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Il terrorismo anti-islamico

Il Grande Terrorista, il Capo, la Mente Strategica, insomma Abdelhamid Abaaoud, il militante dell’Isis rimasto ucciso nel blitz delle teste di cuoio francesi, ha avuto l’onore che si era cercato. L’onore delle prime pagine di mezzo mondo. E un numero imprecisato di vergini in paradiso.

Ma, diciamoci la verità - con tutto il rispetto per i morti - era solo un ragazzotto con la faccia un po’ da pirla e la barbetta da capra.

Alla fine il grande dramma dell’occidente è tutto qua. Il terror panico si diffonde a macchia d’olio ampiamente alimentato dai media che in queste occasioni fanno affari d’oro e da tuttologi di professione - i presunti esperti dei talk show - che solo in queste occasioni vengono riesumati dalla naftalina politico-giornalistica in cui vivacchiano (è successo perfino a Giulietto Chiesa qualche sera fa, roba da non credere).

È un terrore sparso sul continente da ragazzotti con-la-faccia-un-po’-da-pirla, che paralizza la mente dei pendolari affollati sui treni e le metro, raggela le ossa delle casalinghe al supermarket e fa fremere di indignazione repressa impotenti giovanotti che vorrebbero regolare la questione “co’ le mani”.

Ma, ovviamente, i terroristi con faccia-da-pirla e testa piena di buchi come un emmenthal sono pericolosi; perché non c’è niente di peggio di chi ha il Nulla nella testa. I danni che può fare uno che non ha alcun timore di farsi saltare in aria con l’esplosivo sono evidenti. Un po’ di armi - il mondo ne è pieno - e il gioco è fatto.

Non si ferma uno così, non c’è alcuna possibilità per l’intelligence di bloccare sul nascere una possibile ondata terroristica se, a monte, non si è fatta una capillare azione di infiltrazione (vale a dire indagare e intercettare, ma soprattutto pagare, corrompere e, se necessario, ricattare gente che frequenta gli ambienti islamisti radicali). Prima.

Se speri di fermarli dopo, con qualche bombardamento a casaccio dall’alto dei cieli, hai già addosso le vesti del perdente.

Ma l’unica vera possibilità di stroncare il fenomeno non sta nella lotta “fisica” alle cellule terroristiche (che pure ci vuole e senza alcuna rémora); sta nella lotta “politica” e strategica. Bisogna capire il progetto che anima le squadre di faccia-da-pirla e farlo fallire.

E qui ci vogliono menti raffinate e onestà d’intenti. Due caratteristiche non propriamente facili da trovare sul mercato politico né internazionale né (tantomeno) nazionale.

La prima necessità impellente sarebbe quella di impedire a se stessi e agli altri di cercare di ottenere per sé vantaggi politici dalla crisi che si sta vivendo. Ma basterebbe questo per capire che sconfiggere il terrorismo è più che arduo.

Gli interessi elettorali in gioco sono enormi: chi glielo va a dire ai Salvini (e Berlusconi e Meloni e a tutte le altre faccia-da-pirla nostrane) o alle Le Pen o ai tanti Orbàn che impestano l’Europa ex sovietica o, peggio che mai, agli emuli di Breivik sparsi in tutto il continente che alimentare lo scontro interetnico o interreligioso è esattamente quello che i terroristi vogliono?

Titolo del Corriere: "Con gli attacchi di Parigi torna l'islamofobia. Ma questa è la strategia dell'Isis". Già.

Chi lo ricorda ai politici nostrani che lo “scontro di civiltà”, non come analisi da studiare a tavolino sulle millenarie differenze culturali, già di per sé ampiamente inconciliabili, ma come progetto strategico finalizzato al Giorno del Giudizio, è precisamente il loro obiettivo, tanto quanto lo fu di quello squinternato cristiano-rinato di George Bush?

Purtroppo scontiamo il punto debole di ogni democrazia parlamentare: un attentato sposta a destra l’elettorato e i politici di parte non si fanno certo sfuggire queste occasioni (basta guardare alla storia dell'Israele contemporaneo per cogliere l’evidente nesso tra terrorismo e affermazione elettorale dei populismi di destra).

Chi lo dice ai giornalisti? Ad Aldo Grasso, ad esempio, insulso sbeffeggiatore di Fiorella Mannoia in un breve articolo di una pochezza politica e umana sconfortante.

Discorso speculare vale all’estrema sinistra: giusto puntare l’indice sui cattivi dell’Occidente - che siano le politiche americane (disastrosa quella della coppia Bush-Blair, ma fallimentare anche quella assenteista di Obama), oppure gli interessi economici o quant'altro - resta il fatto che i ragazzotti con-la-faccia-da-pirla e il kalashnikov in mano li devi fermare. A tutti i costi.

Invece dietro l’indice puntato troppo spesso appare la demenzialità complottista: i ragazzotti con-la-faccia-da-pirla non sono islamici, ma agenti della CIA o del Mossad (è stato insinuato senza mezzi termini a proposito del califfo al Baghdadi), proprio come i piloti schiantati sulle Torri Gemelle; e così via farneticando. 

Pessime notizie, quindi, per la lotta al terrore.

Tranne quella della prima manifestazione contro il terrorismo islamista dei musulmani italiani: poca gente, ma è, appunto, la prima volta. Da non minimizzare: altri prenderanno coraggio via via che capiranno che loro stessi sono le vittime predestinate della catastrofe che si sta preparando.

Perché il terrorismo islamista è, prima di tutto, un terrorismo anti-islamico. Meglio non dimenticarselo.

 

 

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