contare sul “favore” del centrodestra.

    Tiene altresì come arma di riserva la prospettiva di un ritorno alle urne.

    Rimetterebbe così in gioco quel 40,8% frutto di una irripetibile convergenza di fattori contingenti. Dagli 80 euro alla frantumazione del PdL, dal diluvio politico evocato da Grillo all’area del non voto salita al 42%.

    In sintesi.


    Un disegno politico che non ha nulla a che spartire con un confronto di merito sulle problematiche irrisolte del mercato del lavoro.

    Tant’è che sull’annunciata “estensione” di sussidi e ammortizzatori sociali si sa solo che partirà nel 2015. Coperture finanziarie permettendo.

    La storia insegna che la Febbre del Tribuno non conosce remore o limiti fino a …

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