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Il regno degli omissis: la riforma del segreto di Stato del 2007 congelata dal governo Berlusconi

Estate 1964: tentato golpe in Italia guidato dal Generale dell’Arma dei Carabinieri Giovanni De Lorenzo, il cosiddetto "Piano Solo".
4 agosto 1974: strage dell’Italicus. 12 morti e 48 feriti per l’esplosione di una bomba nel vagone numero 5 dell’espresso Roma-Monaco.
1974: progettazione del piano di Colpo di Stato da parte di Edgardo Sogno, agente segreto e membro della loggia massonica Propaganda 2.
Autunno 1979: scandalo Eni-Petronim, tangenti pagate dall’Eni alla compagnia petrolifera saudita con parziale ritorno "in Italia" a titolo di finanziamento della P2.
2 settembre 1980: misteriosa sparizione dei giornalisti italiani Graziella De Palo e Italo Toni a Beirut.
17 febbraio 2003: sequestro del cittadino egiziano residente a Milano Abu Omar da parte di agenti della CIA e con la complicità del SISMI.

Sono solo alcune delle lacunose e terribili vicende che hanno scosso l’Italia nel corso della sua storia repubblicana e che sono state oggetto di omissioni e occultamenti di verità, attraverso l’apposizione del cosiddetto "segreto di stato".
Il tutto sempre nel buon nome della salvaguardia dell’integrità democratica nazionale.

Ma i fascicoli e i faldoni giacenti negli archivi delle varie agenzie di sicurezza non si limitano ai fatti sopracitati, per i quali ci fu una pubblica apposizione del Segreto di Stato da parte del governo allora in carica; diverse centinaia o forse migliaia di documenti archiviati finiscono per interessare, seppure indirettamente, molte altre vicende altrettanto inquietanti del dopoguerra italiano, dalla Strage di Portella della Ginestra al sequestro e l’omicidio di Aldo Moro, da Piazza Fontana alla Stazione di Bologna.

Interi faldoni relativi alle Brigate Rosse, ai NAR, alle operazioni dei corpi militari e alla documentazione interna dei servizi non attendono altro che vedere un po’ di luce e respirare qualcosa di diverso dall’aria stantia e consumata che avvolge gli archivi interrati di edifici inaccessibili.

Erano queste le ragioni che portarono il Governo Prodi e l’intero parlamento italiano a scrivere ed approvare il 3 agosto 2007 la legge di riforma dei servizi segreti italiani, che, tra le tante questioni, definiva un limite di 15 anni (ed estendibile al massimo a 30) per la validità del segreto di stato su tutti i documenti su cui risulta apposto.


L’8 aprile del 2008, ben 8 mesi dopo l’approvazione della legge, il governo retto da un Romano Prodi ormai sfiduciato e pronto a lasciare l’onere dell’amministrazione nazionale dello stato a Silvio Berlusconi approvava il primo decreto di attuazione della riforma.

Cinque mesi più tardi, il 23 settembre, il Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi dava vita al decreto governativo che istituiva un’apposita Commissione chiamata a definire le procedure per il pubblico accesso ai documenti in via di desegretazione.

Dopo oltre un anno la legge restava ancora inapplicata ed il segreto di stato su vicende "desegretabili" e legalmente di pubblico dominio come i tentati golpe e l’omicidio Moro rimaneva intatto. Immacolato.

Il 23 marzo 2009 il termine previsto per l’accesso pubblico alla documentazione. Il 20 marzo il primo slittamento, che posticipava il tutto al 30 settembre.
Il giorno successivo, il primo ottobre del 2009, appena 28 giorni fa, la Gazzetta Ufficiale pubblica l’ennesimo decreto di proroga, sempre a firma di Silvio Berlusconi, che ha rimandato ancora una volta i tempi per la desegretazione dei documenti relativi alle numerose vicende che vanno dal brigantaggio siciliano del 1800 al "caso Moro".

Lo slittamento, ben più consistente, ora fissa i tempi di realizzazione del regolamento per l’accesso al 30 giugno 2010.

Una data che potrebbe essere posticipata ancora una volta. E un’altra. E un’altra ancora.

Nell’agosto del 2007 maggioranza ed opposizione annunciavano con un tono trionfante opportunamente cavalcato dalla stampa nazionale l’approvazione di una legge che restituiva trasparenza e democraticità allo stato italiano. Uno Stato che decideva con chiarezza di porre la parola fine a troppi "misteri d’Italia".

Il clamore di quei giorni cozza spaventosamente con il tombale silenzio di questi giorni. Le traballanti promesse di allora, sapientemente mascherate da certezze legislative, cominciano a mostrare il proprio volto. Di fronte ad una stampa che nel corso di appena due anni ha modificato parecchio le proprie priorità.

Il segreto di stato, a dispetto dei resoconti e delle dichiarazioni di allora, gode ancora di ottima salute. Nessun sintomo influenzale. Nemmeno un’influenza A di sottotipo H1N1. Figurarsi la scarlattina...

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.250) 2 novembre 2009 09:05

    Gent.mo Sig. Tauro
    una domanda : ma Lei non crede che ci siano fatti o argomentazioni che riguardino la sicurezza nazionale che non possano essere messe in bocca a chiunque e alla stampa in primo luogo .... e a questa stampa ? Non crede che ci siano stati e ci saranno situazioni che non possono essere alla portata di tutti e di chiunque che, viceversa, se divulgati nei modi, nei tempi e dalle persone sbagliate potrebbero essere di aiuto a terroristi o affaristi o malviventi organizzati creando un volano per il loro malaffare ?
    Ci pensi ..... e sinceramente ed obiettivamente , risponda .

    PS Dimenticavo : molti di quei segreti ... sono segreti di Pulcinella o comunque sono misteri che non aggiungono niente alla crescita democratica di questo nostro paese !

    • Di Alessandro Tauro (---.---.---.185) 2 novembre 2009 18:23

      Gentile anonimo, credo fermamente che molti documenti secretati assumano il ruolo convenzionale di propugnatori di grandi e scomode verità e che magari, una volta letti, si dimostrino essere inutili raccolte di nomi magari stra-noti per altre vicende, così come credo che molti documenti, pubblicati nei modi errati e resi accessibili alle persone sbagliate, provochino una quantità di danni incommensurabili.

      Ma nell’articolo non mi sembra di aver discusso il concetto o la giustificabilità del "segreto di stato". Mi sembra ben chiaro che l’articolo rifletta esclusivamente il cambio di atteggiamento da parte di una porzione del Parlamento in merito della riforma sul segreto di stato.
      E credo, con la stessa convinzione con cui credo all’utilità del segreto di stato, che ogni vicenda dopo 30 anni non ha molte ragioni per essere tenuta segreta, così come credo che se veramente quei documenti contengano "segreti di pulcinella", non ci sia alcun motivo per tenerli ulteriormente nascosti.

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