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Il suprematismo razzista della "civiltà latina" di Macerata è nato nel Confine Orientale, e si continua a sparare

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Questa è una storia che non parte da lontano, per dovere di sintesi sarò breve e conciso. Da questa estate in Italia si è iniziato a scoprire il problema del fascismo. Fino a quel momento, soprattutto da chi oggi si professa dall'alto della suo essere grado istituzionale antifascista, era ignorato se non avvallato. Si è denunciato il rischio di fascismo passando dalle vicende ridicole della spiaggia fascista di Chioggia, agli adesivi di Anna Frank, alle bottiglie o calendari con la foto di Mussolini o Hitler. Quando per anni ed anni in questo Paese si è realizzata una vera connivenza con le peggiori istanze, legittimandole, democratizzandole e favorendone la diffusione. Perché, si è detto, la democrazia vale per tutti, anche per chi sputa veleno sociale.

Il guaio è che è stato pompato all'ennesima potenza un problema che c'era ma non era così forte, impattante. La propaganda che doveva portare a vedere in alcune soggettività una sorta di salvezza messianica in materia di antifascismo ha nella sostanza facilitato azioni di violenza estreme che hanno preso la forma e la sostanza dei colpi di pistola.

Il terrorismo politico che l'Italia ha conosciuto negli anni '70 era stragista, aveva obiettivi specifici, ma non si colpiva per ragioni di razzismo, cosa che oggi accade proprio come è accaduto alle origini del fascismo nel confine orientale contro gli "slavi". E paradossalmente dalle vicende del Confine Orientale, pulizia o bonifica etnica contro gli "slavi", dagli esodi di circa 110 mila sloveni a causa dell'avvento del Regno d'Italia e delle sue politiche nazionalistiche reazionarie, di cui oggi non si parla, agli incendi ed assalti alle sedi slovene in primo luogo, al divieto di parlare nella propria lingua, alla chiusura delle scuole, alla distruzione delle radici famigliari con le italianizzazioni dei cognomi, che hanno interessato specialmente gli sloveni ma non solo gli sloveni, passate sotto la ridicola forma della "restituzione" del cognome alla sua presunta origine, inesistente ed inventata, annientando le radici slave a favore di quelle supreme latine, il suprematismo razzista della "civiltà latina" qui si è radicato ancor prima del nazismo e di ciò che ne conseguirà.

Non è un caso che le leggi razziali del '38 son state proclamate proprio a Trieste. Dai fatti del Confine Orientale a quelli di Macerata, dove si è sparato nella mischia per colpire chi era diverso, diverso per il colore della pelle, per le radici, è un solo filo continuo e ben visibile. Un filo continuo che, per rimanere in tema, continua. Si è sparato ancora, questa volta vicino ad Enna. Così su Repubblica di Palermo del 15 febbraio 2018: "Diversi proiettili sono stati sparati contro la finestra dell'ingresso di un centro per migranti di Pietraperzia, nell'ennese. È successo questa notte nei locali della canonica, utilizzati dall'associazione Don Bosco 2000 che ospita 20 migranti. La struttura è aperta da appena una settimana." E dove dei migranti hanno rischiato di essere colpiti.

Una notizia inquietante, a livello nazionale ridimensionata, per quella normalizzazione che vorrebbe nascondere ciò che non si può più nascondere e di cui i media sono anche responsabili avendo costruito un mostro che ora non riescono più a domare. L'antifascismo esisteva prima del 4 marzo e continuerà ad esistere anche dopo il 4 marzo. Ma dopo il 4 marzo i guai li vivranno chi è costretto a subire una condizione costruita o facilitata per ragioni di propaganda, a cui è sfuggita di mano la situazione in modo evidente e non tenta neanche un minimo grado di mea culpa. Quando nelle cerimonie "storiche" come quelle sul giorno del ricordo, che hanno anche riabilitato fascismi e fascisti, strumentalizzando dolori e memorie personali per altri fini, vengono esibiti simboli e ritualità proprie del ventennio, giustificate e tollerate perché accecati dall'anti-comunismo,dal sentimento anti-slavo, dal sentimento anti-antifascista, sotto il segno del nazionalismo, di cosa stupirsi, se poi in Italia ritorna ciò che non è mai realmente tramontato?

L'attentato compiuto dal terrorista fascista è identico a quello compiuto dall'Isis. Ma dobbiamo dirla tutta, in Italia la soglia della "tolleranza" è stata superata, superata non in una banale guerra tra poveri, come si suol dire, ma in un contesto sociale ed economico imploso, e la soluzione più semplice ed immediata e anche condivisa, seppur spesso in silenzio dai più, è quella che porta all'ordine, alla disciplina, al razzismo ed ai colpi di pistola "politici", così conseguiranno costoro la loro nerissima giustizia sociale, che passa dalla vendetta, a causa anche di uno Stato fallito e succube di una Europa schiava di quella globalizzazione che non ha favorito diritti e cittadinanze,ma povertà, diseguaglianze e ritorni di nazionalismi reazionari.
Marco Barone

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